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Big Eyes

Regia di Tim Burton vedi scheda film

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La recensione su Big Eyes

di BobtheHeat
6 stelle

“Big Eyes” racconta la vera storia dei coniugi Keane, Margaret (una bravissima Amy Adams) e Walter (un Christopher Waltz decisamente troppo sopra le righe) che negli anni ’60 rivoluzionarono l’arte americana con le “loro” opere: quadri di bambine e bambini con occhioni grandi, enormi, dallo sguardo triste , cupo e severo.

 

Lei dipingeva e lui, gran mascalzone, facendo finta di essere il vero autore, le smerciava abilmente a più non posso in ogni dove, manifesti alle mostre e stampe nei supermercati incluse.

 

(Andy Warhol disse che se quei quadri così kitsch, così fasulli, e ripetitivi, avevano tutto quel successo e piacevano così tanto a tante persone , allora evidentemente voleva dire che non erano poi così brutti !).

 

Amy Adams

Big Eyes (2014): Amy Adams

 

A prima vista, a legger solo la trama, qualcuno potrebbe chiedersi cosa ci faccia Tim Burton in cabina di regia. Perché dedicarsi a questa autobiografia?

A ben vedere, al contrario , se si riflette solo un attimo, dovremmo dire che esclusivamente Tim Burton avrebbe potuto realizzare questo film.

Perché a guardare la Sua filmografia, appare evidente come i quadri di Margaret Keane siano stati sempre una fondamentale ed incredibile fonte di ispirazione per l’immaginario del Nostro.

Amy Adams

Big Eyes (2014): Amy Adams

Da “Beetlejuice” a Nightmare before Christmas, da “Mars Attacks a “La sposa cadavere” sino a “Frankenweenie” il "Mondo" di Burton è fatto proprio di personaggi con gli “stessi indifesi occhioni”, il medesimo sguardo funereo e spettrale.

 

Il Cinema di Burton si è dunque da sempre nutrito dell’arte di Mrs Keane!

 

 

Se a ciò aggiungiamo l’amore di Burton per il “kitsch” degli anni ’ 50/’60, della piccola provincia americana, il gioco è fatto.

 

“Big Eyes” è dunque in qualche modo, almeno “sulla carta”, un doveroso e sentito omaggio alla pittrice Margaret Keane.

 

Chiaramente è anche imparentato con il folle “Ed Wood”: e forse non è un caso che gli sceneggiatori dei due film siano i medesimi.

 

Sarà anch’esso un disastro commerciale?

 

Molto probabile: a chi può interessare un soggetto così?

 

A pochi intimi: ma questo non è problema per Burton, visto che con i soldi “a palate” fatti con il Disneyano e soporifero “Alice in Wonderland” può dormire sonni a dir poco tranquilli per molti, moltissimi anni!

 

Nonostante queste premesse, purtroppo il film finisce però per essere troppo poco “Burtoniano”.

 

Poche pochissime le scene dove emerge il tocco del Suo Genio (quello che “abita” ovunque in altri Suoi veri grandi film: ognuno ha il proprio elenco, per il sottoscritto senz’altro in “Edward mani di forbice”,”Big Fish”,”Mars Attacks” , La sposa cadavere e il sottovalutato ““Frankenweenie”).

 

Sicuramente i titoli di testa rimandano a “La fabbrica di cioccolato”: quindi l’inizio del film, con le villette a schiera dai consueti colori pastello che sembrano provenire di pari passo dall’universo di ““Edward mani di forbice”.

 

Poi un altro paio di scene, entrambe assai ben costruite ed efficaci (grazie anche alla bravura di Amy Adams) : nella prima vediamo Margaret n un supermercato ossessionata ed esaurita vedere attorno a sé persone con i grandi occhi e lo sguardo sepolcrale dei suoi quadri.

L’altra in cui la ritroviamo disperata davanti alla tela, nella stanza in cui dipingeva, praticamente lì segregata dal marito, oramai senza più forze e volontà di vivere.

 

Amy Adams

Big Eyes (2014): Amy Adams

Non molto insomma.

 

Poco aiutato dal soggetto, Burton per il resto si limita ad illustrare ma con mano incerta: c’è nel film una voglia da parte dell’Autore di fare “altro” rispetto al Suo Cinema ma questa volontà di cambiamento (potrebbe coincidere anche con il “privato” visto che sappiamo essersi separato anche da Helena Bonham Carter) non porta di fatto al risultato sperato, perché il film ha un ritmo assai altalenante, manca di equilibrio e finisce in fin dei conti per essere vittima dell’istrionismo, veramente esagerato (la scena nel sotto finale al tribunale: no dai per favore!) di Christopher Waltz.

 

Amy Adams

Big Eyes (2014): Amy Adams

 

Qualcuno però ha comunque gradito evidentemente la sua prova: il Suo nome (al pari di quello di Amy Adams, e qui avallo) è infatti presente tra i candidati al Golden Globe come miglior attore nella categoria commedia.

 

È soprattutto veramente un peccato che, nella seconda parte del film, manchi quella forza drammatica che il racconto avrebbe meritato. Ma ad oggi questo registro di fatto non sembra appartenere a Burton.

 

Vedremo in futuro se il Nostro ritornerà su i suoi passi o continuerà su una nuova via, qui solo in parte intrapresa.

 

Una sola cosa: caro Tim, per favore, non sfornarci un sequel o un prequel di “Alice”, resisti please al “Dio denaro” !!!

NE HAI GIA’ TANTI DI SOLDINI !

 

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