Regia di David Cronenberg vedi scheda film
Il festival del primo piano, l'esecuzione di sceneggiatura, la piattezza della regia che lascia spazio alla verbosità prolissa e sciatta. Ad alcuni registi , penso a Dreyer, bastavan poche e scarne inquadrature e una stanza per creare un'atmosfera ipnotica e coinvolgente. Dico questo perché la regressione preoccupante di Cronenberg dei suoi ultimi 3 film non lascia spazio ormai a molti più dubbi.
Il grande cinema del canadese si è esaurito dopo le ultime coinvolgenti prove che pure avevano segnato un cambio di rotta (History of violence, La promessa dell'assassino) rispetto alla formidabile e precedente filmografia. La "commercializzazione" del prodotto non aveva tuttavia scalfito la capacità di sviluppare un eccellente impianto narrativo. Dopo Eastern Promises , il nulla.
Quest'ultimo filmetto poi rasenta veramente la sitcom. Si può filosofeggiare quanto si vuole, scambiando un'arte per un'altra, ma la cruda e amara realtà , per un appassionato del nostro amato cineasta come il sottoscritto, è che la costruzione visiva del primo piano + parole + parole + primo piano + parole + parole + parole + primo piano + parole , è il segno che le idee sono aimé finite.
Si salva la scena del coito tra la Moore e Pattinson e la successiva esplosione di violenza. La costruzione scenica in soggettiva è qui assolutamente efficace. Ma è un mare nel deserto. Le "visioni" distorte dei personaggi fanno rimpiangere tristemente l'elaborazione filmica ben più elaborata di Spider. La feroce critica allo star system rimane purtoppo slegata da un'adeguato supporto visivo. Eravamo abituati a ben altro. Dove sei Videodrome?
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