Regia di Paolo Ruffini vedi scheda film
Io la chiamo antisatira. Invece di sbertucciare una classe dirigente insulsa, inqualificabile, incapace, inetta e collusa di questi anni il trend vuole che ad essere presi in giro siano i vizi e le vulnerabilità della gente comune. Pensate che tutto ciò sia un parto spontaneo di menti ingenue. Poveracci, illusi, non avete capito nulla. Questi prodotti massmediatici hanno un concezione politica, per quanto involontaria. Il responsabile dell'artefatto obietterà a questo giudizio asserendo che la politica non c'entra. Il fatto è che l'idea politica appartiene a chi finanzia il progetto più che al progettista. Penso che la classe dirigente di questo paese si sia adoperata in tutti questi anni per impedire l'emergere di menti controverse e incontrollabili che potessero stendere al sole i panni sporchi dell'Italia con la scusa del bisogno di evasione di un popolo sempre più oberato di preoccupazioni causate da una classe politica inetta, impotente e collusa. In questi anni sono sparite le voci critiche come Fellini, Rosi. Troppo disturbanti per la chiesa e per i palazzi del potere. Lo spirito fantozziano di sudditanza degli italiani ha fatto il resto. Educazione cattolica alla venerazione dell'autorità. Dalla visione di certe commedie gli italiani anziché ricavare una critica ai costumi sociali ne hanno tratto un motivo di vanto. Come se l'intento di quel cinema fosse di esaltare un'indole peculiare volta alla furberia, alla goliardia cinica e all'ignoranza.
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