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La sedia della felicità

Regia di Carlo Mazzacurati vedi scheda film

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La recensione su La sedia della felicità

di GIANNISV66
8 stelle

Ritorna, purtroppo per l'ultima volta, Carlo Mazzacurati a raccontarci la provincia italiana e i suoi personaggi.

Storie in bilico tra la farsa e la tragedia, dove la lotta per il quotidiano si accompagna ad aneddoti genuinamente comici.

La più rilevante dote del regista padovano è stata proprio la sua capacità di saper riportare sul grande schermo racconti di vita ordinaria attraversati da una vena di, sovente involontaria, comicità, e di averlo fatto con la delicatezza ed il rispetto del narratore di fiabe.
E una fiaba in fondo è questo La sedia della felicità, un film che rispetto ad altri di Mazzacurati appare registrato su un tono più lieve; e soprattutto fiabesco appare quel finale un po' surreale, che ovviamente qui non si anticipa, che pare voler abbandonare i toni amari di altre pellicole per regalare un messaggio di speranza agli spettatori.
Bruna e Dino sono due disperati con difficoltà a sbarcare il lunario: la prima è un'estetista tradita dal fidanzato e perseguitata da un fornitore avido e privo di riguardi, l'altro è un tatuatore con clienti improbabili e una separazione alle spalle.
Una cliente detenuta in carcere, in punto di morte a causa di un malessere improvviso, rivela a Bruna il segreto di un tesoro nascosto in una sedia (quella del titolo). E' l'episodio che fa partire i meccanismi della vicenda: sia perché anche un prete chiamato al capezzale viene a sapere dell'esistenza del prezioso mobile e si mette sulle tracce. E il sacerdote in questione non è proprio quello che si potrebbe definire un timido e devoto uomo di Chiesa.
Sia perché Bruna, lanciata alla caccia della possibile fortuna che le potrebbe cambiare la vita, è costretta a coinvolgere Dino che da subito non nasconde il suo debole per la scombinata estetista).
E' l'inizio di una serie di avventure dai tratti esilaranti, attraversate da personaggi improbabili e ai limiti del fantastico che in qualche maniera regalano alle peripezie dei tre protagonisti un tocco di follia surreale.

 

La sedia della felicità è un piccolo gioiello, l'ennesimo della cinematografia di Carlo Mazzacurati, che questa volta ha voluto però concedersi un tocco più leggero rispetto ad altre sue pellicole, rilevabile soprattutto nelle scene finali dominate dalla splendida natura delle Dolomiti.

Un film che comunica la sensazione che il regista abbia voluto accomiatarsi dal pubblico con un sorriso, proprio per la cifra stilistica scelta per la narrazione, come se fosse in qualche misura consapevole che questo potesse essere il suo ultimo titolo (cosa purtroppo assolutamente probabile dato che era gravemente malato).
E la sensazione viene aumentata dalla volontà di Mazzacurati di regalare al suo pubblico (ma anche di regalarsi) la presenza in deliziosi cammei della maggior parte degli attori che hanno collaborato a rendere speciale la sua produzione: giusto per citarne uno su tutti, Antonio Albanese impegnato in una partita a ping pong con il suo gemello.
Strepitosi Isabella Ragonese e Valerio Mastrandrea nei panni dei due protagonisti, affiancati da un divertente (e divertito) Giuseppe Battiston nel ruolo di un prelato, a dir poco improbabile.
Una bella pellicola che ci lascia divertiti e commossi, pensando che di fatto rappresenta l'ultimo saluto di un regista di grandissima classe.

 

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