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Borgman

Regia di Alex Van Warmerdam vedi scheda film

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La recensione su Borgman

di millertropico
8 stelle

Sappiamo davvero molto poco qui in Italia di ciò che viene prodotto anche di interessante in molte zone del mondo, Europa compresa  e questo ci impedisce di valutare la vitalità (cinematograficamente parlando) anche di nazioni geograficamente non troppo distanti dalla nostra terra. Se qualcosa ci arriva di straforo, dobbiamo quindi ringraziare soprattutto i festival che ogni tanto contribuiscono (timidamente) a farci tastare il polso della situazione aprendo una piccola breccia.
Premessa indispensabile la mia per parlare di un film come "Borgman" passato di recente dal festival di Cannes, ma che dubito possa trovare spazio per una distribuzione almeno qui da noi, e questo anche per la particolare peculiarità della storia e della messa in scena.
A mio avviso è persino difficile classificarlo in un genere ben definito poichè qui ci troviamo di fronte a un interessante ibrido che si muove fra la fantascienza e il pamphlet politico.
Un'opera molto complessa e articolata insomma per più di una ragione fortemente inquietante che mette forse troppa carne al fuoco, ma che lascia alquanto disturbato (lo dico in senso positivo) lo spettatore che può amarlo o meno (questo dipende dai gusti di ciascuno) ma non restare indifferente, oerchè qualcosa smuove di sicuro.
Interessante l'orchestrazione registica di Alex van Warmerdam, del quale proprio in considerazione di come riesce a inquietare rinnovando un poco un percorso abbastanza abusato come questo e ad illuminarlo con bagliori decisamente luciferini accompagnati da un acre odore di zolfo (in senso metaforico ovviamente) vorremmo conoscere molto di più per verificarne meglio le sue attitudini e considerarlo davvero ed a pieno titolo, un nome da tenere in forte considerazione anche per il futuro.
Qui, almeno per quel che mi riguarda (anche se il film è tutt'altro che perfetto e avrebbe bisogno di una migliore messa a fuoco anzichè disperdersi in troppe direzioni come invece fa) è una promessa che questo suo "oggetto" non del tutto identificato e identificabile colloca tra quelle da porre in positiva osservazione.
"Il diavolo probabilmente" insomma (citando Bresson).
La storia, come ho già accennato, è abbastanza usurata se vogliamo (conta però e soprattutto in questa circostanza, la qualità anche inventiva della rappresentazione): un clochard bussa alla porta di una villa e chiede cortesemente di poter fare un bagno. Il marito lo caccia, ma invece la moglie (novella Eva?) impietosita dalle trasandate condizioni dell'uomo, ldecide di accogliero e riesce a imporre la cosa anche al suo più diffidente consorte.
Questo è però solo il primo passo verso la distruzione progressiva e implacabile di una vita pribilegiata (non siamo comunque dalle parti di Haneke, tanto per fare un esempio concreto in relazione a parecorsi  in apparenza similari): perche il terreno tra incubi e seduzioni e il reclutamento di sempre nuovi adepti per un esercito in fortissima espansione come quello del male è molto più problematicamente magmatico e paludoso.
Film dunque da vedere assolutamente (magari con i sottotitoli in italiano che forse faciliterebbero meglio la comprensione di alcuni passaggi oscuri che la mia scarsa conoscenza  del francese ha reso un poco problematica,ma è già tanto se sono riuscito a visionarlo anche in siffatte condizioni tutt'altro che ottimali).

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