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Transcendence

Regia di Wally Pfister vedi scheda film

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Fanny Sally

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La recensione su Transcendence

di Fanny Sally
6 stelle

L’opera prima di Wally Pfister, fidato direttore della fotografia dell’acclamato Christopher Nolan, è un enigmatico e affascinante, anche se non perfettamente compiuto film di fantascienza che ha diviso pubblico e critica e difatti è stato un mezzo flop.

 

La trama è per molti aspetti verosimile e interessante: in un vicino futuro in cui l’umanità è diventata dipendente dalla tecnologia e dall’informatica, il regista prova ad immaginare cosa accadrebbe se gli uomini riuscissero a trascendere, cioè a trasporre la propria coscienza in un computer. Il mondo riuscirebbe a cambiare in meglio o gli uomini si ritroverebbero alla mercé di una nuova forma di schiavitù cibernetica? La risposta che ci viene data dalla pellicola è alquanto drammatica, addirittura apocalittica, sebbene il finale sembri ripiegare su dei risvolti più romantici.

Questo genere di sperimentazioni di fusione tra intelligenza umana e artificiale, che turbano l’etica e l’ordine della natura, viene ostacolato duramente da un gruppo di terroristi, i quali colpiscono mortalmente il placido scienziato Will Custer (Johnny Depp) con una pallottola al plutonio, veleno che si espande lentamente e inesorabilmente nell’organismo. Evelyn, sua moglie e sua stretta collaboratrice, pur di non perderlo e di portare avanti la sua ambiziosa ricerca, decide con l’aiuto di un altro ricercatore di tentare di trasferire gli ultimi impulsi elettrici del marito morente in un mega bio-computer che stavano costruendo, per continuare a farne vivere almeno la straordinaria mente. Il temerario esperimento riesce, ma l’entità che torna a vivere su schermo con le sembianze e la voce del defunto dottor Custer, dimostra ben presto comportamenti assolutisti e aspirazioni di dominio ben lontane dalle idee del mite uomo di scienza.

 

La sceneggiatura, per quanto appaia a prima vista tanto cervellotica da risultare a tratti incomprensibile, ripete in verità argomenti tipici del genere, quali il dualismo tra scienza ed etica e l’incapacità degli essere umani di accettare i propri limiti fisici, con la conseguente ribellione delle macchine. Gli effetti speciali inoltre sono sofisticati e non troppo invasivi, e la regia riesce a dosarli costruendo delle sequenze visivamente intriganti. I difetti semmai sono da attribuirsi ad una trattazione lacunosa e insapore di quello che dovrebbe essere il fulcro della storia, ovvero la relazione dei due protagonisti, da cui si muove e si sviluppa tutto il resto, che tuttavia non riesce a catturare pienamente lo spettatore, mancando di anima e di sentimento. Stesso dicasi per il cast che nonostante i grandi nomi convince poco e niente. Gli attori sembrano essere i primi a non credere troppo ai loro personaggi: Johnny Depp, per una volta nei panni di un uomo normale, appare troppo sottotono e per nulla carismatico, Morgan Freeman fa il suo lavoro senza infamia e senza lode, Rebecca Hall è brava ma altrettanto monocorde laddove ci si aspetterebbe una maggiore drammaticità, Paul Bettamy è relegato a un ruolo di comprimario, Cillian Murphy è anche lui sacrificato in una particina abbastanza anonima.

 

Un prodotto scifi ben confezionato, con qualche buona idea ma uno sviluppo troppo freddo e contorto che lo rende emotivamente debole.

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