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Trama

Cassie, quindicenne dallo spirito libero, scappa con la sua migliore amica prendendo il contenuto della cassetta di sicurezza del padre per assistere a un concerto della sua band preferita. Dopo aver scoperto ciò che la ragazza ha fatto, i genitori Denis e Dan chiedono l'aiuto di un anziano detective privato per rintracciarla. Bugie, segreti, dolore e amore si mischieranno per disfare velocemente ciò che un'intera vita aveva messo insieme.

Approfondimento

LOOKING FOR GRACE: LA FUGA DA CASA DI UNA SEDICENNE

Scritto e diretto da Sue Brooks, Looking for Grace racconta i percorsi di diversi individui che si intrecciano sullo sfondo della fuga da casa della sedicenne Grace, qualificandosi come un dramma ironico sulle bugie, sui segreti, sulle sofferenze piccole e grandi e sull'amore. Il tutto comincia  quando Grace è su un pullman in mezzo al nulla insieme alla sua migliore amica Sappho. Ha qualcosa nel suo zaino che considera entusiasmante. Sappho non è molto convinta che lo sia. Jamie, carino come pochi, sale sul pullman. La situazione si fa subito più eccitante. Sappho si scoraggia e non crede più alla grande avventura con Grace. Decide di lasciarla al suo flirt con Jamie.

Con il suo grande autoarticolato giallo, Bruce trasporta frumento in ogni angolo del paese. Gli è stato affidato l'incarico di accudire il figlio Philipp per qualche giorno. Trasportare Phillip a bordo del camion potrebbe essere legale oppure no, intelligente o forse no, non è chiaro. Nel frattempo, a casa, sua moglie ha una crisi di nervi per via di un ragno di cui deve sbarazzarsi.

Norris dovrebbe già essere in pensione, ma gli piace rendersi utile e il mestiere dell'investigatore ce l'ha nel sangue.

Denise, la madre di Grace, trova un biglietto in cucina con la scritta “scusa mamma”. Non riesce a comprenderne il significato. Inoltre non riesce nemmeno a trovare suo marito Dan. La sua segretaria sostiene che è uscito a prendere un panino. Ma quanto tempo ci vuole a fare uno spuntino?

Anche Dan, il padre di Grace, sta vivendo una giornata turbolenta già prima di scoprire che sua figlia è scomparsa e sembra aver sottratto una cospicua quantità di contanti dalla sua cassaforte. Molti soldi: neppure Dan sa di preciso quanti fossero.

Mentre tutti quanti si lanciano su strade grandi e piccole per trovare Grace, la vita di ciascuno si disfa più velocemente di quanto non riesca a rimetterla insieme. Denise scopre più di quanto avrebbe in realtà voluto scoprire. Dan è costretto a prendere delle decisioni difficili. Norris scopre di poter essere d'aiuto a qualcuno grazie a un piccolo gesto inatteso. E Grace si rende che essere adulta è molto più difficile di quanto avesse mai immaginato.

Con la direzione della fotografia di Katie Milwright, le scenografie di Clayton Jauncey, i costumi di Terri Lamera e le musiche di Elizabeth Drake, Looking for Grace è così presentato dalla regista in occasione della partecipazione del film in concorso al Festival di Venezia 2015: «Volevo fare un film come la vita per come la vivo io. Non si tratta di un viaggio eroico, non c'è nemmeno un eroe o un'eroina. Se credete che siano gli individui a forgiare il loro destino, questo film non fa per voi. Se credete che abbiamo tutti un destino che sfugge al nostro controllo e che dedichiamo le nostre giornate a cercare di dargli la forma che riteniamo che debba avere, allora forse questo è un film per voi.

Ho scritto la sceneggiatura con un'idea precisa di come sarebbe stato il film. Ne conoscevo ogni millimetro. Avevo una visione chiara di come avrebbe preso forma, di come sarebbe stato visivamente e di quali sensazioni avrebbe trasmesso. Poi Rox (Richard Roxburgh), Radha (Radha Mitchell), Terry (Terry Norris) e Odessa (Odessa Young) sono saliti a bordo e lui è decollato come un razzo ed è diventato qualcosa di diverso. Di diverso, ma non di sbagliato. È diventato il suo stesso campo di forze. E ciascuno degli attori ha fatto proprio il suo personaggio rendendolo unico come se stesso. Non hanno interpretato un copione: sono rimasti se stessi, con i loro problemi e le loro vite. E così io li ho osservati, affascinata come chiunque altro dalle loro vicende.

Penso che Looking for Grace sia caotico e contraddittorio e sbalorditivo. Capita che delle persone discutano animosamente e un attimo dopo si mettano a ridere e a scherzare insieme. E tu ti domandi “Cos'è successo? Il film non riflette bene la situazione o è simile alla vita?”.

Probabilmente quello che voglio dire, più che altro, è che penso sia un film sull'amore. Non in senso romantico: quel sentimento che sperimenti quando una persona ti sta davvero a cuore. Per me è come l'amore che ricevi da una famiglia, che ha molto a che vedere con le cose non dette e con il tuo tentativo di proteggere le persone da se stesse e dal loro destino.

Guardo il film e mi chiedo cosa diavolo è! Continua tuttora a spiazzarmi e a intrigarmi. Non tutti gli elementi quadrano. Non è tutto casuale né è tutto consequenziale. I personaggi non affrontano le situazioni in modo lineare. Rimbalzano da una all'altra. Sono persone comuni e sventurate che reagiscono a un mondo confuso e caotico che in parte hanno creato loro stesse. Il film lascia il caos confuso dell'esistenza sullo schermo e non tutto ha un senso o una logica. Per certi versi descrive la solitudine che possono provare le persone nella vita, sentendosi al tempo stesso legate. E non è una contraddizione.

Un giorno durante le riprese mi sono resa conto che questo film aveva una vita e un'energia proprie. Era come un adolescente. Aveva appena spiccato il volo. Mi trovavo in un minuscolo bagno con Rox e Radha. Il bagno veniva usato come sala trucco, come camerino, come stanza dietro le quinte e anche come bagno. Eravamo tutte e tre schiacciate lì dentro in attesa di essere chiamate. Rox mi chiese se ero soddisfatta del modo in cui stava procedendo il film. Risposi di sì, ma evidentemente senza troppa convinzione. Mi chiese se ero sicura, Radha si mise a ridere. Dissi che sentivo che il film aveva una vita propria, che mi sembrava di stare per terra aggrappata alle corde di un enorme dirigibile floscio e pensavo che ce la stavo facendo. Scoppiarono a ridere. Poi li chiamarono sul set e andammo a girare la scena seguente.

Avevo scritto la sceneggiatura anni fa e poi l'avevo messa su uno scaffale perché era improbabile che il film venisse o potesse essere realizzato. Poi un giorno Alison rilesse la sceneggiatura a mia insaputa. Entrò nella stanza dove stavo lavorando, mi porse un fascio di fogli che sembrava un copione e disse “Questo lo dobbiamo fare”.

Era il 2010. Stavamo per partire per il Festival di Cannes. Avevamo intenzione di raccogliere dei fondi con altre sceneggiature che avevamo sviluppato. Mi sorprese che lei si riferisse invece a questa dal momento che non ci avevamo più pensato da un bel po' di tempo. La rilessi anch'io e mi sorpresi della commozione che mi suscitò, quasi non avesse nulla a che vedere con me. Da quel giorno in poi, ci adoperammo per riuscire a fare il film. Poco dopo Cannes, avevamo un venditore internazionale e un distributore nazionale. Ci sono voluti altri quattro anni per riuscire a chiudere il budget australiano. Ma questa è un'altra storia. Sembra ridicolo dedicare cinque anni a un film, in particolare considerando che i blocchi di cinque anni nella vita di una persona di una certa età scarseggiano sempre più.

Looking for Grace ha rivendicato il suo titolo in un'ennesima noiosa giornata di routine a scrivere email e cercare finanziamenti. Alison e io eravamo sedute in ufficio a scorrere la posta elettronica quando è arrivato un nuovo messaggio da parte di Sue Taylor, creando un'esplosione di colore sullo schermo. Era una semplice immagine che Sue Taylor ci aveva mandato di Lake Grace in Australia occidentale. Restammo sedute a fissare lo schermo. In quel momento il film finito entrò nella stanza. Grace, la cintura del grano dell'Australia occidentale e la sceneggiatura si fusero in un lampo del film finito. Nel corso dei seguenti mesi di alti e bassi finanziari, quell'immagine diede forza alla sensazione che c'era un film che aspettava solo che noi lo facessimo.

E che viaggio è stato! Come Sue Taylor era incline a dire durante la lavorazione, di solito scuotendo la testa e spesso dopo che un'ennesima cosa era andata a rotoli o si era realizzata in modo inatteso, “Nulla mi sorprende di questo film. Ha un modo tutto suo di fare il suo corso”. E come Alison spesso diceva, “Siamo tutti qui solo alla ricerca della grazia”.

Le riprese in Australia occidentale sono state una piacevole esperienza. Questo lo dicono tutti, di solito nei discorsi di presentazione o di ringraziamento. Ma in questo caso era vero. Le persone giuste si sono improvvisamente trovate davanti e dietro la macchina da presa e ciascuno ha fatto il film con grazia. Per Lizzette è stato un ritorno a casa nel paese dove è cresciuta. Ha ritrovato il paese che amava, la luce che amava e finalmente era possibile mostrarlo sul grande schermo ed apprezzarne la bellezza e la piacevolezza che lei aveva amato fin da bambina.

Anch'io sono cresciuta in una cintura del grano. Un giorno, mentre cercavo un buon punto strategico dove piazzare la macchina da presa per filmare il camion giallo che spunta sulla strada, sale sulla collina e prosegue il suo tragitto superandoci, salii a piedi sulla collinetta e mi ritrovai su una roccia granitica. Ricordo che stando lì ebbi la sensazione che fosse esattamente come Pyramid Hill, dove ero nata. C'erano gli stessi suoni, gli stessi odori, le stesse sensazioni del paese in cui ero cresciuta. Mi sembrò di stare in piedi su una massa granitica che collegava il punto in cui mi trovavo al luogo dove ero cresciuta a Pyramid Hill, dall'altra parte del paese. Era come se quella distesa di granito attraversasse tutto il paese e fosse un'unica massa rocciosa. Per me era come se fosse lo stesso grano, lo stesso cielo, lo stesso granito.

Ci auguriamo che gli spettatori trovino il loro momento di grazia nel film».

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