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La scala a chiocciola

Regia di Robert Siodmak vedi scheda film

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La recensione su La scala a chiocciola

di luisasalvi
6 stelle

Qualcuno ha scritto di ricordare ancora dopo decenni la forte impressione ricevuta vedendolo la prima volta, anche se non ricorda nulla della vicenda; anche io non ne ricordavo nulla tranne il fatto che volesse suscitare forti impressioni, da horror più che da giallo. Rivedendolo mi è tornata alla memoria una scena, lei al telefono che cerca di parlare… Ho deciso che non mi interessa rivederlo e pensavo di scriverne i motivi, ma ho rimandato per due giorni e ora di nuovo non ricordavo più nulla, tranne quella scena al telefono… cos’era? Ah sì, lei che non riesce a parlare… sì, ecco, era muta. Lo era diventata, per un forte shock. Beh, adesso ne ricordo di più: catena di omicidi misteriosi, una vecchia mezza matta mezza visionaria ma che poi si scopre che sa e tace, sa chi è l’assassino, l’ha visto dalla finestra, la prima volta, tanti anni prima… ma credeva che fosse suo figlio invece era il suo figliastro. Strana confusione. Figliastro disprezzato dal padre energico, mentre lui è molle… e allora decide di riabilitarsi, di essere forte uccidendo tutti i deboli, cioè tutte le donne con difetti fisici. I segreti della psiche erano libri aperti per gli scrittori dell’epoca, cui attingevano i registi per il piacere di un pubblico di bocca buona e di nervi scoperti. La madre tace, il figlio ricomincia a uccidere dopo anni di astinenza. Il fratellastro perdigiorno fa di tutto per attirare su di sé i sospetti. La vecchia fa di tutto per apparire matta e inattendibile. Il regista fa di tutto per atterrire lo spettatore, con tempeste, scantinati bui, candele che si spengono, piedi dell’assassino che avanzano; e la muta che vuole parlare al telefono. Poi ci riprova, proprio alla fine, ma non dirò se ci riesce, né se l’assassino viene scoperto e sconfitto, per non togliervi il gusto; ma se dopo averlo visto e aver tremato provate a rivederlo (meglio se subito dopo, altrimenti rischiate di dimenticare tutto e rivederlo per la prima volta) anziché brividi proverete noia, e un certo fastidio per i vistosi ingenui accorgimenti del regista per suscitare tensione. Da confrontare con una qualunque pagina di Hitchcock, che con mezzi elementari (e spesso con sottile ironia) riesce a creare tensione ogni volta che lo si rivede. Penso per esempio al celebre episodio dell’appuntamento in aperta campagnadi Intrigo internazionale, dove ogni evento crea tensioni, perfino l’improvvisa comparsa di un uomo che, dall’altra parte della strada, aspetta l’autobus. Hai un bel saperlo, ma ogni volta che lo rivedi resti teso. Ma Siodmak non è Hitchcock.

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