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Oltre il guado

Regia di Lorenzo Bianchini vedi scheda film

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La recensione su Oltre il guado

di munnyedwards
7 stelle

L’essenziale nella forma e nel contenuto, un uomo solo e solitario, la natura incontaminata come vasto scenario boschivo dove poter studiare la vita animale, infine un paese morto al confine con la Slovenia, ruderi in pietra che inquietano e affascinano, ideale spazio dove perdere il contatto con la realtà, entrando in una dimensione di paura ancestrale e primitiva, dove domina un orrore indefinito ma tangibile.

Lorenzo Bianchini gira un film che pur inserendosi in un contesto preciso, ne sovverte in parte le regole, una scelta forse obbligata dal low budget ma del tutto irrilevante in sede di giudizio, Oltre il guado è un horror atipico che fa della dilatazione dei tempi il suo punto di forza e di una narrazione rigorosa e prettamente visiva lo strumento per colpire e conquistare lo spettatore.

Marco Contrada (Marco Marchese) è un etologo che si avventura nei boschi friulani al confine con la Slovenia, utilizza telecamere nascoste e trappole per studiare il mondo animale, durante una delle sue lunghe perlustrazione supera un guado e si addentra in una zona piu interna, da lì con il suo camper giunge in un paese morto, case di pietra che cadono a pezzi ma che nascondono pericolose presenze.

Contrada se ne accorge quando ormai è troppo tardi, la pioggia costante gli impedisce di tornare indietro (quello che prima era un semplice guado ora è un fiume in piena), inoltre il suo camper sparisce nel nulla, si ritrova quindi solo in questo luogo di non vita, aspettando i soccorsi nella speranza di restare lucido e vigile, l’obbiettivo primario è quello di tenere la sua mente dentro i recinti della ragione, impedendo l’esplosione della follia, l’accettazione di un qualcosa di inspiegabile che si muove invisibile, che urla di notte e che sventra animali.

 

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Sostenere che Bianchini abbia ottenuto il massimo con il poco che aveva è forse una banalità, ma è anche la sacrosanta verità, l'intero film è costruito sfruttando le poche risorse a disposizione e puntando tutto su una messa in scena scarna ma essenziale, un ritorno quasi alle origini del cinema, quando senza il sonoro le storie si raccontavano con le sole immagini, la forma come mezzo da sfruttare al massimo, perche il potere dello “sguardo” puo essere a volte mille volte piu funzionale di quello delle parole.

Il paradosso è che un opera come Oltre il guado, dove i dialoghi sono ridotti al minimo, dove il protagonista spende una decina di parole su un registratore e poi “parla” interiormente con se stesso a me ha riportato alla mente alcuni vecchi racconti di maestri indiscussi della letteratura gotica, del fantastico e dell’horror, penso ad E.A. Poe e a Lovercraft su tutti.

Mi riferisco a quei brevi racconti dove il personaggio principale si rivolge al lettore e gli racconta la sua avventura fantastica, magari attaverso un diario o un memoriale ritrovato chissà dove, quelle storie che di solito cominciano con un “Quando leggerete queste righe io probabilmente sarò gia morto”, e tu pagina dopo pagina entri in quel mondo “altro” e condividi con il protagonista il disagio, la paura e l’inspiegabile.

Bianchini rende sullo schermo un esperienza similare, segue con la sua telecamera l’etologo Contrada, ci mostra il suo ingresso in questo paese senza vita, immobile e impassibile, una specie di labirinto di pietra dove non ci sono uscite, dove il reale lentamente si dissolve e sparisce, dove il tempo si ferma per poi riprendere a marciare, ma con altri ritmi (vedi il vecchio orologio), e tutto questo lo percepiamo quasi in prima persona perchè anche noi ci ritroviamo in questo non luogo.

Viviamo la dilatazione temporale come un ciclo infinito che si ripete senza soluzioni, senza scampo, la pioggia, l’acqua che ci entra nel cervello, che si riflette nella nostra immagine distorcendola, che ci penetra nel corpo fin dentro le ossa, è una routine dell’orrore, notte e giorno sempre uguali, alla ricerca di qualcosa che non si puo comprendere ma solo temere.

 

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Primo film che vedo di Bianchini, per me è quasi una rivelazione, l’opera è anomala e lontana dai canoni classici dell’horror moderno, se cercate azione, sangue e mattanze varie non è il film che fa per voi, se invece cercate il coinvolgimento emotivo che nasce dall’attesa, dai luoghi sinistri, dai rumori, dalla notte, se amate i film di atmosfera che ti inquietano e ti prendono piano piano, che alimentano una tensione crescente che infine esplode in un finale da incubo (lenzuola bianche, urla disumane, passi esitanti e paura) allora Oltre il guado potrebbe fare al caso vostro.

Unica leggera nota dolente la rappresentazione estetica del male, in questo caso mi è sembrata una scelta facile che richiama certi horror nipponici, ma è appunto un tassello minusculo in un puzzle che combacia in ogni sua parte, ho letto che alcuni hanno accostato il film di Bianchini a certi vecchi horror di Avati, lo trovo un paragone azzeccato e per questo spero in una puntuale riconferma del regista nelle prossime opere, e intanto vedo se riesco a reperire qualche film precedente.

Voto: 7.5

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