Regia di Jean-Jacques Annaud vedi scheda film
Non spicca certo per originalità questo film, che però è difficile valutare negativamente vuoi per l'ottima fotografia ("favorita" da paesaggi mozzafiato) vuoi per un messaggio comunque positivo e positivista sul rapporto uomo/animale, anche nei confronti di quelli più pericolosi (almeno secondo i canoni umani). D'altro canto "homo homini lupus", e chi meglio dei lupi ci insegna la dura legge della sopravvivenza, in questo caso all'interno di una società che prima li rispetta come fondamentale pedina di equilibrio nell'ecosistema naturale, e poi li annienta quando l'interesse economico prevale su tutto e si finisce per stravolgere ogni legge di natura e di buonsenso. Così il rapporto tra il giovane protagonista ed il lupo allevato in cattività, nonostante un finale abbastanza scontato, trasmette un senso di profondo rispetto verso un animale che vive sulla sua pelle una secolare storia di ostilità ma niente altro è se non essere vivente che uccide solo e unicamente per necessità. Alcuni passaggi ricordano la trascendenza ed il misticismo naturalistico di Dersu Uzala, ed anche se quelle vette sono ben lontane il film rimane comunque un interessante omaggio ad un animale troppo ingiustamente (e ingiustificatamente, almeno in tempi moderni) osteggiato a qualsiasi latitudine.
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