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Birdman

Regia di Alejandro González Iñárritu vedi scheda film

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La recensione su Birdman

di Lehava
4 stelle

 

SOTTOTITOLO DELLA RECENSIONE: MAGARI MI SBAGLIO. MA CHISSENEFREGA CHE L'IGNORANZA E' UNA VIRTU' ....... Oh, uno si mette a fare cinema, no? Mica facile! Si vive alla giornata, si cerca di imparare guardandosi attorno. Poi magari si trova, un po' per culo un po' per capacità, l'alchimia giusta. Con qualcuno che la storia te la scrive giusta: perché il cinema, anche se fatto di immagini, si basa pur sempre su una storia. Ed in genere, meglio è scritta, meglio è! Non che lo "sceneggiatore" lo possono fare tutti, come gli ingenui credono. Trovi i quattro soldi (facciamo cinque, dai!) che servono, e che sono proprio quelli che servono (non di meno, non di più) per filmare il tuo lavoro. E siccome sei il più egocentrico di tutti (ehhh) ovviamente fai il regista, che poi sarebbe quello che che dirige la baracca. E si fregia, anche solo potenzialmente, dell'allure di intellettuale del settore, visto che è quello, in definitiva, che imprime la propria poetica. Bisogna ammettere che questo ruolo al Sig. Inarritu pare venir bene. Non è uno sprovveduto e pensa al cinema per quello che lui - messicano un po' scapestrato che ha girato il mondo - può fare e sa fare. In fondo viene da un paese di grandi ricchezze non proprio pulite e di grandissime povertà che rischiano la pelle passando il confine o violentate nei deserti di frontiera. Inanella successi che piacciono ai facoltosi, bianchi e progressisti: perché il paradosso è sempre quello! Chi è disgraziato senza un soldo e pure ignorante preferisce guardarsi (quando almeno un soldo ce l'ha) un bel blockbuster che almeno capisce di che parla e che lo distoglie per un paio d'ore dalla realtà. Noi (e mi metto anch'io fra quelli) che invece abbiamo studiato e, di riffa o di raffa che la caviamo benino, accorriamo a guardarci "Biutiful" e andiamo in brodo di giuggiole sgravandoci la coscienza e parlando degli effetti devastanti della globalizzazione, della desertificazione delle aree temperate, delle guerre dimenticate e di Luanda che è in cima alla classifica delle città più care al mondo in un paese prima annientato dalla guerra civile e poi dai cinesi. Dunque la carriera di Inarritu è bene avviata verso un percorso di autorialità a medio/alto budget, che guarda se non proprio al "sociale" quando meno al "verosimile strappalacrime". Che si vorrebbe di più? Beh, già che ci siamo, beh, beh, beh, il buon messicano pensa bene di conquistare la cima, no? Quale è la sua poetica ora che il sodalizio con Arriaga si è spezzato bruscamente? Il fantasma (beh, è ancora vivo!) di quest'ultimo aleggia su "Biutiful" che tra i produttori vede un altro Guillermo pesante (Del Toro) ed Alfonso Cuaron. Due che di cinema qualcosa ne capiscono. Ma poi....poi, tutto solo, dove andrà il nostro Inarritu! Beh, ci mette qualche annetto ma poi, rieccolo. Nella borsa ha 18 milioni di dollari, che non sono bruscolini. Una salda reputazione e che cavoli, vorrà o no vincere il premio più importante? Come? Ma dai, ancora ce lo chiediamo? Cosa piace, da diversi anni a questa parte, alla Academy il cui misterioso "comitato" è composto da un numero imprecisato di nonnetti bianchi di capelli e di pelle, di passaporto americano, non proprio svegli ma molto ricchi? Lo dico io: film costruiti su un eroe/eroina (anche al plurale magari) - sano o malato - che lotta contro tutto e tutti per una buona causa. Circoscriviamo il "buona": buona significa che "risarcisce" un qualche torto lasciando le cose come stanno perchè questo mondo, a chi è privilegiato, non dispiace. Alcuni di questi lavori sono eccellenti (ed il premio se lo meritano) altri un po' meno. Vedi alla voce: "Balla coi lupi" "Dodici anni schiavo" "Il caso Spotlight" ma anche "Il discorso del re" in fondo, "The millionaire", "Il gladiatore" "A beautiful mind", "Shindler's list", "Forrest Gump" "Braveheart" che sono i primi che mi sono venuti in mente. Naturalmente ci sono state eccezioni, la regola non è sempre valida: ma come si può essere sicuri di vincere sul serio? Beh, cominciamo ad impiegare i 18 milioni di dollari ingaggiando: Edward Norton e Naomi Watts che con due così qualcosa di buono ti viene fuori. Aggiungici un Michael Keaton in cerca della occasione della vita. E soprattutto fai quello che a tutti quelli che fanno cinema (ma anche letteratura, ma anche architettura, ma anche muratura) piace e cioé: parlarsi addosso! Che bello!!!!!! Inarritu che fino a ieri ha fatto i film che ha fatto gira "Birdman" che è una critica alla Hollywood dei blockbuster e mette in scena le nevrosi di attori e registi disgraziati, megalomani, drogati, fuori di testa, che gridano in continuazione e non si sa più se recitano o vivono, o meglio vivono perché recitano e recitano perché vivono ed il palco è lì ma è anche qui e tutto insieme è metacinema, è metateatro, è metavita. E' fantastico! E che stile prendere? Ma certo! Stiamo sul registro; finto povero che non guasta. Telecamera in spalla e addosso agli attori, pianosequenza manco fosse il dvd delle prove dello spettacolo da far girare tra i membri della compagnia e come colonna sonora solo percussioni che fa molto, ma molto, intellettuale! Citiamo Carver che è minimal e chic (ma chi lo ha letto? Beh quasi nessuno. Ma qualcuno di sicuro si ricorda di Altman). Aggiungiamoci il giovanilistico come Emma Stone (deludente) che parla del web ed un pizzico di trasgressivo con il bacio saffico che le attrici sono tutte un po' zoccole.Il risultato? Bum! Sbancata l'Academy. E l'anno dopo? Beh, quasi sbancata, perché a questo punto arrivati se uno ha a disposizione decine e decine di milioni di dollari, e Leonardo di Caprio, e la troupe e le location che più gli pare, uno stuolo di sceneggiatori, effetti speciali secondo voi, che non si gira "Revenant"? Ma vaffa...al passato! Il mio futuro è qui: viva il blockbuster che io so farlo autoriale! Abbasso quegli stronzetti con la puzza sotto il naso di Broadway che credono di essere migliori solo perché hanno studiato e pure letto Carver! pensano filologicamente, vanno a fare corsi di dizione e si fanno il mazzo sul palco ogni sera. Domani mattina mi alzo ed io, Inarritu Birdman, il teatro lo so fare meglio perché lo metto dentro il cinema dove si guadagna e faccio pure meno fatica, e mi lancio in disquisizioni psicoanalitiche da quattro soldi: amore ed ammirazione, padre assente pentito, traditore seriale ma in fondo amo mia moglie, la ricerca del successo e la ricerca di sé, la lotta con il proprio ego. Il sottotitolo non è "The Unexpected Virtue of Ignorance"? Ma quanto suona bene in questo nostro mondo in cui metti la tua faccia o il tuo culo (non sono interscambiabili, dai!) in rete e se ti va bene in poco tempo ti pigli 500.000 likes e sei una celebrity! Se sei sul serio furbo lo fai passare pure per raffinatezza: perché alla fine, Riggan questo fa! Entra nel nuovo universo virtuale riuscendosi ancora una volta a reciclarsi ritornando Birdman. Perché alla fine, Inarritu questo fa! Il film più "paraculo" che io ricordi, falso che in confronto Giuda era la Bocca della Verità, e tutti ad urlare al miracolo. Urliamo dunque! Grrrrrrrrrrrrrrrrrrr

Tecnicamente: visto in lingua originale con i sottotitoli in inglese (a supporto, perché certi passaggi un po' troppo ostici). Solo gli attori principali: Edward Norton fantastico! Fino a ieri non avevo mai capito perché tutti dicessero fosse così bravo. Adesso l'ho capito. E' così falso che sembra vero! Michael Keaton così così: troppo sopra le righe, troppo caricato, troppo biascicato, incredulo lui stesso, a tratti spaesato e non è voluto! Naomi Watts: non è in parte ma se la cavicchia. Emma Stone: abbiamo capito che sa urlare, questo è certo. Con quegli occhi lì il ruolo da fattona le viene bene. Il personaggio è scritto male, lei ci aggiunge anche il peggio. Sceneggiatura: vedi sopra. Un affronto a chi all'Arte, al sacrificio, al merito, al lavoro duro, all'onestà intellettuale ancora ci crede. però, si può prendere anche sul ridere! Ed è il motivo per cui ho scritto la recensione. Ridere! Mi sono divertita un mondo guardando il film: come una puntata di "Amici" di Maria De Filippi. Regia: se non fosse per quanto prima, non male. Che Inarritu sappia fare il suo mestiere io mica l'ho messo in dubbio! Anzi. Montaggio: beh, qui, devo ammetterlo. Mi è piaciuto. Quasi invisibile: è comunque uno stile, e ci si crede sul serio. Bene, anzi benissimo. Fotografia: senza infamia né lode. Colonna sonora: ma dai! Per metà film mi propini batteria a gogò, e giù di ritmo, scarno e martellante, e poi sul più bello cambi registro e vai sul classico? Ma va là! Allora è proprio una puntata di "Amici" (ma c'è ancora quel programma lì? Si fa per dire no?).

Riassumendo: stavamo tutto scherzando. A parte il conto in banca di Inarritu, pare.

 

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