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Arriva John Doe

Regia di Frank Capra vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Arriva John Doe

di obyone
7 stelle

Edward Arnold, Barbara Stanwyck, James Gleason

Arriva John Doe (1941): Edward Arnold, Barbara Stanwyck, James Gleason

 

La giornalista Anna Mitchell (Barbara Stanwyck) viene licenziata dal nuovo direttore, assunto per risollevare le sorti del quotidiano per cui scrive. La colonna da donnette non aiuta a vendere copie, così Mr. Connell (James Gleason) la invita a scribacchiare l'ultimo pezzo e ad andarsene insieme agli altri colleghi vittime della purga. La donna, punta sul vivo, manda in stampa un pezzo che sconvolge il giornale. Nell'articolo Mitchell racconta di un uomo, soprannominato John Doe, che dopo uno sfogo avuto in sua presenza, comunica di volersi suicidare alla vigilia di Natale nel caso non percepisse dei cambiamenti positivi, nel governo locale, nei mesi che lo separano dalla festa. Il pezzo funziona e suo malgrado il direttore deve riassumere Anna alle condizioni di lei, sia economiche che lavorative. L'articolo naturalmente è un falso tuttavia lo show deve continuare e alla fine trovare un disperato senza lavoro, che voglia interpretare la parte di John Doe, è un gioco da ragazzi. Mentre la gente scrive al quotidiano sacchi di lettere per confortare l'uomo e convincerlo a desistere, la scelta di Anna ricade su John Willoughby (Gary Cooper), un giocatore di baseball divenuto homeless dopo un infortunio che gli costò la già modesta carriera. Lusingato dal cibo, dai bei vestiti e dal danaro Willoughby finisce stritolato da un marchingegno che lo priva della propria identità. L'uomo vorrebbe scappare ma inizia a provare sentimenti contrastanti che lo legano alla creatrice del personaggio che interpreta, di cui presto si innamora. Il proprietario del giornale intanto cova propositi che solo il direttore sembra intuire.

 

scena

Arriva John Doe (1941): scena

 

Frank Capra dirige un film piuttosto anomalo che esula dalla commediola romantica e dal drammone sentimentale per riflettere, mescolando entrambi i generi, sulla società americana e sul potere che i mezzi di informazione esercitano sul volgo. La questione doveva essere di grande attualità nel 1941. La stampa aveva in mano il destino di una nazione che doveva pronunciarsi sulla guerra in Europa al giro di boa del terzo anno. Non a caso il film apre con una sequenza, che richiama il cinema di propaganda bellica, con una carrellata di volonterosi americani impegnati nei più svariati lavori in fabbrica, manifesto di un grande paese in grado di produrre la propria ricchezza ed il proprio successo. In realtà l'incipit getta fumo negli occhi lasciando intendere che si tratti di una pellicola di propaganda quando nella realtà il soggetto è la propaganda e gli effetti che esercita sulla società. La stampa innalza un soggetto agli altari della cronaca come modello positivo benché palesemente fraudolento e con la stessa facilità ne demolisce i più sinceri propositi con una campagna diffamatoria volta a rovinarne l'immagine divenuta compromettente. L'informazione è potere ed ecco entrare in gioco la politica con i suoi meschini intenti manipolatori.

John Doe è il simbolo dell'americano medio, che lavora, produce, si sfama del sogno americano chiedendo condizioni di vita dignitose. Doe si rivolge ai suoi pari proponendo la propria panacea per risolvere i mali della società americana che avverte crepe evidenti sin dalle particelle più piccole del proprio organismo. La teoria del buon vicinato fa presa tra i cittadini che vorrebbero solamente una società più equa dopo un decennio di restrizioni e stenti dovuti alla crisi economica. Quest'ultima, inevitabilmente, condizionò il cinema dal 1929 fino alla vigilia della Seconda Guerra e la pellicola di Capra non fa eccezione nella rappresentazione di un paese laborioso e fiero governato da banchieri, industriali, editori ricchi e potenti che celano la presenza di milioni di disoccupati e poveri ai quali è stato negato l'incipit bucolico di inizio film. Doe rappresenta gli ultimi e poiché non si piega alla sete di potere dei primi finisce stritolato dal sistema di disinformazione che riesce sempre a muovere il gregge con grande facilità da un pascolo ad un altro più lussureggiante. Una questione attualissima con l'unica differenza che le masse di oggi sembrano abboccare all'amo per eccesso di (dis)informazione rispetto all'A.D. 1941 quando le notizie erano scarse e ad appannaggio della classi sociali più abbienti. Capra analizza il processo di formazione di un'idea e la facilità con cui questa viene messa a tacere per effetto dell'informazione divulgata. Il risultato è di estrema attualità e solo un finale un filo edulcorato riduce il pessimismo dilangante in un moderato possibilismo. Le grandi idee alla lunga finiscono per emergere nonostante le sconfitte subite nel percorso di emancipazione. Concludo con una parentesi sugli attori. Gary Cooper con quell'atteggiamento dinoccolato e fuori posto incarna al meglio l'uomo modesto e senza ambizioni. La goffaggine esibita davanti al microfono dell'emittente radiofonica è l'apice della sua performance attoriale che il regista sfrutta al massimo con inquadrature a campo medio ad evidenziare la statura e la presenza fisica (e morale) del personaggio. Barbara Stanwyck, continuamente in bilico tra la maschera della brava ragazza e l'elmetto della donna in carriera, è molto efficace nella prima parte del film. La parte finale non le dà ragione complice una sceneggiatura che sfrutta l'elemento femminile per dare il via alla narrazione riconducendolo ben presto nei soliti ranghi della donniciola emotivamente instabile che mette da parte i propri propositi di carriera giornalistica per amore di un uomo al quale dedicare tutto il suo trasporto. Anna, tra i deliri del male d'amare, persuade John a lottare ancora per far rivivere l'idea sconsacrata e zittita dal potere ma di fatto abdica al suo ruolo di protagonista per vivere la vita di un altro, replicando, di fatto, la morale della donna inutile senza un uomo e senza figli. Nonostante due star di Hollywood nella parte dei protagonisti vorrei far notare l'interpretazione di Walter Brennan, amico barbone di Willoughby che sciorina un'arguta e poco convenzionale filippica sulla schiavitù prodotta dal danaro. Lascia a bocca aperta gli astanti questa invettiva dal vago sapore socialista, figlia di un'era economica e lavorativa, che metteva in discussione le differenze di classe derivate dal fallito liberismo economico americano. Una libertà espressiva che non avrebbe trovato posto nella cinematografia americana del dopoguerra. Film da riscoprire.

 

TV2000

 

Gary Cooper

Arriva John Doe (1941): Gary Cooper

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