Regia di E. B. Clucher (Enzo Barboni) vedi scheda film
Terence Hill affiancato da suo figlio Ross in un film troppo simile a quelli con Bud Spencer per non sentirne la mancanza. Resta questo l'handycap principale di una commedia on the road comunque ben ritmata.
Conclusasi due anni addietro con “Miami Supercops” la lunga e proficua partership con Bud Spencer, Terence Hill prova a riproporre il medesimo canovaccio di sempre con questo “Renegade – Un osso troppo duro”, sostituendo il nerboruto ex campione di nuoto partenopeo con suo figlio Ross Hill, appena quattordicenne. Il risultato è una commedia on-the-road leggera leggera e indubbiamente simpatica, ma che va a piazzarsi a svariate lunghezze di distanza dai lavori realizzati con Big Bud (con l'eccezione del tristissimo “Botte di Natale”, operazione nostalgia uscita una decina di anni più tardi). Manico dell'operazione è il fido E.B.Clutcher, al secolo Enzo Barboni, colui che in pratica li aveva resi delle superstars internazionali col mitico “Lo chiamavano Trinità”. E che regista e protagonista lavorino in perfetta sintonia è cosa evidente. La storia in se non è niente di straordinario, ma non lo erano in genere nemmeno i più grandi successi del duo, ma il ritmo non viene mai meno e alcune trovate sono effettivamente divertenti. Quello che purtroppo tara il tutto è l'aver voluto riproporre lo spirito dei film con Bud Spencer senza però avercelo Bud Spencer. Ed essendo il suo partner un ragazzo, ecco che Hill Sr. si ritrova addosso sia le stigmate del piacione imbroglione (e queste sembra averle nel DNA), sia quelle del picchiatore dal cuore d'oro che appartenevano invece per ovvie ragioni al suo corpulento socio. E così la cosa funziona molto meno. Per il giovanissimo Ross sarà questa purtroppo l'ultima apparizione sul grande schermo in quanto perse la vita due anni più tardi in un incidente stradale.
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