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Maze Runner - Il labirinto

Regia di Wes Ball vedi scheda film

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M Valdemar

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La recensione su Maze Runner - Il labirinto

di M Valdemar
4 stelle

 

locandina

Maze Runner - Il labirinto (2014): locandina



«Sei pronto a correre?» recita uno degli slogan che accompagnano locandine e poster per il lancio di Maze Runner. Ed in effetti, vi si corre parecchio: i personaggi, con in testa il classico eroe a sua insaputa - colui cioè che "non è come gli altri"-, ma soprattutto a proiettarsi in una corsa ad elevato ritmo è il film stesso. Nient'affatto disprezzabile, anzi, perché dopo una primissima fase nella quale sono necessari preamboli vari e contesto, l'ennesimo esemplare per giovin' adulti prende il respiro e si produce in una (brillante) progressione a perdifiato, d'intensità e tensione crescenti. Non la butta nel solito casino tritatutto e tonitruante di molti blockbuster, per farla breve; talché si è persino bendisposti a sorvolare sugli immancabili meccanismi cari alla specie d'appartenenza e all'inevitabile sensazione da frullato déjà vu. E d'altronde, di futuri distopici, tragedie passate e presenti sciagurati, di prodi ragazzini "eletti" a guidare masse alla ribellione/liberazione, di scenari apocalittici, di teste nelle stanze dei bottoni che azionano leve dell'oppressione e decidono destini, e così via, insomma, ci siamo fatti una grossa "cultura" (e una grande rottura), vista la mole di roba che occupa/infesta cinema e librerie (e supermercati e macellerie).
Abbiamo gli "anticorpi", ormai, un po' come i bimbi lasciati a sporcarsi mani e toccare qualsiasi cosa ... Ma oltre a ciò (cosa che di suo comunque non costituisce alcuna propensione a giudizi più miti), come si diceva, a sorprendere è una gestione efficace di ritmo e tenuta, e delle risorse in genere. Nonché - ed è una piacevolissima novità - l'assenza totale di intrallazzi amorosi di sospirosi sensi (niente triangoli, niente quadrati, ma nemmeno rette parallele che s'incontrano svenevoli molto prima dell'infinito causando infinita irritazione). Con la conseguenza che, della storia e dei personaggi importa relativamente, ed ancor meno interessano (se non per minima parte, quella occorrente cioè a creare la giusta tensione e a tener desta l'attenzione) i fitti misteri che imperano in lungo e in largo manco fossimo in Lost (il luogo isolato, i sopravvissuti, le presenze altre, l'impossibilità di evadere, l'ignoto che regola cause ed effetti): meglio seguire e godersi l'azione, i runners che sfrecciano nel labirinto dalle simpatiche pareti (ché hanno la buona abitudine di spostarsi facendo cambiare assetto), e le mostruose creature carpenteriane (chiamate "dolenti") che lo abitano. Bravo pertanto il regista - l'esordiente Wes Ball - a condurre le danze senza avere paura di insozzarsi il tutù con le maleducate macchie del/i genere/i (brandelli horror, toni cupi e sfrenati inseguimenti action animano un'ottima sequenza ambientata nel labirinto), mentre la colonna sonora pompa come di consueto in operazioni come queste (sebbene conti su discreti inserti sonori graffianti metallici, vedasi/sentasi sui titoli di coda) e il gruppetto degli attori fanciulli (tra cui la faccia interessante del Jojen Reed di Game of Thrones, Thomas Brodie-Sangster) - un po' Goonies un po' FastAndFurious un po' c'è solo una donzella non-gatta morta che «è peggio dei dolenti» - nel complesso non sfigura se non altro perché quelli non stanno perennemente in posa o a miagolare/grugnire battute con la stessa faccia inebetita in qualsiasi situazione si trovino.

Thomas Brodie-Sangster, Dylan O'Brien, Kaya Scodelario, Will Poulter

Maze Runner - Il labirinto (2014): Thomas Brodie-Sangster, Dylan O'Brien, Kaya Scodelario, Will Poulter



Kaya Scodelario

Maze Runner - Il labirinto (2014): Kaya Scodelario


Perdinci - si potrebbe esclamare -, finalmente un'operetta YA vedibile! Ed invece ... troppo presto per tirare le somme (ma non per tirare virtuali calci volanti a certi sommi "(dis)pensatori" di sacre saghe agre), perché poi si dovrà pur approdare a qualcosa.
Peccato che, quando il labirinto spalanchi le sue fauci facendo intravedere una via d'uscita (anche letteralmente: su una porticina l'insegna EXIT provoca l'immediata battuta «cos' è, uno scherzo?!») a prevalere ed affossare il tutto sono le dinamiche e le logiche del mercato (del pesce puzzolente) hollywoodiano. Il quale in questi casi prevede - come di fatto ha già previsto e predisposto (visti i buoni riscontri al box office) - il prosieguo, lo spezzatino, la trilogia (in pre-produzione per il 2015 e il 2016), la "fedele" osservanza cioè dei canoni per il target di riferimento e rispetto alla fonte. Già, perché, qualora qualcuno se lo stesse chiedendo, anche Maze Runner ha origine, per così dire, "letteraria": trattasi infatti del primo adattamento tratto dall'omonimo ciclo di romanzi di James Dashner, ovviamente bestseller, ovviamente "caso" da sfruttare e tradurre sul grande schermo per i famelici occhi e cuori di ragazzini/e all over the world.

scena

Maze Runner - Il labirinto (2014): scena


In sostanza, il finale precipita rapidamente nel baratro delle assurdità e delle banalità: gli eventi prendono pieghe incongruenti se non balorde (un tizio, il "cattivo" del gruppetto, spunta fuori all'improvviso da non si sa dove e non si capisce come), ai misteri iniziali più o meno svelati se ne aggiungono di altri e più "incredibili", nuovi personaggi si affacciano lasciando intuire che le cose sono molto più grandi e oltre ogni immaginazione, e la conclusione - neanche a dirlo - è "aperta". Super-aperta, una voragine, un buco nero.
Vabbè, meglio inoltrarsi nel labirinto di poltroncine e correre fuori dalla sala.

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