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Moebius

Regia di Kim Ki-duk vedi scheda film

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GIMON 82

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La recensione su Moebius

di GIMON 82
10 stelle

La visione "castrante" della famiglia,metafora d'incubo ad occhi aperti,d'uno strascico visionario e repellente,d'una poesia maledetta da nido "protettivo.
Il geniale e poliedrico Kim Ki Duk ritorna a Venezia un anno dopo il trionfo di "Pieta",lo fa senza sconti e sopratutto senza censure.
"Moebius" è un film che ho ammirato dalla prima inquadratura sino al silenzio incontrastato.
E' un opera furba e  molto coraggiosa,di un autore che ha la sfrontatezza di osare e sopratutto "saper vendere" la sua immagine di artista e cineasta.
L'ambientazione è sempre nello scendere nelle periferie depredate di virtu' nella Corea malato nello spirito.
Una famiglia: padre,madre e figlio,il tradimento del marito con la commessa d'un supermarket.La castrazione oscena,violenta ed efferata come vendetta,o lo scotto da pagare per l'essere uomo e quindi "vittima" d'impulsi animali.
La metafora di Kim-Ki Duk si esprime in gesti,urla e silenzi,parla l'inequivocabilita' dello sguardo,suggello ulteriore d'incomunicabilita'  vivida.
"Moebius"si pone come film "autocastrante" sin da principio,offrendosi allo spettatore come un viaggio allucinato nelle membra disfunzionali da nido famigliare.
Non ci sono sconti,nel sangue,nell'automartirio e nella visione autocompiaciuta d'un autore ritornato a esprimersi secondo la sua  geniale vena creativa.
In ogni inquadratura è l'espressione degli attori a parlare,la potenza della "fisicita'" come deterrente di silenzi assoluti.
La scommessa di Ki Duk di girare un opera praticamente priva di dialoghi è data dalla forza di una storia apparentemente semplice e banale,ma fortissima nell'espressivita' quasi "pittorica" delle immagini.
Non scendere a compromessi con il pubblico esigente e avere la sfacciataggine di dire "IO" come autore,regista e sceneggiatore fanno di quest'ultima opera di Ki-Duk, una sorta di manifesto d'un esotico "one man show" cinematografico,poco considerato in patria ed esportabile nel resto del globo.
"Moebius" è un film che spacca e divide,di quelli che "tutti" hanno una morbosa curiosita' di" vederlo",nonostante la scabrosita' dei temi.
Il cinema di Ki Duk in questo caso non vira tanto sull'aspetto sociale,quando nei piu' profondi e arcaici istinti umani.
La famiglia è la "base" del disgregamento relazionale,il membro virile in questo caso rappresenta il piacere estremo coniugato al dolore.
Quindi sopraggiunge l'autoevirazione come espiazione d'un peccato umano,i personaggi di Ki Duk vivono l'enfasi dell'abbrutimento nella metafora d'un limbo incomunicabile.
Sono figure irreali nella realta',quando reali nel simboleggiare l'estremita' dei sentimenti che ognuno di noi prova. 
La famiglia di "Moebius" vive la disgregazione dal suo interno esplodendo nel "climax" sanguinolento,dove Ki Duk si muove nella sfera d'uno stilismo studiato e mai grezzo,accompagnato da un eccellente colonna sonora ben sposato con la torbida vicenda.
Non mancano addirittura momenti di "spirito" inconciliabili coi temi forti della vicenda,un humour grottesco e quasi "noir" sicuramente costruito per accattivarsi lo spettatore.
Alla fine rimane un piacere "orgasmico" attraversato dal dolore insostenibile,fisico e psichico.La "pace dei sensi" forse si raggiungera' nell'autoannullamento del "Sè" e della propria virilita',dopo di cio' rimane solo la beatitudine d'un giovane sorriso,quasi come quello di un vecchio Buddha di bronzo......

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