Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film
Sul solco tracciato da Vacanze in Val Trebbia e Sorelle Mai, Bellocchio racconta il passato e il presente a modo suo perchè è Sangue del mio sangue. Mai banale
Marco Bellocchio dalla sua Bobbio continua a fare cinema in assoluta libertà, senza condizioni come disse Paolo VI ai brigatisti. Non è più scomodo o problematico perché i tempi sono cambiati e con l’età si è un po’ ammorbidito, però continua a modo suo un percorso iniziato cinquant’anni fa. La prima storia (concepita inizialmente come corpus unico) è calata in un seicento di canti, preghiere e santa inquisizione. Una suora ha sedotto un prete e ora per riabilitare la famiglia, lei Benedetta deve confessare di averlo sedotto e di essere il demonio. Il fratello del prete suicida è Federico Mai, un soldato stanco di guerre che in qualità di messo familiare parla con l’inquisitore Cacciapuoti e visita il convento invaghendosi di Federica e beneficiando della generosità delle sorelle Perletti che lo ospitano. Immagini suggestive sono l’immersione nelle acque del fiume con Federica incatenata, le apparizioni della protagonista stessa Lidya Liberman (presenza magnetica al naturale), gli interni di casa Perletti ben fotografati da Daniele Ciprì e la scena finale. Il tema del doppio, fede o superstizione tornano volentieri. Cinquecento anni dopo le carceri sede del convento sono ambite da un presunto ispettore della Regione, a sua volta mediatore di un miliardario russo che intende acquistarle, esse sono abitate da un conte che esce solo di notte. La seconda storia sembra essere una metafora dell’Italia Renziana: il conte rappresenta il potere occulto, la prima repubblica e il Cavaliere Nero e Vampiresco che perde la testa e i soldi (della Fondazione) per una ragazzina. Il dialogo con il dottor Cavanna è significativo del Bellocchio pensiero: questa ossessione di avere giustizia, il godimento inconfessato per gli arresti, le invalidità concesse con moderata equità di un tempo, scambiarsi cazzate, sentirsi sinceri…la sincerità che cazzata!. L’ispettore è un farlocco come chi ci governa, bisogna difendere lo status quo e respingere i neo volgari arricchiti. La Guardia di Finanza metterà la parola fine all’andazzo generale.
Il presente è più oscuro e incomprensibile del passato, e lo stesso regista dà il meglio con l’oscurantismo post medievale e si riscatta nel finale con il cardinale Mai che crolla di fronte alla bellezza risorta di Federica. Forse il ritratto del 2015 non è del tutto riuscito, un po’ confuso ma sostenuto da ottimi interpreti. L’autore di BELLA ADDORMENTATA gira nei luoghi sicuri e familiari di Bobbio, nelle acque di quel fiume già coprotagonista di VACANZE IN VAL TREBBIA e SORELLE MAI. Un cinema intimista nel quale rifugiarsi con i suoi attori feticcio: a partire dal bravissimo Piergiorgio, Roberto Herlitzka, Fausto Russo Alesi, Alberto Cracco, Toni Bertorelli, Alba Rohrwacher, Filippo Timi, Bruno Cariello, Gianni Schicchi, la figlia Elena e il fratello Alberto. New entry Federica Fracassi. Splendide le musiche di Carlo Crivelli, in particolare la nenia cantata dalle voci femminili, da pelle d’oca.
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