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X-Men - Giorni di un futuro passato

Regia di Bryan Singer vedi scheda film

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La recensione su X-Men - Giorni di un futuro passato

di Marco Poggi
8 stelle

La carriera registica di Bryan Singer è in calo, è da "X-men 2" che i suoi film non sono un successo di botteghino, cosa fare? Ma tornare ai mutanti, naturalmente, dopo 4 x-film diretti da altri registi (il migliore era il penultimo di Matthew Vaughn, "X-MEN L'INIZIO"), si riprende i suoi mutanti, per una saga ispirata al fumetto "X-MEN GIORNI DI UN FUTURO PASSATO", di Chris Claremont e John Byrne deL 1981. Tra viaggi nel tempo, robot assassini, scienziati pazzi nani, futuri apocalittici, mutanti in crisi e gli psichedelici anni'70, un incontro generazionale fra mutanti da non perdere davvero. Se escludiamo il breve ruolo che ha il simpatico velocista Quicksilver, Singer usa toni cupi e drammatici e fa scendere in campo solo i suoi mutanti preferiti (Xavier, Magneto, Wolverine e Mystica), sdoppiandoli e ringiovanendoli a suo piacimento. Incentrato sopratutto sul viaggio a ritroso nel tempo di Wolverine (e chi poteva, fra i vecchi X-men, se non Hugh Jackman?), sulle condizioni fisiche e mentali di Charles Xavier (un James McAvoy bravissimo e col look alla Gesù Cristo che, al posto dell'LSD, si spara in vena un composto chimico, creato dalla Bestia, per poter camminare e restare senza poteri), sulle missioni assassine di Mystica (una Jennifer Lawrence veramente action, se confrontata a quella di "HUNGER GAMES" e a Rebecca Romjin) e Magneto (il sempre bravo Michael Fassbender) e sulla nascita, nel 1973, dei robot Sentinella, il film non è affatto un giocattolone vuoto alla "TRANSFORMERS", ma è quasi una risposta istantanea a "CAPTAIN AMERICA THE WINTER SOLDIER" dei Marvel Studios. Wolverine è presente, ma ha un ruolo diverso dal solito, cosa che non spiace visto che con gli artigli d'osso non è poi così invincibile. Un Bryan Singer con la bacchetta magica in mano dimostra di non aver perso il tocco, anzi si permette di sconvolgere a suo piacimeno la continuity cinematografica, mescolandola come un'abile giocatore di poker, cadendo in piedi e stupendo lo spettatore. Notevoli i cameo dei primi film degli X-men, anche se, devo ammetterlo ormai Patrick Stewart mostra i suoi anni più di Ian Mc Kellen. Tutto è un'operazione commerciale, certo, ma è fatta con i dovuti modi, non più saghe seperate ma collegate assieme. Vedasi la consueta scena finale dopo i titoli di coda.

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