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Oltre il guado

Regia di Lorenzo Bianchini vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Oltre il guado

di mck
6 stelle

Il sangue fa il suo giro.

* * ¾ (***) - 5 ½ (6)
 
L'Homo s. sapiens è un animale diurno, un mammifero tutto caverna e falò, un primate da giaciglio ( la qual cosa gli è consentita dal fatto che spesso e volentieri mette a lavorare dei propri consimili al posto suo ). E che certe volte, alla pazza folla, preferisce un parziale, temporaneo auto-esilio.

 

 

Il Tempo fa il suo g(h)iro, scandisce la clessidra ad acqua.

 



--- Frshhh... Clic. Rec. Martore, cinghiali, volpi, caprioli, passeggianti notturni...

''Chi mi conosce lo sa'' è una delle frasi più irritanti che esistano nell'orbe terracqueo. E' un ''tombismo'' ( da Alberto Tomba, versione Gioele Dix : “ Chi mi conosce lo sa, non son più carabiniere ! ” ).
Chi mi conosce lo sa, scrivo quasi mai stroncature [ l'ho fatto credo 2 o 3 volte in 4 anni : su circa 150 film ''criticati'' in ''recensioni'', playlist e post ho consegnato alla storia meno di tre stelle in effetti si, 2 volte : **½ a “Long Weekend” (2008) e ** a “Vantage Point” (2008) ], e difatti neanche questa volta : ammetto di essere partito altamente prevenuto che più prevenuto non si sarebbe potuto essere ( è con siffatta poca voglia dettata dalla suddetta in-attitudine alla stroncatura mi sono prestato alla fruizione dell'opera in esame ) : ma questo è uno di quei rari casi in cui prevenire non serve.

 



--- Vieni, partizane, c'è una strolaga ( come un pesce fuor d'acqua ) nel bosco.

Contrada, si chiama : Marco Contrada ( a parte il fuorviante richiamo immediato all'elemento di cronaca legato al potere esecutivo ( polizia e servizi segreti ) e politico-mafioso che porta un altro nome, Bruno ) : un nome fra i più comuni e un cognome che significa strada di luogo abitato, e per estensione rione, borgo, borgata, paese, villaggio, frazione, stazione, contorno, dintorno, circondario, ''regione che si stende di contro al nostro sguardo”...

 

 

Parte Prima  :  le immagini che sono  :
sceneggiatura  :  * * ¾  -  * * *
regia  :  * * * ¼  -  * * * ½

 



--- In Carnia, nel cuore delle Alpi Giulie, OverLooking Triglav.

Volendo eseguire un'operazione chirurgica tuorlo-albume a guscio aperto per andare ad impiantare un pelo di faina o donnola o ermellino nell'uovo deposto e covato da Bianchini, si potrebbe esordire riassumendo così :

''scrupoloso''

[ mi sono lasciato irretire anch'io dall'aggettivo che spesso e volentieri sembra andare più di moda su filmtv.it per descrivere e definire il carattere e l'indole del protagonista ( assieme a ''respiro internazionale'' declinato alla regia ) : a partire dalla scheda-film ( punto dal quale credo nasca questa masnada di ''scrupolamenti'' che grufola nell'ombra ) e arrivando ad alcune recensioni, ''scrupoloso'' sembra la qualifica che va per la maggiore : ora, fuor di polemica alcuna, ma, non è che se chiamo a casa mia un tubista per rifare parte dell'impianto idraulico e lui riesce a non collegarmi lo scarico fognario alla doccia gli dico : “bravo, sei stato srupoloso, non mi fai fare la doccia con la merda” : il nostro eroe sta semplicemente facendo il suo lavoro, compiendo il suo dovere, sfogando la sua passione. Con scrupolo. Aaarghhh! ]

naturalista - etologo - zoologo - mammologo

( che non è colui che studia le giovani mamme coi passeggini ai parchetti pubblici ma i mammiferi : mammiferologo è più brutto come termine )

sui generis

{ chi è che dedica ancora tanta lena e impegno a studiar comuni volpi, oggidì ? Invero, taluni e alcuni ( al cinema Lars von Trier le ama luciferine in "Antichrist", Werner Herzog le integra e raccoglie intatte così come ci sono pervenute - dolci miraggi come compagni di viaggio per il tempo di un'avventura, di una passeggiata, di una corsa - dalla memoria solida di Timothy Treadwell in "Grizzly Man" ). E non solo per studiare, ricercare e tenere sotto controllo le epidemie di rabbia. E poi una volpe risulta più pratica da gestire, sia ai fini della ricerca scientifica vera e propria ma ''generalizzata'' e non specie-specifica

[ raccogliere dati ( fotografie, filmati, impronte, fatte, boli ) sulle - in questo caso - volpi e magari non utilizzarli subito e direttamente ma inserirli in un database ''aperto'' e ''comune'', da una parte, e dall'altra grazie al foto-cine trappolaggio e alla cattura fisica con conseguente applicazione di microcamere A/V ( qui s'ingenera una parte della sospensione dell'incredulità che si attiva nel film...e ovviamente funziona, indipendentemente dal contesto : sono affarini meravigliosi, se usati con intelligenza e uno scopo utile alla ricerca, alla scoperta, alla divulgazione. Esempio mainstream : le critter-cam della NGS ) scovare hot spot d'altre bestie animali ],

sia nell'ambito del fare cinema vero e proprio, rispetto per esempio agli iracondi tassi ed ai puntuti istrici, molto meno gestibili da parte di una piccola produzione cinematografica di quanto invece lo sia un tenero canide come la volpe rossa (Vulpes vulpes) : che poi alla fine poco si vede pure lei, essendo il suo vagab(b)ondante gir(ingir)ovagare ovviamente ripreso in soggettiva ad altezza musetto : il Point of View (PoV) diventa PoF ( Point of Fox ), il PdV passa da Punto di Vista a Punto di Volpe : saranno proprio le scorribande notturne dell'animale in caccia ( per la cronaca : la volpe è interpretata da un cane, e il suo PdV dal macchinista ) a far scoprire al protagonista, grazie alla microcamera posizionata sul dorso della bestia con un'imbracatura ( e forse un po' di aiuto da parte della cara vecchia colla a presa rapida / mastice universale ), il borgo abbandonato, la contrada fantasma }

caravan ( evito – perché non è proprio il caso, e il fatto di rendere evidente che non sia il caso mi permette di rendere palese che non è il caso – d'apporre inapposito inappropriato prefisso ''sci-'' ) munito s'inoltra nei boschi montani del Friuli ( Topolò, frazione del comune esteso di Grimacco, provincia di Udine, al confine con la Slovenia e a una dozzina di chilometri da Cividale del Friuli : una vera e propria Nicchia Trofica ausiliaria d'umane genti per l'emanazione della necessaria dose di perturbante ) per sostituire le pile che alimentano le cine-tele-fototrappole a illuminazione/rilevamento d'infrarossi ( termocamere, nightshots, etc...), senza flash, occhi ''rossi'' uguale, poste lungo i transetti scelti, recuperare le schede piene di memoria ( sotto forma di secur digital card ) audio-video contenuta in esse ed inserirne delle altre vuote e incominciare un ulteriore giro di caccia d'appostamento.

 


Ma improvvisamente ecco che, senz'apparente ragione alcuna, come un Christopher McCandless qualsiasi ( il film di Sean Penn e il saggio/non fiction novel di Jon Krakauer sono dei capolavori assoluti proprio perché non risparmiano alcuna oggettività alla storia, come altresì fa l'Herzog di “Grizzly Man”, “the White Diamond” e “InTo the Abyss/On Death Row” ), lo studioso regredisce allo stadio dell'evoluzione umana noto come bimbominkione cresciutello ( paradosso inverso per chi cerca - da intruso ed estraneo - di entrare in contatto con la natura, immedesimarsi in essa : la natura non ammette ingenua innocenza : l'etologia/l'etologo può come può anche non farlo tentare di diventare ''parte'' dell'ambiente in cui è immersa/o per studiare il comportamento animale : parole come empatia, assimilazione, compenetrazione, immedesimazione voglion dire poco e nulla, tutto e niente ), non accorgendosi che, se continua a piovere come sta facendo e come preannuncia il cielo scrosciando al suolo indicando di voler continuare a farlo, il rigagnolo a carattere torrentizio ( dal Piave e dal Tagliamento in giù, tutti i corsi d'acqua della zona sono di quel genere ) che ha appena guadato col suo laboratorio su quattro ruote a trazione anteriore senza differenziale autobloccante

( boh, c'ho provato : di certo non è una panda 4x4 o un camionero / canyonero a trazione integrale : il furgoncino in questione ha l'assetto di una Ferrari e dà l'impressione di potersi mettere a galleggiare in una spanna d'acqua. P.S. : per chi come me si è fatto lavare l'infante cervello a forza di “BornFree” e “I-ZenBorg” però l'unità di spazio abitato mobile adibito alla locomozione ( supercamper avveniristico ) rimane un must, un sogno, un colpevole sobrio piacere bambino. P.P.S. : a quando un film horror su tentativi d'attraversamento di un sottopasso autostradale/ferroviario allagato? I nostri eroi, a bordo della loro autovettura, fermi perplessi di fronte al sottopasso allagato, si chiedono se qualla massa d'acqua im-mota sotto di fronte a loro sia profonda 30 centimetri o 3 metri e nel dubbio...si, dai, proviamoci ! Ingrana la marcia ! Glu glu glu... E nell'ombra l'acqua s'increspa : pantegane gwoemulizzate e nutrie godzillanti spalancano le fauci, digrignano le zanne, affilano gli artigli...)

presto diverrà un vero e proprio fiume costantemente in piena e non consentirà più un facile ( o proprio un possibile ) riattraversamento per un improbabile quanto auspicabile gradito ritorno alla ''civiltà'' ( si presume che ben sappia dove si trovi e che l'unica via per rincasare alla modernità sia quella che passa per dove è venuto arrivando ). E poi comunque a metà film il camper-laboratorio glielo arrubbano, perciò... Perciò, Supertramp(oliere), arrotolati i pantaloni su fino alle ginocchia e via, no ?! Ché gli horror ( e i film ) migliori si vedono (anche) da questi particolari, parafrasando al contrario la Leva Calcistica...

 


Quindi siamo arrivati, saltando alcuni passaggi 


[ è pur sempre un horror, gli spoiler anche di metà racconto possono essere fastidiosi : come non lo è il ricercare ''pecche'' alla sospensione dell'incredulità [ le visioni-allucinazioni ( la sedia fluttuante ) potrebbero essere dovute ( immedesimando il PdV del protagonista con quello del regista-spettatore ) ai troppi sorsi di grappa ( fragolino o schioppettino che sia ) ] : un horror funziona quanto più se il narrato da cui prende forma il terrore poggia su basi coerenti e riconoscibili come normali ( estreme, anche, ma razionali ) : l'effetto perturbante ottiene il massimo vigore espositivo se deflagra in un ambiente il più possibile reale, ragionevole, congruente, raziocinante, sistematico, identificabile e distinguibile come tale.

A tal proposito ( e avendo ancora in mente l'eco dello ''scrupoloso etologo'' ), l'unico animale ( in friuli-slovenia ) che può attaccare ed ammazzare 130 chili di cinghiale è l'uomo, con l'aiuto o meno di una muta di cani, e dotato di fucile ( o un orso tremendamente affamato ma ancora in buona salute, o in uno scontro per reciproca autodifesa : per es. scrofa coi cuccioli e/o viceversa orsa coi cuccioli ). Ma siamo a Dicembre. Un branco di lupi...( tremendamente affamati ma in buona salute )...non è impossibile ma quasi...],

tra 1/3 e 1/2 dell'opera, e il nostro zoologo rimane di là dal fiumiciattolo a carattere torrentizio ingrossato dalle piogge invernali, e paradossalmente la cosa che funziona di meno nella sospensione dell'incredulità non sono i parchi, ''artigianali'' ( nel senso buono - che non ne dovrebbe esistere uno cattivo - d'artigenio ) e tutto sommato ben inseriti ed utilizzati effetti speciali o la ''logica'' della storia ma un singolo, reiterato ( in diverse vesti sintattiche e modalità costruttive ) passaggio specifico : un doppio controcampo palesemente falso : quando il protagonista guada il torrente e si volta indietro a guardarlo...vede – e noi con lui – un altro corso d'acqua, già fiume in mezza piena, e ancora, più tardi, quando decide di tornare alla civiltà a piedi costretto, il campo ( di lui inquadrato sulla sponda del corso d'acqua ) - controcampo ( inquadratura del/dal suo PdV di un altro fiume in piena ) risulta palesemente scombinato e incoerente : si vede che non è lo stesso corso d'acqua ( non ci si bagna, mai, due volte nello stesso fiume, ed in questo caso, al limite, potrebbe essere si lo stesso torrente ma ripreso in un punto diverso e a distanza di tempo in una stagione differente ), lo si percepisce ( la modalità di ripresa, la luce e la fotografia - oltre che l'orografa e il paesaggio - divergono ) : sarebbe interessante sapere se questa impressione corrisponde a verità ( se sia effettivamente un fiume diverso, oppure lo stesso fiume ripreso in due punti differenti e/o in tempi-stagioni diverse ). Questa incongruenza avviene poi una terza volta, più in là, nell'ultimo terzo del film, un'ulteriore inq.ra del fiume in piena...che pare attraversabilissimo, per lo meno col fuoco al culo.
Io comunque una gelida nuotata me la sarei fatta, un po' di tagliente torrenting lo avrei intrapreso : tutto fuorché un'altra notte ( e poi un'altra ) in quel posto all'addiaccio con ombra di ukulele.

 



Parte Seconda  :  le immagini che sembrano  :
sceneggiatura  :  * * ¼ - * * ½
regia  :  * * ¾ - * * *

 

La memoria umana s'ingolfa, impantana e sfuma. Quella delle fototrappole continua ancora un po' – come Marco Contrada – a svolgere il suo lavoro, finché ce n'è.

“ Le impronte degli arti posteriori sopravanzano quelle degli arti anteriori ” : galoppo ! Gambe in spalla !

 

http://33.media.tumblr.com/7cda6b3b610411231b4b22adc59b54be/tumblr_nk4jsqmDs51s1kou9o1_500.gif[ Eadweard Muybridge - Race Horse ( Horse in Motion ) - ca. 1886 ( per guadare un fiume...è il massimo ! ) ]

 

Sceneggiatura : Lorenzo e Michela Bianchini.

Fotografia : Daniele Trani.

Musica : Stefano Sciascia ( una menzione particolare, consone e non prevaricanti ).

Scenografia : Stefano Tell.

Montaggio : Lorenzo Bianchini.

Effetti Speciali : Valeria Di Pofi.

Effetti Visivi : Edoardo Vojvoda.

Sound Design : Davide Piotto.

Sound Recordist : Lucio Zannella.

Attor'unic'o quasi : Marco Marchese ( interpretazione non ''muscolare'', ma forte, a tratti mimeticamente molto bravo ).

 
La seconda parte sembra incartarsi un po' : ancora selezione e presa visione dei filmati, la prima notte di terrore, esplorazione infruttuosa, la seconda notte tranquilla...poi però qualcosa si smuove : gli inserti semi-documentaristici riguardanti i soccorritori all'opera, per esempio, non contrastano col resto del racconto, o meglio, contrastano ma collimano e s'integrano bene.
 
Viene più o meno suppergiù praticamente un colpo al cuore, quando, a proposito di OverLook, in una sequenza, all'allontanarsi all'indietro della macchina da presa da una radio ( funzionante ) che trasmette in lingua locale -[ il ''continuo'' e ovviamente cercato e voluto uso del dialetto lasciato a sé stesso e non sottotitolato è straniante...e funziona : è un altro elemento inspiegabile che tarla la gnoseologia del terrore - i tòpoi in predicato di causa-effetto - percepibile in atto. Se poi si va alla ricerca di una traduzione...si scopre che il significato delle parole pronunciate era pressocché interamente deducibile dai filmati di repertorio e/o inediti del tempo che fu, 70 anni prima. Filmati sottratti-recuperati-conservati-salvati-ripescati che ci parlano di due precisi elementi fondamentali, l'uno per la Storia del Genere Umano, l'altro per la Storia della Vita sulla Terra : la Guerra e l'Acqua/il Sangue : là dove, interscambiabilmente, ci si piscia addosso e si affoga/sanguina/soffoca ]-, quasi ci si aspetterebbe di veder comparire nell'inquadratura entrandovi dalla sinistra...Dick Halloran. 


Volendo esagerare, poi (gemelline a parte), oltre alla similitudine tra il dedalo di lenzuola stese ed il labirinto di siepi di bosso, nella scena col protagonista dietro al bancone dell'osteria...mancava solo il caro Lloyd. “ You'r credit's fine, Mr. Torr...Contrada // Your money is no good here. Orders from the house ”.
A tal proposito, molto bella – tanto quanto ''forzata'', e questo ne spegne un po' la potenza espressiva, sia in divenire mentre vi si assiste sia ripensandoci col senno di poi – il piano sequenza in steadycam ( su carrello-gru o con Mr. Garreth Brown in mente ) che termina con una doppietta di contre-plongée e plongée a piombo da stanza a stanza passando dal protagonista alle inquiline che lì abitano da prima di lui...oltre parete, da sempre...da sempre...ma...non sei tu il guardiano, Signor Contrada ? Non lo sei sempre stato ? Ti sei immedesimato così bene col bosco, col borgo, col posto...
 
Più pleonastico e involuto il riferimento ai nipphorror sgocciolanti e semoventi a scatti ( Grudge/Ju-on, Ring/Ringu, e umidiccia compagnia cantante ) che tanto (mi) ammorbano il cinema contemporaneo. Siam lontani dalle reali invenzioni sensoriali ( non soldi, idee : carta e penna, indipendentemente dal fatto che tali storie derivino da un soggetto/sceneggiatura originali o da un romanzo pre-esistente ) di “the Ward” e “Shutter Island”, per dire.
 
In un luogo in cui i confini tracciati dai governanti ( vincitori e vinti ) le umane genti ( vinte ) non seguono e rispettano l'orografia del territorio accomodando lapis sulla carta pantografando creste e picchi, spartiacque e valichi misurati un passo dopo l'altro ma piuttosto tranciando a metà intere vallate preferendo la linea retta dove occorre il buon senso del corteggiare le curve alpine costeggiandole ( cosa che accad(d)e ovunque, non solo in quella parte d'Italia che da Caporetto all'8 settembre s'è vista fatt'a fette e resa arlecchino al quadrato, al cubo, all'ennesima potenza : in Piemonte come in Lombardia verso i confini svizzeri : e infatti attendo un bell'horror walser, elvetico, insubrico, ossolano, cantonticinico, verbano-ceresico...), non ci si può aspettare altro - anzi lo si deve - che i diaframmi, gli sfinteri, gli orifizi tra noto e ignoto, palese e celato, si spalanchino al mondo...
 
La paura che compaia qualcosa ( per coniare un eufemico neologismo d'acchito : le Immagini che Sembrano ) nel campo auditivo e visivo delle registrazioni audio e delle riprese video è costantemente presente quando esse sono in scena, in campo o fuori, ed è sfruttata benissimo : certo, è un topos ( per altri versi è lo stesso regista Bianchini ad esplicitare con onestà questo approccio alla materia, qui, in un post di una firma di filmtv.it, con queste parole : " Per “Oltre il Guado” non mi sono ispirato a nessuna leggenda friulana in particolare ma è comunque ovvio che qualunque storia tu vada raccontando non puoi non ripercorrere sentieri già battuti più e più volte da leggende, da fiabe, da storie realmente accadute, da credenze e da tutto quel magico mondo di cultura popolare che ha inciso parte dell’emisfero destro del mio cervello " ) utilizzato in centinaia, migliaia di film, ma qui messo in scena con una certa grazia : se qualcosa di estraneo s'introduce irrompendo nel quadro filmico-metacinematografico delle audio immagini ad infrarossi live and direct ( sospensione dell'incredulità tecnologica forzatamente in azione : l'espediente è troppo buffo per non far scattare da subito il meccanismo di difesa verso l'improbabile ) è come se ci comparisse direttamente di fronte, al fianco, di spalle, sotto al letto, appena fuori l'uscio : è un'autentica invasione delle nostre protesi-propaggini razionali di Homo s. sapiens tecnologico.
Anche qui, ripeto, nulla, niente di nuovo -{ ultimi supremi esempi in ordine cronologico sull'argomento : "Road to NowHere" - Monte Hellman - 2010, "Diary of the Dead" - George A. Romero - 2007, "Caché" - Michael Haneke - 2005, la trilogia lychana ('97-'01-'06) composta da Lost HighWay - Mulholland Drive - InLand Empire, senza stare a ricordare le implementazioni dei vari, interessanti a scemare, "[Rec•]", e l'inutile falsamente seminale "the Blair Witch Project", e/o perché no - per altri versi - due esempi molto distanti tra loro di ''fantastico'' italiano come "Laggiù nella Giungla" di Stefano Reali ( lo segnalo solo come ''must'' infantile ) e il bel "Luci Lontane" di Aurelio Chiesa, oltre all' ''ovvio'' Pupi Avati }-, ma quel che deve funzionare, funziona. In parole povere e in soldoni : gli Spaventi.

Altra cosa che mai avrei creduto di poter pensare o dover scrivere : non sarebbe superflua una seconda visione. Non per scoperchiare o restituire ad una linearità frammentata chissà quali molteplici ricostruzioni d'ellissi destrutturate in un gioco di specchi, quanto piuttosto per il puro piacere del racconto ( tutta la prima parte, molto lenta e assorta, scorre ch'è un piacere ), e magari per intelligere parti del parlato del vecchio abitante del posto ( non vi sono tracce, nemmeno casuali, di neoirredentismo ).
''Raccontami una storia'' : dalle caverne in cui MoonWatch ( 4 milioni di anni fa, all'incirca nel 2001 d.C. ) si rifugiava con la sua famiglia per scampare all'affamata furia delle fiere notturne, passando per le grotte di Chauvet ( come in quelle di Altamira, Lascaux...) esplorate da W.Herzog in "Cave of Forgotten Dreams" e arrivando alla Caverna Platonica : "Raccontami una Storia" è da sempre il motore dell'esistenza umana : siamo animali narrativi, se va bene epicurei, postmoderni-massimalisti ( da sempre, spesso e volentieri inconsapevolmente ), ma soprattutto narranti ( e ascoltanti ). 
 
La seconda parte, dicevo, sembrava essersi incartata un poco
 
( a prescindere dalla ''soluzione'' che s'è voluta dare all'enigma, sia essa razionale o del tutto fantastica : qui entrano in gioco i ''fantasmi'' ( elemento inteso nel suo senso più esteso, variegato, ''muliebre'' ) e la Storia ( con la Geografia ) : gli incubi di un recente, contemporaneo passato che suppurano in superficie ancora oggi ),
 
poi invece un orologio a carica manuale rinchiuso nel suo cassetto del comò riprese a ticchettare.
 

 
"Oltre il Guado" è un lavoro di commistione e innesto tra l'arcaico folklore del luogo ( e tutta Italia non è seconda ad alcuno in questo, da Giambattista Basile a Italo Calvino ) e le tragedie etno-politiche che il maglio percussivo della storia moderna recente ( a partire ben prima dalla WW1 ) ha prodotto lungo quei confini : un incistamento reciproco tra fiaba-favola e storia-cronaca con spargimento seminale di sangue. Da questo PdV il film rimane un poco fumoso e ambiguo, incerto e impreciso ( e in questo caso non è una qualità positiva ), e per certi versi fine a sé stesso, al suo discorso d'atmosfera ( o al limite di grammatica cinematografica ). Ma il carico espressivo, stilistico ed emotivo è innegabile.
 
Qui come non mai sarebbe proprio il caso di parlare di un'Ecologia del Delitto - Reazione a Catena ( della storia : famigliare e collettiva ).
 
Il Sangue fa il suo giro.   
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