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Antisocial

Regia di Cody Calahan vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Antisocial

di Jolly-Roger
7 stelle

 

------------- SPOILEROSO ----------

 

Un virus si sta spargendo con una velocità fuori dal comune, causando un'epidemia che porta le persone ad impazzire e aggredirsi l'una l'altra, come fossero zombies. 
Il virus si sparge attraverso un social network di nome RedRoom, in cui la gente può postare il proprio stato, le proprie foto, taggare gente…
insomma, praticamente si sta parlando di facebook ;-)
Un programma latente e subliminale nelle pagine internet del Social (creato proprio dai programmatori che lo gestiscono) influenza le persone, le condiziona, sviluppando in loro una dipendenza che le porta a sentire il bisogno di controllare ogni attimo la propria pagina e pubblicare stati e selfies e postare ogni cosa su RedRoom. 
Il problema è che un update troppo aggressiva di quel programma subliminale porta agli effetti di cui sopra, un'epidemia globale che colpisce tutti quelli che hanno un profilo su RedRoom - cioè due miliardi di persone.
L'idea del virus che si sparge sfruttando i nuovi mezzi di comunicazione non è nuova, ci sono vari film che lo hanno fatto e con ottimi risultati, però questo film è il primo che affronta il tema con uno spirito molto critico e per certi versi beffardo, a volte sprezzante. Lo si vede ad esempio da come vengono introdotti i vari personaggi del film: non attraverso quel che fanno o che dicono, bensì mostrando le loro pagina sul social, con le loro foto e i loro post, come se in tal modo si stesse rappresentando la essenza, la loro anima, la loro vita vera - cioè quella pubblicata sul social, anziché quella che loro vivono nel mondo reale.
Anzi, alcuni di quei personaggi sembrano talmente stereotipati, da vivere la vita (reale) solo in funzione di quel che pubblicheranno sul social, una vita dell'apparenza che addirittura prende il posto dell'altra, a tal punto che il social non è più lo specchio delle persone ma l'inverso, cioè le persone riflettono quel che di loro appare sul social.
Non sfugga neanche il beffardo parallelismo che il film propone tra gli utenti del social network e gli zombies. Le persone che arrivano allo stadio peggiore della malattia (allucinazioni e violenza) sono proprio quelle che più delle altre, nel corso della giornata, hanno guardato i loro profili sul Social - rimanendo quindi maggiormente esposti all'attacco del programma subliminale che, assunto in quelle dosi, ha modificato il loro cervello esponendoli ad un attacco tumorale che li renderà ebeti e violenti. 
Devo dire che sono abbastanza stupito delle gravi insufficienze che vedo qui sotto, le trovo ingiustificabili. Il film non è noioso ed il ritmo, pur non essendo per nulla serrato, ma nemmeno cade. Se sommiamo a ciò la sua vena critica, il risultato non è per niente da buttare.

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