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Sole a catinelle

Regia di Gennaro Nunziante vedi scheda film

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La recensione su Sole a catinelle

di Lina
9 stelle

Una volta, Checco Zalone dichiarò scherzando in un'intervista di voler diventare come Johnny Depp e direi che ci stia riuscendo - per quanto riguarda l'aspetto economico s'intende, naturalmente. In pochi anni, infatti, Zalone è diventato il re degli incassi e la punta massima del cinema comico nostrano, facendo il pienone nelle sale con i suoi film.

 

La sua verve comica, forse più teatrale che cinematografica, ha riscosso successo e fama e ormai brilla di luce propria, nonostante abbia attinto un po', in stile e "grazia", da un altro comico barese: Emilio Solfrizzi. Chiunque abbia seguito sin dagli albori il percorso artistico di Solfrizzi, infatti, non può fare a meno di notare che Zalone ne abbia assorbito la genuina essenza e la comicità intenzionalmente grezza e dai modi di esprimersi grossolani, trapiantandola nelle sue attitudini istrioniche.

 

Zalone (a proposito, il suo vero nome è Luca Pasquale Medici) anche in questa pellicola si mantiene fedele a un tipo di personaggio un po' rozzo, stralunato e dalle dubbie capacità lavorative, offrendo a catena delle situazioni esilaranti che ancora una volta propongono una satira sociale che strizza l'occhio a stereotipi come i lavori di rappresentanza commerciale che possono rendere finchè si hanno amici e parenti che comprano; all'uomo all'antica che crede ancora che la donna debba essere la regina della casa, occupandosi di tutte le mansioni che la riguardano, e alla tipica tirchieria delle zie che non scuciono mai soldi vivendo del minimo indispensabile.

 

Tante le scene memorabili anche questa volta: da quella in cui Zalone riesce a comunicare con il bambino affetto da mutismo selettivo, pensando che sia semplicemente mezzo sordo, a quella in cui, poi, lui stesso lo zittisce una notte, per poter dormire; e da quella in cui crede di offrire del sano svago al figlio, quando lo porta nella casa di campagna della zia, che conta perfino le volte in cui viene tirato lo sciaquone nel bagno a quella in cui Checco tenta di vendere un'aspirapolvere a un santone e maestro di yoga e ancora la sequenza in cui Checco risponde al cellulare alla moglie riferendole disinvolto che sta entrando in una massoneria e poi, in sala, in mezzo a tutti i massoni, si toglie il cappuccio e ringrazia citando nome e cognome di due membri.

 

Buoni anche i dialoghi e le battute sono efficaci e brillanti, alcune memorabili - "Buongiorno, siamo di Equitalia" - "No, grazie, siamo cattolici"; ; "Perché non vi fermate qui stasera?" - "Non posso accettare... è gratis?" - "Sì." - "Accetto."; "Io non sento la partita iva che batte nei nostri cuori."; "No, zia non posso staccare la spina alla macchina, altrimenti compirei un'EUTANAZIA!".

 

La trama, possedendo anche stavolta la sua gradevole parentesi romantica (orientata però sull'argomento della crisi matrimoniale con relativa separazione), è ben sviluppata e naviga in un'atmosfera perennemente esilarante. Si ride con gusto, perché la messa in scena è spigliata e naturale. I personaggi sono tutti simpatici e ben caratterizzati - indimenticabile la zia anziana, che abituata a pagare quattro o cinque euro di bolletta di energia elettrica, ha un attacco di cuore quando gliene arriva una di oltre ottanta euro perché il nipote aveva acceso di nascosto una stufetta quando era stato ospite a casa sua.

 

Adeguata come sempre la colonna sonora.

 

Nel complesso, una commedia godibile e gradevole che non deluderà i fans di Zalone.

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