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Anchorman 2 - Fotti la notizia

Regia di Adam McKay vedi scheda film

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La recensione su Anchorman 2 - Fotti la notizia

di supadany
5 stelle

Pressochè sconosciuto ai più alle nostre parti, in realtà il primo “Anchorman” (2004) negli States fu subito un cult; da ciò le ingenti pressioni per convincere Adam McKay a realizzarne il seguito, tanto che il regista in fase di trattativa mise sul piatto della bilancia un progetto “minore” che sarebbe poi diventato l’apprezzato “La grande scommessa” (2015).

Cast super con vagonate di partecipazioni amichevoli, successo bissato, ma valori e limiti sono consuetudinari all’interno del recente registro comico (greve) battente bandiera americana.

Ron Burgundy (Will Ferrell) si ritrova senza lavoro e moglie, ma quando sembra tutto perso per sempre, ecco l’offerta da una nuova emittente di news “24 ore su 24”.

Ricostituisce il team dei vecchi tempi riprendendo dalle loro vite i fidati Brian Fantana (Paul Rudd), Brick (Steve Carrell) e Champ (David Koechner) e sul lavoro sbalordisce tutti ribaltando le gerarchie sul rivale Jack Lime (James Marsden), ma le prove della vita non sono finite e poi c’è sempre da recuperare la fiducia di suo figlio e perché no della sua ex moglie (Christina Applegate).

 

Paul Rudd, Steve Carell, David Koechner, Will Ferrell

Anchorman 2 - Fotti la notizia (2013): Paul Rudd, Steve Carell, David Koechner, Will Ferrell

 

Dopo una decina di anni il vecchio team di lavoro si ricompone con maggiori possibilità di un tempo che ad esempio vogliono dire scenografie e costumi molto più curati il che contribuisce a fornire una “forma” ben al di sopra di quanto solitamente accada nel filone demenziale.

Più consuerta invece la scelta di appoggiarsi sull’improvvisazione con relativi “non sense” al seguito piuttosto che sullo scritto, il che si traduce per qualità delle battute in vere e proprie montagne russe passando dallo scompisciarsi dal ridere (anche se quasi sempre attraverso modalità riprese e rimodulate su scorrettezze e doppi sensi) al chiedersi il senso di una scena intera (tra le tante citerei il “finto” (!?) funerale di Brick).

E come spesso accade nei film della “scuderia Apatow” ci si aggira sulle due ore di visione, ma ci si arriva stancamente con dapprima una comicità scatenata per ritmi delle gags rilasciate e poi con la controproducente scelta di perseguire, con tutti i distinguo (non ci si fa mai completamente seri), una strada di riappacificazione famigliare (leggasi come morale spiccia) che è di una scontatezza imbarazzante.

Tra i momenti cult da segnalare Brick quando davanti al green screen si vede senza gambe e si lascia cadere piagnucolando ed ovviamente la super glamour royal rumble tra “gruppi rivali” con le comparsate in contemporanea di una moltitudine di attori/amici come Sacha Baron Cohen, Jim Carrey, Marion Cottilard, Tina Fey, Will Smith, Liam Neeson, etc. etc., penso una delle reunion più affollate di sempre.

Passando ai protagonisti, Will Ferrell è il braccio di Adam McKay e ricorre al suo solito repertorio esagitato, demente e pure un po’ arrogante nella sua anacronistica compostezza, Steve Carrell si trasforma in una vera e propria maschera di gomma fuori da ogni barlume di raziocinio (con tanto di ripetuti duetti fuori di testa con Kristen Wiig), più standard Paul Rudd e David Koechner, James Marsden entra nel gruppo nei panni del mezzobusto dal sorriso irresistibile (dopo che nel 2004 provò in ogni modo ad entrare nel cast proponendosi, inutilmente, per più ruoli) e Greg Kinnear come psicologo col codino, mentre tra le donne e sfida aperta tra la nera (con battute razziste di Ron) Meagan Good e la bionda Christina Applegate.

In definitiva, le risate sono parecchie se ci si sente a proprio agio col demenziale di oggi, ma in considerazione del materiale comico/umano e delle possibilità concesse per un successo sicuro, sarebbe stato opportuno curare un minimo lo script stabilendo dei paletti anche nelle improvvisazioni che se offrono alcune gemme libidinose è anche vero che altre volte portano verso l’oblio facendo primeggiare un velo di inadeguatezza.

Intermittente.

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