Espandi menu
cerca
X-Men - Giorni di un futuro passato

Regia di Bryan Singer vedi scheda film

Recensioni

L'autore

lussemburgo

lussemburgo

Iscritto dal 7 giugno 2002 Vai al suo profilo
  • Seguaci 11
  • Post 11
  • Recensioni 266
  • Playlist 5
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi
Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su X-Men - Giorni di un futuro passato

di lussemburgo
5 stelle

Bryan Singer torna alle redini della saga cinematografica dei mutanti, co-prodotta dalla Marvel ma controllata dalla Fox. E, in effetti, il senso del film e dell’intera operazione sembra costituire e mettere in scena la riappropriazione da parte del regista dell’intera cronaca mutante. In questo senso il film è un’opera d’autore poiché il regista offre nel racconto una mise en abîme della presa di possesso da parte del regista della stessa materia che compone la narrazione; e non mancano tocchi cinéphile come acconciare e vestire la seduttiva Mystica del 1972 come la Schneider di Ultimo Tango in una scena ambientata a Parigi, o giocare à la Zemekis nell’incrociare storia e finzione per rileggere la prima con gli occhi della seconda (Ritorno al Futuro, ma già 1964: Allarme a New York, arrivano i Beatles), oppure far vedere il volto in tv del Capitano Kirk dell’originario Star Trek all’interno di un film che, nel suo complesso, cita l’apparato narrativo e l’impalcatura strategica del reboot di Abrams (Star Trek: Il Futuro ha inizio). Nel riappropriarsi degli X-Men, sia nella versione originale che nella nuova declinazione giovanile, Singer non solo inserisce elementi di immediata riconoscibilità ma crea, pur appoggiandosi alla trama del fumetto omonimo, un palinsesto all’interno del quale viene sabotata la linea narrativa precedente e, grazie al paradosso temporale, viene creata una nuova struttura in via di definizione, da ricostruire personalmente e in piena autosufficienza. Questo X-Men, in effetti, non è che un plagio di Star Trek funzionale alla messa in luce dell’autonomia autorale di Singer stesso che, così, offre, letteralmente, un “re-make” degli episodi precedenti destrutturandoli e ricomponendoli secondo una nuova logica più funzionale ai propri intenti. Purtroppo la costruzione di una inedita continuity porta alla mancanza di tasselli fondamentali di congiunzione di tutte le linee narrative. Se il presente degli X-Men si era interrotto con il terzo capitolo (Scontro finale), firmato da Brett Ratner (e il passaggio attraverso Wolverine: L’immortale di Mangold), con una serie di tragici decessi e sacrifici tra i mutanti, questa nuova pellicola si apre con un salto in avanti di mezzo secolo, con nuovi mutanti giovani e l’immutabilità degli altri. Logan non invecchia grazie al fattore di guarigione, ma gli altri dovrebbero sentire il peso degli anni e almeno mostrarlo sui volti. Il futuro apocalittico dovuto all’introduzione delle Sentinelle, cacciatori robotici del gene X, riecheggia volutamente, allargandone la scala ad un Armageddon planetario, la persecuzione nazista degli ebrei (e, in senso lato, di ogni diversità), fulcro e punto di origine del primo X-Men (poi ripreso in Origins) e delle motivazioni di Magneto, ponendo così già in incipit la sigla di Singer. Ma di questi eventi passati si viene aggiornati quasi solamente a parole. Anche il seguito di X-Men: Origins trova una prosecuzione nel film con la linea temporale retrodatata, spostata adesso dagli Anni 60 ai 70 e un salto di numerosi eventi. I quali, ancora, vengono solo raccontati pur essendo di grande importanza e interesse: il massacro dei mutati assenti nel prosieguo (nominati ma non mostrati, oppure non vagamente allusi), la perdita dell’uso delle gambe di Xavier, il controllo delle metamorfosi della Bestia o la creazione e il fallimento della scuola per “giovani di talento”. Sembra mancare all’appello un intero film tra Origins e questo o, almeno, una transizione inter-testuale su altri supporti (fumetti, web o tv, com’è ormai consuetudine) poiché troppo viene dato per scontato. Così come inspiegabili sono il ritorno dalla morte dell’anziano Xavier e il ritorno delle lame di Wolverine, perse alla fine dell’Immortale. L’attenzione sembra tutta soltanto tesa alla costruzione del nuovo presente tanto che del ieri in via di estinzione poco importa poiché tutto sarà rinarrato, in altri modi e in altri luoghi, sconfessando soprattutto quel terzo capitolo apocrifo con la morte di Fenice e l’eccessivo sfoltimento delle file dei mutanti, I personaggi più rappresentativi, difatti, tornano sani al termine della pellicola come se niente fosse stato, come se i racconti precedenti fossero stati soltanto attimi di giorni di un passato senza futuro poiché riscritto nel film e dal suo nuovo autore, ormai indubbio padrone della materia e del materiale preesistente, cancellato e corretto con un tratto di penna. Il ritorno al timone di Singer porta al sacrificio dell’ironia consapevole introdotta da Vaughn in X-Men: Origins col continuo gioco tra allusione e convenzione, nell’eco ironica dei Bond d’antan sostituita da riferimenti ai Seventies (già molto presenti al cinema contemporaneo: American Hustle ad esempio) di impianto televisivo (Starsky & Hutch et similia). Ma, soprattutto, il film soffre della principale pecca delle trame riguardanti i mutanti classici, incapaci di uscire dalla stagnazione imposta dalla contrapposizione tra Xavier e Magneto, nel dissidio tra convivenza e annientamento tra homo sapiens e superior, con Erik sempre sibillino e infido e i campi avversi di mutanti dissidenti, mentre le motivazioni personali dei singoli personaggi (spesso troppo numerosi per poter riempire lo schermo senza però riempire il racconto) finiscono per essere sottintese se non eluse. Con un’ottima resa della stereoscopia, pur integrata a posteriori, X-Men: Giorni di un futuro passato è, infine, un buon film d’azione, narrativamente però confuso e, soprattutto, un tassello del passaggio di testimone a Singer dell’intera vicenda mutante che cancella il passato inappropriato e riscrive il futuro più conveninete. Inoltre vi si prospetta - dopo i titoli di coda - l’arrivo del meta-mutante Apocalisse e si promette il ritorno delle vecchie glorie in nuovi capitoli e diverse prospettive che gli spettatori, come il Logan risvegliatosi dopo lo iato straniante del viaggio temporale, devono solo aspettare che venga loro raccontato.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati