Regia di Marco Bellocchio vedi scheda film
Film riuscito a metà, "Sangue del mio sangue" non ripete certamente gli exploit artistici di opere come "L'ora di religione" o "Vincere", ma porta comunque evidente il marchio del suo autore. È un insolito dittico in cui si spazia da una vicenda modellata su quella della monaca di Monza ad un divertissement grottesco nella seconda parte, entrambi ambientati nella natia Bobbio, con la partecipazione di molti parenti e amici del regista e una fitta rete di riferimenti ad eventi di carattere autobiografico. Mi è piaciuto soprattutto il primo episodio, girato col consueto rigore figurativo e con un'adesione non superficiale alla materia narrativa: la rievocazione dell'ambiente seicentesco è accurata, i rituali dell'Inquisizione sono restituiti con buona incisività, anche se non manca qualche scena che sa un po' di riempitivo (soprattutto quelle con le due zitelle). Il secondo episodio invece ha invenzioni meno brillanti e un andamento grottesco che alla lunga finisce per stancare, soprattutto nei dialoghi stralunati fra Herlitzka e Bertorelli, oppure nella figura del "matto" Filippo Timi, spinto a recitare con un istrionismo troppo plateale che si contrappone alla sua ottima interpretazione di Mussolini in "Vincere". Bella l'idea di un finale visionario che regge quasi il confronto con quello di "Buongiorno notte", con la suora finalmente libera dalle catene e il sottofondo acustico di "Nothing else matters" dei Metallica riarrangiato per un coro di voci bianche. Piergiorgio Bellocchio svolge con competenza quanto gli è richiesto dal doppio ruolo, ma si vorrebbe che lavorasse anche in film non diretti sempre dal babbo; Roberto Herlitzka è chiaramente il migliore della compagnia pur apparendo nel segmento meno interessante, e la vera rivelazione è Lidiya Liberman nella parte di suor Benedetta, che regge benissimo i frequenti primi piani. Un'opera minore di Bellocchio è pur sempre un film interessante e ricco di spunti, ma stavolta il pubblico ha disertato le sale.
Voto 7/10
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