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La gente che sta bene

Regia di Francesco Patierno vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su La gente che sta bene

di alan smithee
6 stelle

Non sarebbe ormai più tempo di mazzette, di imprenditori squali, di politici affamati di potere e agi e privilegi, di finanzieri spregiudicati che giocano a carte o a dadi come prestigiatori puntando sulle sorti del nostro povero paese, smembrando aziende cardine della nostra economia dal dopoguerra per quasi settant'anni, per ricostruirle magicamente in altri paesi, quotarle altrove, pagare le tasse ovunque tranne che da noi, formulando meccanismi così astrusi e complicati che pure i politici stessi (maestri indiscussi del compromesso sotto forma di gioco di prestigio) rimangono zittiti e stanno a guardare ammutoliti. Non sarebbe....... ma invece lo è ..... quando a dirigere il gioco sono grandi e spregiudicati studi di consulenza dove avvocati di grido aizzano e sollecitano le soluzioni più avveniristiche per operare "illecitamente nella legalità". E mentre il Paese si piega in due, affossato da licenziamenti, disoccupazione e tagli sulla pelle del ceto più debole, l'avvocato Umberto Maria Dorloni diviene l'emblema di quella casta che avanza sul dorso di chi crolla e soccombe. Bella casa, bella moglie e famiglia impeccabile, dove il disagio dei figli adolescenti viene superficialmente scambiato per poco più che un capriccio o vezzo caratteriale, Dorloni vive sulla cresta dell'onda, sfruttando la strafottenza con cui ha sempre scaltramente celato la sua superficialità e una sostanziale povertà di mezzi e predisposizione alla professione, portata avanti più chealtro dagli schiavetti giovani di turno, intelligenti, svegli e disposti a sporcarsi le mani preparando il lavoro che poi viene spacciato come farina del suo sacco. Il solito furbetto italiano, che campa sulle spalle e l'operosita' altrui dispensando pillole di saggezza spicciola e qualunquista. Ma quando un affare importante sfuma e lo studio professionale decide di tagliare non piu solo sui dipendenti (troppo facile!!), ma anche sugli associati, ecco che Umberto Maria si ritrova senza occupazione da un momento all'altro, solo poco dopo che il suo unico problema si riduceva a trovare uno smocking da indossare per la serata di gala alla quale presenziare per la serata a venire (evento mondano atteso con gongolante e smargiasso fremito). Ecco dunque che, nonostante le riluttanze di una consorte pure lei ex avvocato, ma ora mamma pensierosa, saggia e a tempo pieno, l'uomo passa da un gruppo di avvoltoi, al re degli squali, rappresentato da un cinico e terribile avvocato specializzato in affari internazionali che gli fa intravedere un futuro ancor più roseo e di successo delle già alte mire del nostro gradasso  superficiale protagonista. Patierno, alla sua quarta regia, insiste (e in un certo senso si ancora,  limitandosi e sminuendosi) attorno alla commedia macchiettistica di denuncia che se vogliamo svilisce un po' (troppo) le eccellenti premesse che il suo brillante esordio (avvenuto anni fa col notevole "Pater familias") aveva fatto subodorare creando forti aspettative. Non che la commedia agra, sarcastica e a tratti pure forte e dai toni anche drammatici (la scena dell'incidente in macchina con fuga è un pezzo forte anche a livello di recitazione ed espressività da parte di Bisio) sia priva di un certo spessore (e Abatantuono traccia una nuova ennesima figura di mostro davvero inquietante per cinismo e crudeltà) e di una sua compiutezza o ragione d'essere (in fondo si filma e si denuncia lo schifo che ci circonda e ci sta facendo inabissare); tuttavia si ha l'impressione che tutto l'argomento forte e scottante resti solo in superficie per disegnare personaggi che rimangono solo bozze tratteggiate in bianco e nero, superficialmente, perche quando si tratta di riempirle di colore, si finisce per tornare alla commedia facile, col suo finale consolatorio e dunque inevitabilmente posticcio e insufficiente a convincerci appieno. Peccato ancora una volta per Patierno, che lancia un sasso pieno di energia carico di buone premesse per volare alto, ma che stenta a riemergere e a saltare sul pelo dell'acqua brillando di energia propria, finendo al contrario per inabissarsi troppo presto.

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