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In ordine di sparizione

Regia di Hans Petter Moland vedi scheda film

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La recensione su In ordine di sparizione

di nickoftime
8 stelle

Prima che il successo del noir scandinavo riempisse gli scaffali delle librerie e la bocca dei lettori, il cinema proveniente da quelle zone era non solo sporadico, ma anche intransigente sotto il profilo del rigore e della autorialità. Oggi, invece, la situazione è completamente ribaltata grazie a una richiesta di mercato cresciuta a livello espoenziale e che però cinematograficamente parlando non ha saputo confermare la bontà della fonte letteraria. Per sfruttare l’occasione e soddisfare la domanda i produttori hanno pensato bene di riempire il mercato con una serie di cloni di qualità televisiva,preoccupati solo di replicare le atmosfere e i personaggi di “Millenium”, capostipite della new wave scandinava.

Un’omologazione verso il basso che non appartiene all’ultimo film di Hans Petter Moland, autore noto al pubblico festivaliero e giunto in italia sull’eco del successo riscosso a Berlino con il suo “In ordine di sparizione”. Forte dell’interpretazione di Stellan Skarsgard (Nymphomaniac), attore feticiccio del regista e volto esportabile a qualsiasi latitudine, il film racconta la vendetta di un “uomo tranquillo”, la cui vita è sconvolta dalla morte del figlio coinvolto per caso in una resa dei conti operata da un potente cartello della droga. Abbandonato dalla moglie e messo di fronte alla verità dei fatti, l’uomo inizia a sterminare i componenti della banda, mettendo in moto in un giro di vite che a un certo punto coinvolgera la mafia serba (guidata da mitico Bruno Ganz), accusata per sbaglio di quelle morti.

 

 

Più che l’intreccio, a risultare interessante è la gestione della struttura drammaturgica che mescola i registri (dal nero al comico e persino al grottesco) mantenendosi sempre adeguata a un racconto che dietro il sangue e le morti violente ci parla di famiglia distrutte e di padri che non riescono a crescere i propri figli. Insomma uno spaccato di contemporaneità regolata da una regia metronomica, e arricchita da una serie di trovate – come quella di annunciare la morte dei personaggi con un necrologio visivo che ironizza sul loro nome -  che strappano il sorriso e fanno pensare. Come accade quando scopriamo che anche la Novergia è sotto lo scacco della mafia, oppure quando neanche troppo sotto le righe emerge il sospetto di uno strisciante razzismo, a cui Molland allude nelle considerazioni che il suo personaggio, Svedese, deve subire da parte di concittadini che non possono credere a uno straniero efficace e vincente come lui. Le qualità appartengono anche al comparto visivo, che non solo sottolineano la peculiarità del paesaggio, perennemente innevato e come “Fargo” destinato a entrare in dialettica con i personaggi, ma che mediante l’ossessiva ripetizione di immagini sempre uguali,come lo sono i campi lunghi che annunciano la prossima dipartita mostrando i veicoli dei personaggi entrare o uscire dalla metropoli del malaffare, oppure lo scenario e la musica solenne che ogni volta accompagna il protagonista intento a sbarazzarsi dei cadaveri. Se a questo aggiungiamo situazioni esasperate, tipizzazione dei personaggi e sangue, tanto sangue, la sensazione e’ quella di trovarci nel pieno di un pulp movie in versione ghiacciata.  “In ordine di sparizione” e’ un film da non lasciarsi sfuggire.

(icinemaniaci.blogspot.com)

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