Espandi menu
cerca
Transcendence

Regia di Wally Pfister vedi scheda film

Recensioni

L'autore

supadany

supadany

Iscritto dal 26 ottobre 2003 Vai al suo profilo
  • Seguaci 403
  • Post 189
  • Recensioni 5842
  • Playlist 118
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Transcendence

di supadany
5 stelle

Vita, morte e tecnologia.

Era uno dei titoli più attesi del 2014 “Transcendence”, per i temi di gran portata proposti (mostrati giocando d’anticipo tramite una campagna virale ben architettata) e perché segna l’esordio alla regia di Wally Pfister fidato direttore della fotografia di Christopher Nolan.

A volte le grandi attese sono deleterie, ma se il film è stato un buco dell’acqua non è solo colpa di un aspetto psicologico.

Da tempo Will Caster (Johnny Depp) è al lavoro nello sviluppo di un’intelligenza artificiale dotata di una coscienza umana e quando è vittima di un attentato, ed i suoi giorni (da umano) volgono al termine, la sua compagna Evelyn (Rebecca Hall), aiutata dall’amico Max (Paul Bettany) impiantano tutto ciò che è presente nel suo cervello in un supercomputer.

Una volta in rete, Will ingigantisce velocemente le sue capacità grazie anche all’aiuto di Evelyn, ma i suoi progressi generano un’alleanza trasversale in sua opposizione (terroristi-intelligence).

In breve tempo il suo potere sembra potersi espandere senza limite alcuno.

 

Johnny Depp, Rebecca Hall

Transcendence (2014): Johnny Depp, Rebecca Hall

 

C’è una montagna di materiale sulle spalle di “Transcendence”, purtroppo sudddiviso tra tesi in grado di alimentare infiniti dibattiti e domande che lo spettatore finisce col porsi su quanto una visione così complessa possa reggere.

E non mi riferisco alla plausibile veridicità, è un film di fantascienza e sul futuro niente si può dare per assodato, ma al fatto che diverse scelte paiono quanto meno avventate; ad esempio, c’è un salto di due anni nei quali nessuno ha mosso un dito e poi se il “nuovo” Will pare poter disporre di tutto, non si capisce come mai non sia riuscito a prevedere l’attacco (la storia dei bigliettini può valere solo per semplici comunicazioni, non ramificazioni complesse), ma questi discorsi potrebbero trascinarsi a lungo.

In tal senso, la sceneggiatura paventa più di un’ombra che va a penalizzare il resto che non manca di spunti d’interesse.

I confini tra uomo e macchina, l’illogicità del primo, contro la logica della seconda e poi Evelyn che non può avere la giusta distanza, la più normale falla umana, con l’amore che ottenebra i sensi, distorce la visione delle cose o quantomeno ne preclude la completezza.

Ed ancora, una macchina con una coscienza umana in rete che limiti si porrebbe?

Guarderebbe sempre oltre, potrebbe fare passi da gigante, vorrebbe sempre di più, l’uomo sarebbe visto come un essere primordiale da modificare (corpo debole, mente fallace) anche se magari con buoni presupposti (non è detto che questo sarebbe un male per l’ecosistema Terra), ma si tratterebbe sempre di una concentrazione di potere, tipicamente umana.

In tutte queste implicazioni, l’ottica presenta comunque delle sfumature, tra bene e male, che vengono alla luce con maggior forza negli ultimi confronti tra Will ed Evelyn, il che è comunque un aspetto particolare, in fondo in quella macchina qualcosa di umano è rimasto.

Un’operazione così ambiziosa e controversa non poteva che far gola e richiamare quindi un cast importante; Johnny Depp pare imbrigliato nelle tante maschere che ha indossato negli anni tanto da apparire appesantito e distratto, molto meglio vanno le due spalle principali, tra un’umanissima Rebecca Hall (chiamata a riempire il lato emotivo), ed un (forse fin troppo) teatrale Paul Bettany, attore che s’immedesima pienamente in un personaggio sul crinale tra due pensieri (ideali ed affetto), mentre i vari Morgan Freeman, Cillian Murphy, più Kate Mara e Clifton Collins jr., possono solo rendere più cospicuo lo sfondo.

Verrebbe da dire che “chi troppo vuole nulla stringe”, in realtà, nonostante sia stato attaccato dai più, non mi sembra essere il prototipo della nullità, certo è che ha talmente tanti difetti e talmente tante cose da dire (effettivamente troppe per essere sviluppate in 105 minuti) che quanto vi è di buono rischia di essere nascosto o, quanto meno, sminuito.

Spiazzante.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati