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Rocky II

Regia di Sylvester Stallone vedi scheda film

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La recensione su Rocky II

di maso
6 stelle

Stallone lo stallone italiano concede la rivincita a Creed e si concede la rivincita per la sua gallina dalle uova a forma di premio Oscar tutto d'oro ma la gallina gli sfugge dai guantoni e la riacchiappa a fatica dopo aver diretto un film sotto la luce della sit-com e del melò che ci può anche stare tutto sommato.

L'overture in "Rocky II" è una delle cose che più apprezzo del film perchè è un prolungamento immediato degli ultimi attimi del capitolo precedente: la corsa all'ospedale, le schermaglie fra i pugili provati dal duro incontro, la visita notturna di Rocky ad Apollo che rappresenta il primo gesto di amicizia reciproca fra i due rivali esaudisce una domanda che spesso lo spettatore si pone quando vede un film che lo ha coinvolto emotivamente "E POI?".

E poi dopo questo bell’E POI c'è uno smistamento verso la storia sentimentale fra Rocky e Adriana con le loro difficoltà nel crearsi una vita decente lontana dalla box, ma Rocky non può certo fare i bilanci aziendali, per mestiere, e il richiamo del quadrato elasticato è forte soprattutto se Creed sfotte e smania per avere lui la rivincita e provare che la volta scorsa l’incontro lo ha preso sotto gamba.

Rocky non può che tornare alla carica e il personaggio è ancora tanto nostro quanto di Stallone, la città lo saluta con l'altra mano mentre corre ad allenarsi riprendendo un cliché di regia già rodato e quindi funzionante che mantiene i toni su una lieve atmosfera di favola su un personaggio da sogno americano che terrà botta ancora per un altro film decente prima di entrare nella sfera della campagna propagandistica anti USSR nel quarto vergognoso capitolo che ti spiezza in due.

Il buon cast del film precedente c’è ancora tutto: la Shire quasi bella, Polie più affettuoso, Mickey ringhia ancora come un vecchio Schnautzer, Creed è ancora più stronzo e la sua antipatia fuoriesce dai dialoghi qua e la evidenziando i primi sintomi di campanilismo espressi da questa serie verso un qualche cosa di pacchiano che Rocky/Stallone scazzottatore italoamericano rappresenta, lui che piano piano diventa simbolo di lotta alle avversità e sempre meno il bravo riscossore dei gangsters della porta accanto.

Il match finale è più inverosimile per messa in scena del precedente e Stallone paga dazio rispetto all’occhio più attento nel creare l'illusione della battaglia di un regista più regista di lui che non è poi un così gran manico come John Avildsen ma la trovata del doppio KO a un niente dalla campana del quindicesimo round è comunque emozionante.

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