Espandi menu
cerca
Un dollaro d'onore

Regia di Howard Hawks vedi scheda film

Recensioni

L'autore

Dany9007

Dany9007

Iscritto dal 15 giugno 2020 Vai al suo profilo
  • Seguaci 12
  • Post -
  • Recensioni 176
  • Playlist -
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi
Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Un dollaro d'onore

di Dany9007
7 stelle

Trovo un po' di imbarazzo a scrivere una recensione sul western che da ragazzino consideravo il più rappresentativo sia del genere che della filmografia del protagonista, John Wayne. Rivedendolo con occhi più adulti non posso omettere, insieme a moltissimi pregi, parecchi limiti che questo film, pienamente collocato nell'epoca più "classica" del genere, mostra oggigiorno, ma forse già allora.

Partiamo dai personaggi. Più o meno volutamente sceneggiatori e regista hanno creato delle caratterizzazioni quasi da fumetto, o comunque molto stilizzate: di alcuni di essi nemmeno viene detto il cognome (ne sono esempi Dude, Feathers, Stumpy), di quasi tutti non si conosce il passato, salvo degli accenni estremamente superficiali (sappiamo dei due anni di Dude trascorsi ad ubriacarsi per pene d'amore o scopriamo dopo un'ora che Burdette aveva sottratto dei terreni a Stumpy ma nient'altro). Al di fuori del personaggio di Dude (uno splendido Dean Martin) che propone un'interpretazione più sofferta, meno infallibile e proprio per questo più reale, gli altri soggetti non hanno un momento di esitazione nelle loro azioni. Wayne, nel ruolo del granitico sceriffo è sempre determinato, consapevole delle sue responsabilità di leader, dalla forza morale "contagiosa" tant'è che è attraverso la sua veemenza che gli altri (Dude in particolare) migliorano sé stessi. Tuttavia questa caratterizzazione non propone un momento di "umanità" del protagonista (coerentemente con la volontà del regista e del protagonista di dare una risposta più patriottica allo sceriffo di Mezzogiorno di fuoco, più realisticamente angustiato dal perdere la vita in uno scontro impari), che finita una sparatoria si mette tranquillamente a battibeccare con la sua bella. I cattivi sono anche in questo caso solo tratteggiati: arroganti, spregevoli  e privi di scrupoli (non si può non odiare Joe Burdette che lancia il "dollaro" del titolo nella sputacchiera per umiliare Dude) ma privi di consistenza. 

Per quanto riguarda la sceneggiatura, sebbene costruita con la precisione di un metronomo (è eccellente come gli spazi si alternino con ordine in un contesto straordinariamente urbano), a mio avviso ci sono due elementi che ne deteriorano l'efficacia: primo fra tutti delle parentesi "comiche" che vedono come protagonista il piccolo messicano Carlos (Pedro Gonzalez Gonzalez), di stampo quasi teatrale, in secondo luogo, la love story che si sviluppa tra lo sceriffo e l'affascinante avventuriera, che puntualmente spezza ogni tensione narrativa dovuta allo stato d'assedio in cui versano i protagonisti. Tra l'altro nel rivedere il film più e più volte a mio avviso sono emersi un paio di (piccoli) buchi nella vicenda: il primo, quando i "bravi" di Burdette cercano di liberare Joe, accompagnando lo sceriffo alla prigione, lo imbeccano suggerendogli di dire a Stumpy di aver pagato la cauzione per Joe: a questo punto mi viene da chiedere perchè Burdette non lo avesse fatto davvero se ci fosse stata questa opportunità, anzichè lasciare il fratello tra le mani (pesanti) dello sceriffo. Sempre in questa sequenza uno degli uomini di Burdette rimane ferito, ma nelle scene successive mi pare che nella prigione ci sia sempre e solo Joe, che fine fa questo individuo?

Credo che la pellicola abbia almeno due sequenze da antologia: la sequenza d'apertura (priva di dialoghi) che con un'abilità stupefacente nell'uso delle musiche, delle inquadrature, dei gesti, al pari di un film muto, riesce a trasmettere i sentimenti dei personaggi; la seconda è ambientata nel saloon, quando Dude, deciso a riscattarsi, interroga gli uomini di Burdette al fine di scoprire chi fra loro è l'assassino a cui danno la caccia: anche in questo caso si vive un climax di tensione e di appassionante senso di giustizia che trionfa eccezionalmente efficace. Circa la sparatoria finale invece, mi sembra che mostri parecchi limiti: al di là del fatto che dubito che in una sparatoria i protagonisti abbiano tempo ed animo per scambiarsi battute ironiche, manca ogni tensione davvero drammatica, con Burdette che "forte di 40 uomini" si fa prendere in assedio in una baracca da 4 nemici. Si salva solo la bella figura di Stumpy che, profondamente amareggiato dal dover essere escluso dalla resa dei conti sarà invece vitale nel risultato della partita. 

Infine il finale alla "vissero tutti felici e contenti" diciamo che è il colpo di grazia verso ogni realismo della vicenda: i protagonisti ne sono usciti senza un graffio e anzi messi megllio di prima, il paese (che fino ad allora neanche sembrava essere abitato) si prepara a far festa e lo sceriffo può anche (finalmente) godersi le amorevoli attenzioni della ragazza. Nulla di più artificiale. 

Al netto di tutti questi limiti devo però ribadire che questo film è anche un pezzo di scuola di cinema che ha infatti influenzato registi e sceneggiatori (a partire dal chiaro omaggio di Carpente con il suo Distretto 13: le brigate della morte). C'è anche da dire che questo film è stato una sorta di feticcio per il suo regista il quale, cimentandosi ancora due volte nel genere, non riuscirà più a non farne delle variazioni sullo stesso tema. Nota di merito sull'interpretazione di Dean Martin, l'unico personaggio davvero fragile e per questo più vero e sulle efficaci musiche del professionista Dimitri Tiomkin. 

 

 

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati