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Vizio di forma

Regia di Paul Thomas Anderson vedi scheda film

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La recensione su Vizio di forma

di cheftony
8 stelle

Il vizio intrinseco è la tendenza degli oggetti fisici a deteriorarsi a causa della fondamentale instabilità delle sue componenti, in contrapposizione al deterioramento causato da forze esterne. Tutti gli oggetti hanno un qualche vizio intrinseco, in conseguenza alla legge dell'entropia.”

 

 

Benicio Del Toro, Joaquin Phoenix

Vizio di forma (2014): Benicio Del Toro, Joaquin Phoenix

 

California, 1970: Larry 'Doc' Sportello (Joaquin Phoenix) è un investigatore privato animalesco e istintivo, forte del retaggio di uno stile di vita hippy e trasandato che, nella delicata fase di transizione della presidenza di Richard Nixon e del governatorato di Ronald Reagan, lo vede contrapposto al mondo “esterno”.

Mentre, come suo solito, alterna sigarette a canne e cartoni d'acido, Doc riceve la visita dell'ex-fidanzata Shasta Fay (Katherine Waterston), che è tornata a scopo esclusivamente professionale: vuole, di fatto, che Sportello vigili sul suo facoltoso amante Mickey Wolfmann (Eric Roberts), in quanto potenziale vittima di una trama della moglie per spedirlo in manicomio.

Pur cannatissimo e dall'aspetto balzano, fra sandali, camicie di jeans sgargianti e basettone, Doc prende sul serio l'appello di Shasta; certo, ha di mezzo pure un altro paio di casi, come quello del nazistello di Fratellanza Ariana che deve dei soldi ad un afroamericano o quello affibbiatole da una ragazza ex-eroinomane (Jena Malone) che vuole ritrovare il marito Coy (Owen Wilson), presunto morto ma probabilmente riciclatosi da qualche parte sotto copertura.

Ma alla fine importa il giusto, visto che ogni cosa si rivela in qualche modo collegata, estrapolata, stratificata e soprattutto non sbrogliabile, che si abbia lo sguardo allucinato come Doc o inflessibile come Christian 'Big Foot' Bjornsen (Josh Brolin), durissimo investigatore della LAPD e in rapporto conflittuale con Sportello, a metà fra la collaborazione e il pestaggio dell'inerme fattone per metterlo da parte.

Si va avanti così, di giorno in giorno, evadendo a forza di canne fino a non distinguere più la sorpresa dall'ordinario, il folle dal normale, l'investigazione dai sentimenti. La Golden Fang è un'imbarcazione, un'operazione di spaccio internazionale di eroina, un'associazione di dentisti evasori: tutto insieme e tutto normale…

 

 

Joaquin Phoenix

Vizio di forma (2014): Joaquin Phoenix

 

Tratto più fedelmente possibile dal romanzo “Inherent Vice” di Thomas Pynchon (enigmatico e folle autore americano su cui la mia curiosità vince adesso la mia ignoranza), il settimo film di Paul Thomas Anderson è la sua opera più astrusa e “calda”, con quell'adorabile recupero nostalgico di certe atmosfere appena post-hippy (comunque parodizzate) contrapposte al finto rigore di una società in trasformazione, ma sempre legata, sotto la superficie, ai peggiori vizi e costumi.

Per il terzo film consecutivo, fra l'altro, Anderson finisce col rappresentare una California in contesti e periodi diversi, ma stavolta non va a scandagliare gli animi o a lavorare sulla psicologia duale come in “The master” o sull'ascesa di un solo uomo come in “There will be blood”: lo spaccato, stavolta, è totalmente anarchico, vivace, incomprensibile.

 

Come prima citato, il vizio di forma del titolo va ricondotto alla tendenza dell'Universo ad aumentare la propria entropia, che è, per banalizzare, una misura del disordine, del caos.

Caos che regna dunque sovrano sullo schermo, così come pare sia stato sul set, ma ogni volta con Anderson è un'esperienza gioiosa per occhi e orecchie, grazie alla sua consueta regia di altissimo livello (stavolta molto incentrata sui primi piani e libera da virtuosismi), alla luccicante fotografia di un Elswit sempre più riconoscibile e alla colonna sonora; quest'ultima, curata ancora da Greenwood come nei due film precedenti del regista losangelino, regala anche qualche pezzo da novanta usato splendidamente, spiccando con Can, Neil Young e un uso grottesco della sempiterna “Wonderful World” di Sam Cooke.

Se la trama perde d'interesse velocemente, soprattutto a causa dell'impossibilità di starle dietro, diventano fondamentali le prove recitative di ogni singolo personaggio buttato lì a dipingere una macchietta fuori dalle righe: se Joaquin Phoenix si conferma straordinario a reggere un ruolo così, non sono di minor valore le comparsate di Martin Short, della scoperta (in entrambi i sensi) Katherine Waterston e di Benicio Del Toro, anche se sono i duetti fra Phoenix e Brolin i momenti più godibili e serrati. Ah, c'è anche una particina di due minuti per l'ex-pornostar Belladonna: roba da chiodi!

 

 

Josh Brolin

Vizio di forma (2014): Josh Brolin

 

Nell'attesa fra l'uscita di “Vizio di forma” negli Stati Uniti (ancora una volta “delusi” da Anderson, almeno al box-office) e l'uscita in Europa, si è vociferato di parallelismi con film di altissimo livello come “Il grande Lebowski” e “Il lungo addio”; beh, ci possono stare giusto per dare un'idea, ma l'impressione è che P.T. Anderson abbia intrapreso una direzione molto particolare e promettente (per quanto abbia già fatto molto bene in passato), andando a miscelare noir, elementi comici e grotteschi, riflessioni sull'amore, simbolismi, ricostruzione contestuale e psichedelia per ottenerne una strana creatura cinematografica. Forse lenta, forse “difficile”, forse perfezionabile. Ma affascinante.

 

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