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Birdman

Regia di Alejandro González Iñárritu vedi scheda film

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La recensione su Birdman

di Utente rimosso (cinerubik)
8 stelle

Innovativa trasposizione del "decadente". Vale per tutto, vita, lavoro, autostima. Una sceneggiatura piena di saggezza mischiata ad un crudo realismo. Difficile fare i conti col proprio io deluso, rilanciarsi quando si è sul baratro e spiccare il volo. Gran bell'esempio di teatro nel "teatro", o meglio di "teatro" nel cinema e viceversa.

Qualche mese fa vidi per la prima volta "VIALE DEL TRAMONTO" di Billy Wilder e ne rimasi letteralmente affascinato. Mi impressionò la facilità con la quale il regista ha saputo alimentare quel fuoco che divora lentamente una diva allo spegnersi dei "suoi" riflettori senza che lo stesso combustibile divampasse in banalità; guardando BIRDMAN, ennesima rappresentazione cinematografica del declino artistico, ne ho piacevolmente riconosciute alcune tracce. Il problema del "tramonto" dell'idolo c'è, è reale e in passato è stato trasposto da molti (senza troppa fantasia) per mezzo dei proverbiali "tunnel" di alcool, droga o istinto suicida. In BIRDMAN, un sagace Alejandro González Iñárritu, ripete l'esperimento modernizzando il tutto e tenendo lo spettatore aggrappato ad un filo visivo impercettibile ma solido e capace di sostenerlo fino all'ultima scena. Sullo schermo scorrono le disavventure di Riggan Thomson (MICHAEL KEATON) ex protagonista di una saga "blockbuster" (nella quale ha interpretato con enorme successo un supereroe alato) ormai "sbiadito e in procinto di sprofondare nelle sabbie mobili del semi-anonimato. Soldi, famiglia e successo sono ricordi lontani e Riggan, intento a inscenare a teatro (nel duplice ruolo di regista-attore) un'opera di Carver, vive con ansia e insicurezza quella che considera la sua ultima grande occasione. Trionfatore alla cerimonia degli Oscar 2015, BIRDMAN è stato girato interamente a New York in trenta giorni e nonostante l'ambientazione, quasi totalmente racchiusa tra mura, retrovie, palco e camerini del teatro St.James, il film è assai dinamico sia nelle scene che (e soprattutto) nella meravigliosa prosa decadente che compone i dialoghi "nutrendo" invidie, gelosie e tensioni dietro il sipario e al contempo "ammaliando" lo spettatore. Perle come "la popolarità è la cuginetta zoccola del prestigio", "Eri una star di Hollywood, ricordi? Una star ignorante ma affascinante", fertilizzano un terreno sul quale prospera la malinconia, così come le lacrime "disinfettano" l'anima dal pianto . Non mancano stilettate ai critici dalla penna facile: "Un uomo diventa critico quando non può essere attore e diventa traditore se non è in grado di essere un buon soldato". Altro esempio di "teatro nel teatro" pirandelliano, BIRDMAN mescola realtà e finzione, amalgamando bene ogni situazione (ci sono accenni a veri attori e registi hollywoodiani, come in Viale del Tramonto ebbe un "cameo" Cecil B. De Mille) e i protagonisti si destreggiano con grande maestria tra cunicoli, terrazze e scalinate, seguiti quasi costantemente dall'occhio delle telecamere e accompagnati in sottofondo da piatti e batteria, quasi "ovattati" che passano dal placido all'aggressivo quasi come se le bacchette del "drummer" fossero termometri pronti a scandire la tensione in scena. Che dire di Michael Keaton? Non mi è mai piaciuto molto ma in questo film l'ho trovato perfetto nel rappresentare un Riggan egocentrico, continuamente in conflitto tra forza e debolezze, ridotto a parlare con la voce interiore (il suo io delle glorie passate) e costretto ad essere assertivo, spazzando via ogni rimpianto di quel costume da uccello smesso che svolazza ancora negli occhi dei fans e nella sua coscienza. Edward Norton è bravissimo a interpretare il ruolo strafottente e "no rules" che gli riesce meglio. Emma Stone è un talento puro; eclettica e convincente in ogni parte che interpreta; stesso discorso per Naomi Watts (sempre apprezzabile). Vanity Fair, rivelò qualche tempo fa un'indiscrezione sulla sceneggiatura: doveva apparire in un'ironica scena, un Johnny Depp autocommiserante, con il manifesto di Jack Sparrow alle spalle, quasi a creare un parallelo grottesco con Thomson/Birdman. Il film è perfetto così e il destino (l'impossibilità di Depp a prendere parte alle riprese unita a un ripensamento di Iñárritu) ha lavorato bene. Birdman merita i riconoscimenti ricevuti, le due ore di visione e (ampiamente) il prezzo del biglietto. È cinema di grande spessore. Applausi.

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