Regia di Joseph H. Lewis vedi scheda film
Viene definito noir, ma secondo me si distacca alquanto da questo genere, mancando caratteristiche come la pioggia di notte, certe atmosfere drammatiche e angosciose, la componente di giallo, l'omicidio misterioso, ecc. In ogni caso è un piccolo grande film che mi pare uno studio su come un ragazzo bravo e buono giunga a poco a poco a scorrazzare da una città all'altra facendo rapine e a reggere il gioco ad una pluriomicida; ed è anche un'analisi - appunto - del personaggio di lei: ambizione, sete di denaro, poca voglia di lavorare e di procurarselo onestamente, grilletto facile e sostanziale indifferenza di fronte all'omicidio. Si direbbe anzi che prova un piacere sadico ad uccidere e che il motivo che la spinge farlo sia poco più di un pretesto. La coscienza di lui si ribella a tutto ciò, ma più dell'onor può la passione... Infatti è proprio l'essere innamorato di lei che lo spinge ad accettare le efferatezze che la donna compie, benché ciò lo ripugni. La timida opposizione che mette talora in atto non è certo una diga contro il cinismo omicida della donna: riesce solo a farla desistere dal prendere in ostaggio una bambina, azione che rivela tra l'altro ulteriormente la cattiveria di lei. Lui purtroppo la seguirà fino all'inevitabile e incombente fine. La sequenza della rapina alla banca è giustamente famosa: con la cinepresa sul sedile posteriore e una precisa direzione dei vari attori, il regista racconta ottimamente tutta l'azione, tiene viva la suspense, e non ci fa provare un'ombra di fastidio per il fatto che la rapina non la vediamo. Lewis pare fosse famoso per i capitali contenuti che impiegava per le sue opere, a riprova del fatto che per fare un buon film ci vuole il talento, e non necessariamente molti quattrini.
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