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Birdman

Regia di Alejandro González Iñárritu vedi scheda film

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La recensione su Birdman

di LAMPUR
10 stelle

 

 

locandina

Birdman (2014): locandina

Birdman ti prende per mano, ti solleva dalla poltroncina coi suoi minipoteri che emana ed evoca, ti intrappola sullo schermo che non hai ancora finito di sistemarti il soprabito sulle ginocchia e ti conduce per mano in un superpianosequenza dove srotola comicosurrealeactiondrammagrottesco a ritmi in/consueti, dove anche una meravigliosa colonna sonora sincronizza suono/immagine/movimento in un tutt'uno.

Sei calamitato da scene e dialoghi che ti si sciolgono addosso e avviluppano in quel superrealismo al quale ti costringe la camera in continuo divenire.

Ma che comprende anche pause, le pause che noi, nel nostro quotidiano - personalissimo - piano sequenza, giriamo con innata naturalezza, respirando adagio quasi a riprendere fiato.

 

Michael Keaton è Riggan Thomson. E' divenuto famoso grazie a Birdman, un supereroe alato: tolto il costume ha imboccato la via dell'oblio.

Nel film cerca di affrancarsi definitivamente da questo ingombrante e inquietante fardello mettendo in scena una pièce di Carver.

Il contorno della compagnia teatrale, dei fantasmi, delle nevrosi, delle rivendicazioni di ognuno di questo eterogeneo gruppo dove ci muoveremo in claustrofobico e frenetico circolo tra palco, quinte, camerini e le immediate vicinanze del teatro, è il terreno di gioco scelto da Inarritu.

Un elogio alla vita teatrale che, modesto calpestatore di palchi e retropalchi, ho avvertito in tutta la sua potenza, quel dietro le quinte che palpita di copioni in ebollizione, di correzioni in corso, di metodi che si scontrano, di alleanze e strategie, di amori rubati in corridoio, di recitazione trasudata, viva, eccitata, come solo chi ha costruito spettacoli riconosce a pelle; le porte da aprire, le tende da scostare, la scelta del tempo, gli oggetti di scena a suggerirti la battuta.

Un clima di teatro pulsante dentro un film che scorre a quel ritmo, ritmo di piano sequenza che è la velocità del teatro.

Una commedia dura due ore e tu sei là. O sul palco o dietro. O in poltrona col pubblico, a srotolare tempo in diretta.

Poi c'è il cinema, certo, le meduse spiaggiate ad alimentare il Birdman introspettivo, quello defilato, quello che l'atto inizia in camerino e la scena madre la sfoderiamo al bar, per distruggere la critica che vuole distruggerti, volando solo con le parole.

Quello è il Birdman che si libra alto anche uscendo da un taxi, che schianta il destino, con gli schizzi di saliva esaltati dal controluce, che si pulisce la bocca con tutto il genere umano, che ricrea e dona nuovo vigore a Carver anche se nei bicchieri non c'è whisky ma tè.

E noi lì a goderci uno spettacolo che sembra chiuso in sé ma spazia e smonta il mondo, quello del cinema, del teatro e del virtuale (coi social che ti creano e ti distruggono in un clic), e ne incrocia e sovrappone i linguaggi affidandosi ed elevando anche i coprotagonisti (deliziosi i Norton, le Stone, i Galifianakis) in qualità di assoluti mattatori ad ogni (piano)sequenza.

Non è un caso se Keaton e Norton poi, abbiano vestito i panni di superoi nel loro passato cinematografico, purificandosi ora nella definitiva archiviazione di un cinema che Inarritu rilegge con grazia estrema e “imprevedibile - ma non troppo - virtù”.

Un film coi superpoteri. Davvero voglio crederlo.

Occhio a non uscire dalla sala... volando..

 

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