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Macbeth

Regia di Béla Tarr vedi scheda film

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La recensione su Macbeth

di mck
8 stelle

...tutti i nostri ieri saranno serviti a rischiarare a dei pazzi la via verso la morte polverosa. Dileguati, spegniti, lume fugace, breve candela. La vita è solo un'ombra che cammina, un povero attore che si dibatte per la sua parte finché è sulla scena, e di cui poi non si parla più. E' il racconto narrato da un idiota, da un folle...

 

A che punto è la notte.

 

La luce non veda i miei cupi desideri, l'occhio non scorga quel che farà la mano, e nondimeno l'opera sia tale che, una volta compiuta, esso poi abbia paura di rimirarla.

Macbeth, scena 4a, atto I°

 

Una specie di sinossi :

 

Fedele trasposizione del dramma in 5 atti (1605-1608) di William Shakespeare ( il più breve del Bardo ) girato da Béla Tarr per la televisione di stato ungherese ( MTV : Magyar TeleVízió ) nel 1982.

Film a colori, su supporto video analogico, con un uso degli stessi assimilabile per forza evocativa al futuro "Almanacco d'Autunno" ( opera in cui Tarr sembra dire, col senno di poi, tutto quello che poteva e voleva con lo e sullo spettro di luce visibile, cavalcando tutte le onde elettromagnetiche da poco dopo l'infrarosso a subito prima dell'ultravioletto ) composto da due piani sequenza, uno di 5' in apertura ( in pratica la 1a e la 3a scena del I° atto ) e l'altro a seguire andando a comporre il corpo vero e proprio dell'opera ( dalla 5a scena del I° atto in avanti ) fino alla fine.

 

Una specie di premessa :

 

1.

Del cinema di Tarr ho visto in modo completo tutti i film da Satantango compreso in poi [ 4 lungometraggi, di cui uno...extra-long, 1 mediometraggio documentario ( Viaggio nella Pianura Ungherese ) e un cortometraggio ( Prologo - Visioni d'Europa ), per un totale di 6 ] e questo è il primo film al di fuori della seconda parte di carriera, quella più ( relativamente ) conosciuta anche fuori dal suo paese, l'Ungheria, ch'è una nazione cinematografica più di quanto si possa immaginare rivolgendole un pensiero superficiale : Michael Curtiz, André de Toth, Paul Fejos, Miklos Jancso, Istvan Szabo, Marta Meszaros, Gyula Gazdag, etc..., su su fino a Béla Tarr.

La carriera di Tarr si può dividere in due parti, la seconda inizia con Satantango ( e per certi versi con Kárhozat ) e la prima ( iniziata con un cortometraggio, Hotel Magnezit, 1978 e conclusa con un mediometraggio documentario, Utolsó Hajó, 1990 ), a sua volta si può suddividere in due sottoparti, con le prime 3 pellicole più questo film-tv, Macbeth, da un lato e Almanac of Fall ( in cui la storia traccia la trama manifestandosi concreta e im/portante ) e Kárhozat ( in cui la trama a tratti 'scompare' estromessa dalla storia della messa in scena ) dall'altro.

 

2.

Tarr gira nel 1982 ( stesso anno di Prefab People ( Panelkapcsolat / Persone dei Prefabbricati / Rapporti Prefabbricati ), 1982 - 3° film in carriera, che è anche il primo film con attori professionisti ),

inserendolo tra Family Nest ( Családi Tuzfészek / Nido Familiare ), 1977 - 1° / the Outsider ( Szabadgyalog / lo Straniero ), 1980 - 2° e Almanac of Fall ( Oszi Almanach / Almanacco d'Autunno / Autumn Almanac ), 1984, - 4° ( e con quest'ultima pellicola l'opera in questione ha in comune un uso del colore - come in EWS, Heimat, Ran ( Re Lear )...e certo cinema 'pittorico' di Greenaway ( c'entrando un po' meno invece con Rohmer, Bresson, Rivette, Erice, Ruiz...e forse più con...Lynch ) - 'performante', veicolo e supporto di messaggio, creatore di senso ),

questo film per la televisione di stato Ungherese ( e sarà l'unica volta per il piccolo schermo ) composto da 2 piani sequenza, il primo di 5' l'altro di 57' : ma è un uso del piano sequenza completamente differente da quello delle sue ultime opere maggiori ( e diverso anche rispetto ai piani sequenza utilizzati nelle prime opere, che si possono dire delle ''semplici'' lunghe scene 'estese' ) e più vicino certamente invece all'idea dell'Arca Russa di Sokurov, con Tarr che muove e gioca con i suoi personaggi anche dietro alla MdP facendoci intendere le loro traiettorie e parabole fissate da leggi ''cinematografiche'' in modo da indovinarne il loro rientro in scena comparendo Herzoghianamente di spalle di fronte all'obbiettivo.

 

Gli 'stacchi' tra le scene del testo, poi, nella fluidità continua ed incessante del piano sequenza, vengono gestiti in vari, molteplici modi : in veloci scambi di primi piani, con l'utilizzo di un ''coro greco'' ( muto : si limitano ad eseguir la loro musica ) di suonatori che ci trasportano lungo la scena ed il set conducendoci di volta in volta al prossimo sipario, o con l'irruzione - contigua alla precedente intimità di un monologo interiore o di un dialogo - di un ballo-festa-cena già in corso.

 

Sarà poi Dannazione/Perdizione ( Kárhozat, 1987, 5° ) a fargli sedimentare una poetica ( i piani sequenza elevati all'essere tempo-tempo; i balli e le danze circolari degli ubriachi, degli ultimi vinti derelitti, dei pianeti e delle stelle; Mihály Vig alla colonna sonora, del tutto autonoma e perfettamente integrata in un dialogo continuo; e lo sceneggiatore-soggettista László Krasznahorkai in continuo rigoglio ) che frutterà i capolavori degli ultimi vent'anni.

 

3.

Sicuramente avrò confuso, invertito e mal interpretato e capito qualcosa, perciò eventuali correzioni risulteranno gradite.

 

Una specie di corollario :

 

Le versioni di Orson Welles (1948), di Akira Kurosawa ( Trono di Sangue - il Castello della Ragnatela, 1957 ) e di Roman Polanski (1972) le ho viste una volta sola ed ormai troppo tempo fa, almeno 15 anni ( in vhs pubblicate da l'Unità ), per poter approntare con un minimo di serietà un confronto che non sia del tutto insoddisfacente.

Della prima ricordo un Welles ferino e nel pieno della vita ( aveva 33 anni : a volte sfugge il fatto che l'autore di "Citizen Kane" ('41), all'epoca della realizzazione del suo capo d'opera e dell'altrettanto meraviglioso "the Magnificent Amberson" ('42) ( volenterosamente sforbiciato su commissione da R.Wise ) di anni ne avesse 25 - venticinque...), e scenografie di tenebra e spunzoni, alabarde e speroni di roccia,

della seconda una foresta di frecce verso Macbeth-SanSebastiano...,

e della terza una fotografia satura di brughiere : paesaggi brulli della mente ( in realtà ricchi e brulicanti idee, macchinazioni, voraci sbranamenti ) e spoglie mura interne - il palcoscenico allestito da Eric Rohmer in "Perceval le Gallois" ('78) - i cui intrighi e delitti contendono l'apparire agli arazzi, agl'intarsi di legno e alle giunture di ferro, ed il castigo - umanamente condotto a guisa naturale : "Till Birnam forest come to Dunsinane" - non appaga, non consola, non risolve : il flashforward del sangue del sangue di Banquo che regnerà è segno di un destino segnato e sintomo dell'insensatezza del mondo degli uomini...e mi ritornano alla mente ( puramente LandScape ) "Far for the Madding Crowd" ('67) di John Schlesinger e "Straw Dogs" di Sam Peckinpah ('71), e volendo "Tom Jones" di Tony Richardson ('63), "Lancelot du Lac" di Robert Bresson ('74) e "Barry Lyndon" ('75).

 

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Una specie di svolgimento :

 

Bello è brutto e il brutto è bello ( tre streghe, dvd, più consono all'originale : Fair is Foul, and Foul is Fair ).

 

... I ...    Prologo :

0.00'00'' - 0.05'30''    ( Atto Primo, Scene I - IV )

 

"Perché incominciare con una verità...?" ( Macbeth, 3.I ).

Tarr gira il preambolo alla storia ( in realtà buona parte delle scene 1a e 3a del I° atto ), ovvero la profezia

--( dirà Banquo alle tre streghe : "Se potete vedere i germi dell'avvenire e dire quali attecchiranno e quali no, parlate allora anche a me, che né chiedo né temo i vostri favori né il vostro odio" [ trad. dvd ( dall'Ungherese ? ) : "Se davvero potete penetrare entro i semi del tempo, e predire qual grano cresca, e quale no, parlate a me, che né chiedo né temo da parte vostra odio o simpatia" ], 3.I.

Dirà poi Macbeth a Ross, un nobile Scozzese, che lo definisce signore di Glamis ( qual è ) e conte di Cawdor ( quale ancora non sa d'essere, ma in Tarr invece dato come fatto accertato e conosciuto da Macbeth...siccome parti delle scene 2, 3 e 4 del I° atto nelle quali viene confermato a Macbeth il tradimento perpetrato da parte dell'attuale Cawdor, non sono presenti, ma pregresse ), in merito alle prime avvisaglie di realizzazione della profezia : "Perché mi vestite con abiti presi in prestito ?",3.I )--

delle tre streghe, in verità più che una pre-visione un Agire nell'ombra tessendo e indirizzando i Destini degli uomini, distaccandolo dal resto della storia che ricomincerà con Lady Macbeth intenta a leggere dell'esito vittorioso della guerra contro la Norvegia, e di questo strano incontro, che ora occupa maggiormente i loro pensieri più del fango e del ferro, del fuoco e del sangue del campo di battaglia.

 

La bellezza è orrida, la deformità amabile ( tre streghe, 1.I ).

Appaiono e scompaiono i titoli di testa sullo sfondo della porta d'accesso di un castello-paese nei pressi di Forres ( in Shakespeare la scena si svolge, dopo che la compagnia ha lasciato il campo mobile di guerra, in un non-luogo posto in una landa deserta, sempre presso Forres ) immersa in un'ombra blu. Sulla prospettiva dell'arco d'ingresso che cade a sipario incorniciato da due torce ardenti arancio vivo, sotto alla chiave di volta, oltrepassando l'intradosso tra i piedritti, si stagliano nella bruma serale del dopo battaglia le ombre delle persone in avvicinamento, a piedi. Dietro di loro s'intravedono ancora più indistintamente i contorni delle figure al passo di cavalli, carri e cavalieri. Ora 'riconosciamo' le prime due figure principali, sono Macbeth e Banquo, Generali dell'esercito di Re Duncan, che ritornano spossati e vittoriosi dallo scontro armato contro i Norvegesi.

 

La presenza degli oggetti temuti e delle paure reali è meno paurosa e tremenda degl'immaginari frutti della fantasia ( Macbeth, 3.I ).

Ma ecco che in un'entrata che sfonda Herzoghianamente la quarta parete fanno la loro comparsa le tre streghe, sbucando dalle quinte fuori campo, 'da dietro' la MdP. Non so se quella di Tarr sia un'interpretazione filologica e al contempo 'libera' del testo ( dirà infatti Banquo a Macbeth : "Vorrei credervi donne se quelle vostre barbe non mi vietassero di reputarvi tali", 3.I) o se il suo possa e voglia essere piuttosto un omaggio al Teatro Elisabettiano in cui le parti femminili venivano recitate da attori maschi, ma le tre streghe son per l'appunto degne portatrici degli eterosomi X e Y. Oltre alle barbe, qualcuna sfoggia pure un bel paio di baffoni.

 

Se il Caso vuol farmi Re, il Caso può coronarmi senza ch'io mi muova ( Macbeth, 3.I ).

Intanto la testa e l'avanguardia della colonna di reduci supera Macbeth, Banquo e le tre streghe, e continua a scorrere., mentre la 3a strega dice a Banquo : "Padre di Re, seppur tuttavia non Re tu stesso". Saluti e baci, le streghe dipartono e con loro il mortifero bagliore rossastro sporco di nero pesto ( Post Tenebras Lux di Carlos Reygadas, rivoltato : "Gli addormentati e gli estinti non sono che figure dipinte, e solo l'occhio dell'infanzia può aver timore di un demonio dipinto", Lady Macbeth, 2.II).

 

Questa era la musica, e queste le parole ( Banquo, 3.I ).

Anche l'ultimo cavaliere passa oltre Macbeth rimasto solo col suo monologo, "lungo il più ruvido dei giorni", fino a quando solo i cumuli di neve restano a guardarlo uscire dal quadro.

"...spesso per condurci alla rovina gli spiriti delle tenebre s'annunziano con cose vere" ( Banquo, 3.I ).

 

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How Goes the Night, Boy ?

[ a volte ci si esalta nella traduzione, migliorando l'originale - "Come va la notte, ragazzo ?", chiede Banquo a suo figlio - ma cambiandolo leggermente di senso. Anche se poi Fleance risponde a suo padre : "Non ho sentito le ore. La luna è tramontata",lasciando intendere che il significato della frase inglese probabilmente è un ''modo di dire'' che si avvicina molto al senso della traduzione italiana, consolidatasi nel tempo. Se il classico Chiamatemi Ismaele / Call me Ishmael è inequivocabile, in zona "Bartleby, the Scrivener" c'è il classico "Preferirei di no" Vs. il nuovo "Avrei preferenza di no" di Gianni Celati. Continuo a preferire il primo. E il Cesare Pavese di "Mody Dick" ].

 

... II ... Arca Scozzese :

0.05'30'' - 1.02'30''     

 

Rimandare al Futuro.

Stornare gli occhi dalla ferita aperta...

... 1 ...    0.05'30'' - 0.10'00''    ( Atto Primo, Scena V )

...volgere lo sguardo altrove.

Mutare il latte in fiele.

 

Lady Macbeth sulla scalinata interna del castello legge una lettera del suo sposo di ritorno vittorioso dalla battaglia e scosso per l'incontro con le tre streghe.

Presto detto e tutto detto, ecco l'architrave, la pietra angolare, la chiave di volta che sostiene lo spazio vuoto delle ambizioni di Macbeth :

Lady Macbeth sussurra :

Glamis sei ora, e Cawdor: sarai presto tutto quello che t'è stato promesso. Ma non mi fido della tua natura e della tua tempra : troppo latte d'umana tenerezza vi scorre perché tu sappia seguire la via più breve e spiccia. Brama d'esser grande tu l'hai e l'ambizione non ti manca; ma ti manca purtroppo la perfidia che a quella si dovrebbe accompagnare, non ne vuoi i fastidi, non vuoi che il male l'affianchi. Quello che brami tanto ardentemente tu vorresti ottenerlo santamente, restando innocente : non sei disposto a giocare di falso e barare, eppur vorresti vincere col torto, slealmente, accettando di buon grado un guadagno dionesto. Vorresti, insomma, avere, grande Glamis, chi fosse lì a gridarti, magari lo stesso bene che aspiri a possedere : "Devi fare così, per ottenerlo! Ecco quel che devi fare per avermi!"; quando ciò che vorresti fosse fatto hai più paura tu stesso di farlo che desiderio che non venga fatto. Ma affrettati a tornare, vieni, presto, ch'io possa riversarti nelle orecchie i demoni che ho dentro, e il mio coraggio, e con l'intrepidezza e il valore della lingua domare e cacciar via e disperdere a frustate ogni intralcio tra te e quel cerchio d'oro onde il destino per decreto e un sovrumano aiuto ti vogliono, come sembra, incoronato.

Venite spiriti che presiedete sui pensieri di morte, venite, snaturate in me il mio sesso, e colmatemi fino a traboccare della più disumana, feroce, spietata crudeltà. Fatemi denso il sangue; sbarratemi ogni accesso alla pietà e al rimorso, rinchiudeteli nel mio cuore, e che nessuna compunta visita di contriti e pietosi, deboli e naturali sentimenti umani venga a scrollare il mio risoluto intento e a frapporre un sol attimo di tregua tra esso e l'atto d'esecuzione che dovrà eseguirlo, sminuendone gli effetti. Accostatevi ai miei seni di donna, convertite il mio late in fiele, voi che siete ministri d'assassinio ed omicidio, e che, invisibili nella sostanza, siete al servizio delle malefatte degli uomini, dovunque consumate, assicurando l'attuazione del delitto. Vieni, o notte profonda e cupa, discendi, avvolgi e fatti manto del più tetro vapore dell'inferno, così che l'affilato mio pugnale non scorga la ferita che infligge, e non si sporga il cielo dalla coltre della notturna tenebra squarciata a gridare al mio braccio : "Fermati! Fermati!" [ 5.I ]

Entra Macbeth.

Sentire il Futuro, nell'Istante. Percepirlo.

Per ingannare il mondo giova atteggiarsi alle sue sembianze ( Lady Macbeth ).

Ecco : l'Avvenire.

In Tarr, il Tempo che Passa è Musica.

Re Duncan fu il primo.

 

Macbeth uccide il sonno, l'innocente sonno. Macbeth più non dormirà.

... 2 ...    0.10'00'' - 0.35'30''    ( Atto Primo, Scena VI - VII / Atto Secondo, Scene I - III / Atto Terzo, Scene I - II )

 

Macbeth : Non facciamo altro che insegnare sangue, ed il sangue insegnato torna sempre ad infettare il maestro.

Lady Macbeth : Era ebbra allora la speranza di cui vi siete vestito ?! Volete continuare a vivere stimandovi un vigliacco, lasciando che il ''vorrei'' ubbidisca sempre agli ordini del ''non oso'' ?!

Macbeth : Taci ! Tutto quello che può essere degno d'un uomo e che ad un uomo s'addice io l'oso fare ! Chi ardisce di più, uomo non è.

Lady Macbeth : Io ho allattato, e conosco la dolcezza d'amare il bimbo che mi succhia il seno nutrendosi al mio petto; e tuttavia, mentr'egli avesse fisso sul mio viso il faccino sorridente, avrei strappato a forza il mio capezzolo dalle sue nude tenere gengive e rosee labbra, e gli avrei fatto schizzare il cervello, sfracellandogli la testa, se mai ne avessi fatto giuramento, come tu m'hai giurato di far questo. ( 7.I )

La rabbia furente di Macbeth e la dedizione di Lady Macbeth sono perfettamente interpretate da György Cserhalmi e da Erzsébet Kútvölgyi.

 

 

Repentina crasi di scene e d'atti, una volta uscita Lady Macbeth, ecco Macbeth e Banquo ( di ritorno da quel : "A che punto è la notte, ragazzo ? ", che non vediamo mostratoci da Tarr ) che danzano tra il blu e il rosso scambiandosi la luce sotto alla quale appaiono modulati i loro pensieri ed il loro portato morale, la loro verità espressa. Danzano orbitando attorno ad un loro centro gravitico complementare, cercando in-consapevolmente un punto d'equilibrio che autosostenga le loro intenzioni.

 

Un pugnale rivoltomi contro dalla parte del manico...ma finché minaccio soltanto, egli [ Re Duncan, interpretato magnificamente da un attore cui non sono riuscito a dare un nome ] continua a vivere ( Macbeth, 1.II)

 

Tarr procede anch'esso con ponderata furia parossistica, innestando scene e set le une dentro gli altri e viceversa, ma sempre linearmente, accompagnando la MdP a spalla ( con una fluidità da steadycam, e con pezzi nervosi alla Kubrick : gl'in­serti improvvisi di camera a mano, sganciata dal suo supporto, in Barry Lyndon ed EWS ) lungo i percorsi del castello, contraendo ed espandendo il set a più non posso : penso, e mi ripeto, ad Arca Russa, ma anche a Confessions of a Dangerous Mind e al cinema di Michel Gondry : Eternal SunShine of the SpotLess Mind e la Science des Rêves , sfruttando ogni anfratto pur consentendo alle ombre d'insinuarsi a guisa d'altre stanze, altri palcoscenici, altre col-locazioni, altri ''intanto che''...

 

Più non dormi, Macbeth, tu che uccidi il nostro sonno. E lui proverà ugualmente a ravviare l'arruffata matassa degli affanni imponendosi di cedere al Trauma del Sogno, in onta del tuono ( v. 1.IV ).

 

Nel mentre il testimone ( l'occhio-il PdV della MdP ) passa al portiere-custode, che ci mette tutto il tempo del mondo per rispondere ai colpi battuti sul cancello di ferro...

E uno zoom repentino su per le scale in veste di corsa : Allarme !!!

La morte finta del sonno ( e la piccola morte orgasmica suggerita, provocata dall'ebbrezza alcolica e poi abbandonata e impedita nel compiersi dalla stessa ubriacatura ), e quella vera, tanto più misteriosa e inconoscibile, quanto concreta come la terra sotto ai piedi.

Sei tutto adesso : eccoti dunque Re, Cawdor, Glamis : tutto quel che le donne del destino ti avevano promesso... ( 1.III )

Banquo padre di una stirpe di re e sul capo di Macbeth una corona infeconda e in suo pugno uno sterile scettro... Rimugina questi pensieri mentre cammina fronte camera intanto che la MdP lo precede retrocedendo tra il blu dele finestre che danno sulla notte che si fa tetro mattino e le torce ardenti alle pareti di pietra...

E' tempo di sicari.

Se ne trovano sempre, in tempi di crisi ( ''economica'' ).

Ed è sempre, tempo di crisi.

E da Macbeth il testimone passa a Lady Macbeth, in uno scambio di primi piani volanti, ravvicinati e sovrapposti. Stacco ! Riattacco !

Per poi ritornare insieme, uniti, questa volta a parti invertite : è Macbeth che ordisce nell'ombra la morte di Banquo che di lui sospetta ( oltre al buon senso, pure le frasi delle streghe ), è Macbeth ad invocare il calar della notte, il discendere delle tenebre, come prima ebbe a impetrare Lady Macbeth.

E questo è solo uno dei tanti, piccoli e grandi capovolgimenti, giochi di specchi e di doppie reciprocità inverse che dicotomicamente si completano ed annullano e rilanciano : verrà poi l' "A che punto è la notte" 'ripetuto' da Macbeth a Lady Macbeth, a seguire a contraltare la domanda di Banquo a Fleance. Ma c'è tempo, per questo...

C'è ancora tempo. Intanto, balliamo ! Si fa per dire. Io la musica la sento, almeno quella, c'è di sicuro... Che la luce si oscura. Si balla, si danza, c'è musica, no ? Se non altro si beve e si mangia... E allora, che almeno ci si ristori, e se non dev'essere festa, festa mobile e perpetua, fissa ed estemporanea ( è un'allegra festa di morte all'OverLook ), che sia Recita.

"Le cose date col male trovano nel male la loro forza".

 

Di cose ben più strane dell'omicidio :

Il Cuore Rivelatore di Banquo.

Tutto è paura, nulla è amore.

... 3 ...    0.35'30'' - 0.48'30''    [ Atto Terzo, Scene III ( questa fuori campo ) - VI ( le ultime due non presenti direttamente ) / Atto Quarto, Scene I - III ( le ultime due non presenti direttamente ) ]

 

Adda passà 'a nuttata.

"Sangue umano se n'è versato dalle prime età del mondo nel passato, prima che umane leggi ingentilissero le umane genti; ed omicidi ne furono compiuti di troppo atroci per le nostre orecchie. Vi fu un tempo in cui, col cervello fuori dal cranio, l'uomo moriva, era finito, e tutto per lui cessava d'esistere; ma ora si risorge, anche con venti ferite ciascuna di esse mortali nella testa, e si viene arditamente a cacciarci e buttarci giù dai nostri seggi : questo è più innaturale dello stesso assassinio", 4.III: com'erano e come sono e saranno più strane le streghe rispetto alla furia della battaglia.

 

Interessante il fatto che Tarr non mostri, mai, in alcun modo, l'apparizione del fantasma di Banquo : certo è ben differente dallo spettro del padre di Amleto, ch'era 'solido', interagiva e condizionava direttamente gli eventi, qui invece non è inimmaginabile che possa trattarsi della sola fervida immaginazione di Macbeth, che infine chiede : "A che punto è la notte ?",e la sua sposa risponde : "Sul punto di lottare col mattino". Più tardi, alla stessa Lady Macbeth, capiterà di...non passare la nottata...

 

Falso Stacco a Nero, ch'è solo oscurità ed ombra, cambio di scena in corsa, dal riposo forzato dalla sua stessa assenza e dal balsamo del sonno all'incontro questa volta voluto, richiesto e cercato con le tre streghe :

"Sii crudele, ardito, risoluto : ridi del potere dell'uomo, giacché nessun nato di femmina potrà nuocere a Macbeth. Macbeth non sarà vinto che il giorno in cui la selva di Birnam, muovendo verso l'alto monte di Dunsinane, andrà contro di lui", 1.IV :

Tarr non mostra le tre ulteriori apparizioni che Shakespeare introduce, ma ricorre ancora alle streghe.

"Poiché la volontà si traduca in atti occorre che questi procedano di pari passo con lei; da questo istante in poi, quel che il mio cuore vuole, vorrà anche la mia mano. L'opera sarà simultanea al concepimento", 1.IV

 

Poi, tutto cade nel rosso.

Il rosso dilaga e dilegua il freddo blu della notte accogliente nel suo nero rumore di fondo, la notte e il buio che ci proteggono dal fuoco del futuro scritto per noi con inchiostro simpatico e clausole inserite in diagonale a formare acrostici ingannevoli, telestici devastatori e mesostici sorprendenti, non è più il focolare, ma l'inferno delle umane intenzioni, dei desideri, sono parole intrecciate alla loro inversione di senso.

 

E' una valigia di seconda mano che si apre disperdendo al vento un MacGuffin Pulp Fictioniano se sbattuta a terra con un po' di forza di minima gravità, è il saper leggere le labbra che un moderno Polifemo del nostro retro-futuro ciclopicamente schiantatosi contro l'orizzonte ristretto del lunotto anteriore di guida per la brusca frenata che la realtà ha inferto all'astronave-madre inchiodandola al suolo usa come risorsa ultima senza risultato, sono le impronte nella neve che isola e protegge lasciate e ripercorse a ritroso da un bambino che intrappola il lupo cattivo, è una sciarada spiegata dall'alto di un sopralzo a guisa di palcoscenico che in realtà contiene in sé la propria riscrittura e il proprio annullamento insignificante...

 

FlashBack... "Potrà mai il gran mare di Nettuno lavar dalle mie mani questo sangue? No, ché sarà piuttosto questa mano a tinger del suo rosso le variegate acque degli oceani e far del loro azzurro tutto un rosso" ( Macbeth, 2.II )

E la caterva di spettri e apparizioni non ferma il suo apparire, procede per accumulo ed inonda gli occhi stracolmi di fantasmi e presenze di Macbeth, fino ad arrivare a Banquo, ancora...che idossa una corona sporca del suo stesso sangue, abbagliante.

 

E Tarr non mostra nulla di ciò, inquadrando stretto, in primissimo piano carminio e corallo, cinabro e scarlatto, il volto di Macbeth : è la cinepresa (telecamera) di Tarr che si fa essa stessa spettro, ne assume il PdV : si mostra ai suoi e ai nostri occhi come un'ombra che illumina di sangue e dipinge d'inferno la contropartita...che evapora subito alle sembianze del giorno...ch'è solo un'assenza di buio, un'intervallo di tempo fra una notte e l'altra : sublima allo svanire del crogiolo fumante, del focolare-fornace, è subito dimentico ed immemore, ed è questa la sua forza, il suo gioco, la sua natura : gli uomini son così facili da ingannare...per fortuna non hanno déi che reclamino giustizia accomodante per i torti subiti dai torti perpetrati, non déi almeno più consistenti degli spettri del rimorso e della paura, del presentimento e del terrore, che bloccano sul nascere le loro malefatte, ma non sempre, anzi quasi mai : ed ecco che le parole del fato ricadono su chi determinerà il destino di Macbeth...attagliandosi così bene al nuovo Re da sembrare scritte apposta per lui e non per la sua Nemesi : tutto è paura in lui, nulla è amore ( 2.IV - non presente in Tarr ).

McDuff è riparato in Inghilterra.

...passerò a filo di spada sua moglie, farò scempio dei suoi figli...

Si monta a cavallo e via.

 

Sanguina, sanguina, sfortunato paese ! Immane tirannide, getta la tua base sicura, perché i buoni non osano affrontarti ! (McDuff, 3.IV - non presente in Tarr )

... 4 ...    0.48'30'' - 1.02'30''    ( Atto Quinto, Scene I - VII )

 

"C'è ancora una macchia...!"

La fine di Lady Macbeth, in quest'accelerazione terminale di Tarr che scavalca mezzo Atto Quarto ( molto probabilmente anche per via della difficoltà di impostare in modo sufficientemente plausibile gli stacchi tra un luogo e l'altro, invero improbi nei casi dei capitoli 2 e 3 del suddetto penultimo atto ( lo sterminio di tutta la famiglia e corte McDuff ), e pure magari una contrazione e/o un'inadeguatezza di budget ) per dedicarsi all'ultimo ( del quale pure ''mancano'' per gli stessi motivi possibili, le scene 2 e 4 ), è del tutto consona al testo ( Lady Macbeth è raccontata e rappresentata con il dovuto spazio e tempo ) e consente al personaggio più ricordato ed emblematico della più breve tragedia del Bardo di calarsi addosso il sipario-sudario con l'appropriata uscita di scena a sfinire...insistendo nella mossa : reiterazione d'intrigo, o inconscio mondamento d'anima...

Guardate...si stropiccia le mani...

Lo fa sempre...è come se cercasse di lavarle...

Un'accelerazione - composta da vuoti degni del McCarthy di NoCountryForOldMan - verso la fine quella apposta da Tarr che s'incontra e sposa bene con il presentarci la figura di Lady Macbeth - perduta nella consunzione del male perpetrato che l'avvelena di ritorno in modo così repentino ed immediato - così com'è attuata da Shakespeare.

"Chi mai avrebbe immaginato che il vecchio avesse in corpo tanto sangue ?".

 

E Macbeth è sazio d'orrori. La ferocia gli è famigliare, non ha più paura...

Intanto, dietro alle quinte, la foresta freme.

 

Un domani, poi un domani, e poi un altro domani. Il tempo striscia a piccoli passi furtivi, un giorno dopo l'altro, fino all'estrema sillaba del tempo assegnato; e tutti i nostri ieri saranno serviti a rischiarare a dei pazzi la via verso la morte polverosa. Dileguati, spegniti, lume fugace, breve candela. La vita è solo un'ombra che cammina, un povero attore che si dibatte per la sua parte finché è sulla scena, e di cui poi non si parla più. E' il racconto narrato da un idiota, da un folle, pieno d'enfasi e di suoni, di strepiti e furori, e che alla fine è del tutto privo di significato. ( Macbeth, 5.V )

 

Nel frattempo, dicono, il bosco fuori si muove, la selva avanza...

Gli equivoci del demonio, che dice menzogna simulando verità : di che ti stupisci, è la sua natura, come la tua Macbeth è d'organizzare stragi.

Cos'è il Mimetismo ( Che bosco è quello laggiù ? - E' la selva di Birnam - Ogni soldato vada a distaccarvi un ramo e lo porti davanti a sé...) se non Arte Drammatica ?

Ed il primo celarsi spetta alla verità, caduto il velo, la visione è insostenibile.

Battaglia. Al pari che s'un palco, non la si creda immaginandola coreografata da Yuen Wo Ping...

Duello. Cavalli, bruma, spade, nebbia, armature, foschia. Taglio Cesareo verso DeCapitazione.

Rientrino i suonatori.

Scorrano i titoli.

Macchina da presa in spalla ''carrellando'' all'indietro a precedere McDuff ( interpretato molto bene così come Duncan e Banquo ) inquadrato in primo piano.

Sipario.

 

Che il cinema di Tarr ( il regista allora aveva 26 anni ) dovesse incontrare Macbeth ( e non Othello - troppa in-consapevolezza della Fine - o la Tempesta - troppo riconciliazione col Mondo e con se stessi - per esempio ) col senno di poi è cosa...lungimirante.

  

 

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Trama :

Macbeth e Banquo, due Generali di Re Duncan ( un ottimo e buon regnante ) tornano vittoriosi e gloriosi dalle battaglie della guerra vinta contro un parente Norvegese ribelle e traditore del loro sire. Nei pressi di casa incontrano tre ''streghe'' che predicono loro fortune e glorie, enigmaticamente, "mentendo pur dicendo il vero". Macbeth scrive di getto una lettera alla sua sposa che lo precederà di poco all'arrivo al castello e al ritorno a casa in cui le spiega l'accaduto.

Lady Macbeth letta la missiva si prepara e si corazza per l'altra battaglia che di lì a poco scatenerà sciogliendo l'ambiguità di Macbeth e facendolo propendere una volta per tutte verso il Male. Inizia la serie infinita di omicidi, assassini e vere e proprie stragi e mattanze, fino a quando sarà lo stesso Macbeth ad andare a consultare di persona una seconda volta le tre streghe, capitanate da Ecate ( Regina degli Spettri, 'triplice' e bi-sessuale Déa Psicopompa di Greci e Latini, ma le cui origini sono pre-IndoEuropee ), una quarta figura loro superiore che le comprende ( esse stesse sono tutte ciascuna manifestazione di Lei ), ricevendone ambivalenti predizioni : parlano di foreste dislocantesi (?!?) e di uomini non nati da donna.

Ma Ecate ''non'' c'entra, c'entra il cuore degli uomini. Finirà con un suicidio assistito ed un invito a una decapitazione da parte di McDuff, nobile amico di tutti, novello Giobbe, che non porterà al disfacimento del mondo ma ad un suo parziale, temporaneo riassesto.

 

Nota :

I passi tratti dal Macbeth appartengono per la maggior parte alla traduzione di Carlo Rusconi (1837-1840) e altre volte a quelle di Antonio Baldini (1963) e di Agostino Lombardo (1976), senza distinzione, anzi delle volte mischiandole insieme. Quelle volte che siano state tratte dal dvd ( che sembra seguire in parte la traduzione di Goffredo Raponi ) è segnalato. Comunque tutte in Prosa e non in Versi.         

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