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Un boss in salotto

Regia di Luca Miniero vedi scheda film

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La recensione su Un boss in salotto

di mm40
4 stelle

Terzo film diretto 'in solitaria' da Luca Miniero, che esordì e lavorò per alcuni anni insieme a Paolo Genovese fra la fine dei Novanta e il 2010 di Benvenuti al sud; dopo il secondo capitolo della fortunata serie, Benvenuti al nord (2012), la terza pellicola di Miniero verte ancora sulle diatribe fra settentrione e meridione, anche se lo fa in maniera più lata, in particolare soffermandosi sugli stereotipi più risaputi (e quindi più smaccatamente comici) del nord laborioso e nevrotico e del sud trafficone, poco affezionato alle leggi ma molto alla famiglia e alle tradizioni. Ma la storia - sceneggiatura dello stesso regista - non vive delle sole caratterizzazioni degli interpreti e degli accenti regionali; si regge innanzitutto sulle (solite) buone performance di Paola Cortellesi e di Rocco Papaleo, nessuno dei quali è più una novità da tempo, e nel resto del cast sono ben assestati i ruoli per Luca Argentero, Ale e Franz, Marco Marzocca e Angela Finocchiaro. Un boss in salotto è un prodottino leggero, ma non frivolo, che nonostante non si prenda alcuna responsabilità di tirare delle morali e pensi essenzialmente a come e quando assestare le gag (riuscendoci peraltro spesso in maniera apprezzabile), a modo suo racconta comunque uno spaccato più che credibile dell'Italia del 2014, fra megaditte in crisi economica, imprenditori disposti a tutto e giustizia-spettacolo. Il finale dolciastro all'inverosimile non era a tutti gli effetti l'unico possibile: ma chiedere più coraggio a un'opera simile sarebbe un rischio: va bene lo stesso. 4,5/10.

Sulla trama

Cristina vive a Bolzano con marito e figlioletti: quasi una famiglia perfetta. Un giorno però i carabinieri le notificano che il fratello Ciro, che non vede da parecchi anni, è stato accusato di essere un boss camorrista e ha indicato casa di Cristina come luogo per scontare gli arresti domiciliari.

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