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Un fidanzato per mia moglie

Regia di Davide Marengo vedi scheda film

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La recensione su Un fidanzato per mia moglie

di mm40
2 stelle

Una sarda a Milano non si integra, così il marito la fa corteggiare brutalmente da un sedicente playboy, di modo da creare i presupposti per divorziare. Ma le cose vanno diversamente dai suoi piani.

 

Il cinema italiano è in crisi, più o meno da sempre; fra le strade tentate per scongiurare il tracollo definitivo, negli anni Dieci del Duemila è arrivata anche la moda del remake del film straniero (dopo una serie di remake o improbabili sequel di pellicole italiane totalmente falliti, da Febbre da cavallo 2, Carlo Vanzina - 2002, ad Aspirante Vedovo, Massimo Venier - 2013). Un fidanzato per mia moglie riprende l'argentino Un novio para mi mujer (Juan Taratuto, 2008), scritto da Pablo Solarz e 'aggiornato' a usi e costumi del Belpaese con una sceneggiatura del regista Davide Marengo e di Francesco Piccolo; manco a dirlo il risultato è disdicevole. Innanzitutto per le scelte di casting, che rimestano nei bassifondi televisivi contemporanei mirando in tutta evidenza ad accattivarsi le simpatie di un pubblico dalle poche pretese; ma - al di là delle potenzialità come interpreti sul grande schermo - non è chiaro il motivo per cui, ancora nel 2014, se in un film compare Luca di Luca & Paolo, deve comparire anche Paolo di Luca & Paolo. Non a caso compaiono inoltre Ale & Franz, in particine ma sempre in scena insieme; il ruolo di coprotagonista femminile è infine trionfalmente affidato a Geppi Cucciari, all'altezza di tanto sfacelo. Ma in fin dei conti in Un fidanzato per mia moglie non regge quasi nulla: la storia è già stravista, le gag perfino peggio (Paolo che gioca a basket e sbatte la testa contro il palo del canestro: e quindi?), i momenti 'seri' sono da latte alle ginocchia e il finale è prevedibile all'incirca dai titoli di testa. Marengo, dopo un apprezzabilissimo esordio al cinema con Notturno bus (2007), è finito a dirigere serie tv (Il commissario Manara, Boris); considerati gli esiti di questo ritorno in sala (e non per colpe sue), forse è preferibile rimanere nell'ambiente del piccolo schermo. 2/10.

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