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Rocky IV

Regia di Sylvester Stallone vedi scheda film

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La recensione su Rocky IV

di Antisistema
2 stelle

Un guantone da box americano si scontra con un guantone sovietico, l'impatto fa esplodere letteralmente i titoli di testa, basta tale scena per caricare a mille uno scontro ideologico che sottende la propaganda spudorata di Rocky IV di Sylvester Stallone (1985), che giunto al quarto capitolo della saga, porta ogni cosa allo stremo intercettando tutto il clima degli anni 80' della presidenza di Ronald Reagan, che con l'Unione sovietica raggiunse picchi di scontro elevatissimi e siccome Stallone fece di Rocky una saga non solo autobiografica, ma anche al passo con le mode dei tempi, ci si adegua al clima dei tempi in modo spudorato ed a-critico, come in Rambo 2 e nel delirante Cobra dell'anno dopo.

L'attore americano a metà degli anni 80' è una star mondiale, i film sui perdenti ai margini degli esordi, sono un lontano ricordo, perché un vincente totale non può immedesimarsi negli ultimi, ora Stallone è integrato nello star system, così come Rocky che oramai è uno sportivo super acclamato, con una famiglia alle spalle e ricchezza in abbondanza; l'unico modo di proseguire la saga quindi è portare il livello dell'avversario oltre il limite, Ivan Drago (Dolph Lundgren), personificazione del colosso sovietico, rappresenta appieno il clima da guerra fredda di quel periodo, dove gli USA un ogni campo dovevano battere e sconfiggere a livello ideologico il nemico russo, rappresentato ovviamente secondo i peggiori stereotipi, essendo viscido, freddo, glaciale, bastardo ed infido, tutte le caratteristiche dell'impero del male attribuite all'URSS da Reagan, per questo merita di essere annientato sul ring.

Tranne qualche rara eccezione, la propaganda al cinema ha solo fatto enormi danni e prodotto pellicole artisticamente mediocri, poiché puntano sugli istinti più beceri dell'essere umano ("ammazza sto comunista di merda" in questo caso), visto oggi questo Rocky IV soffre di un ridicolo involontario in una scena si e l'altra pure, per via della serietà Stalloniana, che magari dietro e davanti la macchina da presa, mostra la mano sicura di chi sa come vincere e convincere il pubblico a pagare per vedere il film, al prezzo però di una becerata propagandistica, che abbraccia il puro trash in numerose occasioni; inutile citare le singole scene, perché i casi sarebbero molti, ma l'iper-semplificazione manichea raggiunge picchi grotteschi con il passare dei minuti, complice un'estetica che abbraccia in toto il linguaggio del videoclip musicale a scorrimento veloce senza che ci sia un attimo per riflettere un momento, perché qui Rocky è l'eroe americano che grazie a Dio, patria e famiglia sconfiggera' il collettivo alienante sovietico, che abbraccera' la visione individualista USA, con tanto di risoluzione della guerra fredda, da parte del supereroe americano nel discorsone finale,.

 

Sylvester Stallone, Dolph Lundgren

Rocky IV (1985): Sylvester Stallone, Dolph Lundgren

 

Rocky IV lo si potrebbe definire un musical, Stallone porta alle estreme conseguenze il training montage tipico del duo cinema e l'estetica dei corpi senza un filo di grasso, in effetti i dialoghi sono pochi e ridicoli, spesso anche tamarrizzati dal doppiaggio italico (il celebre "Io ti spiezzo in due" è una spacconata cult, ma banalizza l'originale "I must break you", che riassume in poche parole la missione per cui Drago è stato forgiato per uno scopo collettivo per tutta la vita... ovviamente in mano a Stallone è solo una battuta da macho che fa infoiare lo spettatore), il film è costruito da 90 minuti di bombardamento audio-visivo con colonne sonore cafone (quel Living in America con tanto di balletto di Apollo, il massacro sul ring te lo cerchi bello mio), magari qualcuna anche orecchiabile (Hearts on Fire che accompagna il classico allenamento di Rocky è la canzone da palestra definitiva che sopravvive allo scorrere dei decenni), ma tragicamente messe in scena con luci sparate a mille senza alcun gusto, un'estetica laccata tirata a lucido, che tenta di rendere la singola goccia di sudore un'immagine da scolpire (e colpire, nella realtà lo scontro Rocky-Drago sarebbe finito in 20 secondi dopo quei 3-4 sganassoni a testa che si sono dati) per cercare un'epica ridicola di grana grossa invece che sintomo di fatica e dolore (l'umano non esiste qui, roba per deboli, solo super-uomini e macchine), infarcendo la narrazione di una miriade di flashback, stiracchiando all'eccesso un plot elementare quanto mediocre.

L'epica non esiste, o meglio sussiste in una serie di eccessi per accumulo francamente ridicoli e che fanno involontariamente sorridere, per arrivare allo scontro tra i due campioni, dobbiamo passare per la dipartita di Apollo, il discorso di Drago sul ring mentre Apollo sta crepando male, (con tanto di vocione cyborg che fa schiantare dal ridere, in una scena che dovrebbe essere drammatica), la decisione di Rocky di andare in Russia senza guadagno e senza titolo per vendicare l'amico, soggiorno in URSS per prepararsi (cielo senza sole ovviamente, perché boh... la luce non può illuminare la barbarie oscurantista del comunismo), un parallelismo tra allenamento al naturale del campione americano contro quello artificiale-tecnologico del campione russo che ovviamente fa uso di sostanze dopanti (mentre Stallone s'è fatto quel fisico senza niente... ci crediamo), il seminamento della macchina sovietica che si schianta con tanto di catene sulla neve sancendo il successo dell'allenamento di Rocky, il nome di Drago urlato a squarciagola dal pugile in cima alla montagna (come cazzo c'è arrivato lì?) e finalmente lo scontro finale tra USA ed URSS assistito da tutta la politica sovietica, con tanto di simil Gorbaciov sul palco presidenziale. L'epica si perde nel senso di ridicolo celato dietro una coltre di ultra serietà, le psicologie dei personaggi non esistono, la recitazione è ultra caricata, monolitica e con facce perennemente "sgrugnate", per fare tanto tipi tosti, quando in realtà il così prendersi sul serio porta alla parodia involontaria, perché il mero scontro non ha nessuna costruzione pregressa che lo elevi a qualcosa di più di una tamarrata fracassona.

Rocky, l'eroe degli emarginati alla ricerca di un'occasione non c'è più, perché è venuto meno il suo interprete oramai diventato una potente star che ha usato i suoi perdenti come emblema dell'america anni 80', Reagan si dichiaro' soddisfatto del film, con 300 milioni di incassi anche il pubblico, io mi ci sono fatto grasse risate prendendolo per il culo scena per scena.

 

Sylvester Stallone

Rocky IV (1985): Sylvester Stallone

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