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Scarface

Regia di Brian De Palma vedi scheda film

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La recensione su Scarface

di lamettrie
9 stelle

Un bel film, senza dubbio, soprattutto per l'atmosfera anni '80.

Certo, negli anni '70 il genere gangsteristico era stato riportato agli altari da Coppola e Scorsese. De Palma, altro nome italiano (a garanzia della genialità artistica: va sottolineata bene la ascendenza meridionale di questo talento, come si vede anche in quello degli attori Pacino, che qui giganteggia, ma anche De Niro, Pesci, Di Caprio...) del cinema hollywoodiano, dà un'ulteriore sterzata al genere.

Lo rende ahinoi più commerciale: le scene di violenza e turpiloquio erano impressionanti per l'epoca, e purtroppo hanno contribuito a rendere più "simpatico" il mito del delinquente (moda deleteria del capitalismo, dove più si ruba e si fa del male, meglio è; basta che il fascino sia sparso maggiormente rispetto alla semplice e fortissima riprovazione morale che dovrebbe scattare immediatamente). Ma lo rende ancora più veritiero, come dimostrerà ulteriormente un altro genio (sud)italo-americano come Tarantino: la ricchezza e il potere costruiti sul male degli altri fanno comunque schifo, a una lettura appena attenta.

Lodevole è la sottolineatura del legame tra mafia e politica. Quando c'è da ammazzare (unico modo per fermarlo) il giornalista che ha in mano le prove del narcotraffico, i leader della politica statunitense e del paese che era dagli Usa controllato e che era lì coinvolto (la Bolivia) si attivano quanto più possono: i grandi criminali vanno aiutati dalla grande politica, perchè altrimenti nella "democrazia" malatissima cui quasi sempre abbiamo assistito si perdono dei voti indispensabili per mantenere al potere gli esperti laureati (e non) della corruzione e dell'inganno elettorale.

A conferma della validità della pellicola (dove si vede la mano della sceneggiatura di denuncia di Oliver Stone) sta il rapporto commuovente che il protagonista ha con la madre che lo rimprovera: è un ottimo contraltare dello squallore morale del protagonista Tony Montana, che pure non aveva grandi alternative davanti a sè per farsi invidiare dagli altri, anche se ciò non toglie che ha scelto le alternative peggiori, e che avrebbe dovuto evitarle. Qui la critica al sottobosco dove prolifera la malavita è evidente, come lo è al contesto capitalista, che invece propone la delinquenza come uno dei migliori tra i mezzi per "farsi invidiare" e affermarsi socialmente, a chi non ha potuto avere dallo stato strumenti culturali per strutturarsi una vita felice (e su questo il capitalismo ha creato un architrave fondamentale del proprio consenso e consolidamento).

La colonna sonora è favolosa, e fa il paio con i costumi (tanto orrendi quanto qui meritevoli per come ci ricordano bene la moda anni'80) e la scenografia così realistici. La musica è frutto di Moroder (anche qui genio italiano del settore, come Morricone, Rota, Piccioni...).

In ultima analisi, il legame che il capitalismo crea fra lusso e invidiabilità da una parte, e grande sofferenza mentale e dipendenze patologiche dall'altra, è reso bene da Scarface

 

 

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