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Queen Kelly

Regia di Erich von Stroheim vedi scheda film

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FABIO1971

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Queen Kelly

di FABIO1971
10 stelle

"Let's pretend, just for tonight, that you are the Queen... Queen Kelly!".
[Walter Byron a Gloria Swanson]

Kronberg, capitale di un antico (ed immaginario) regno dell'Europa Centrale, governato sin dall'epoca feudale da una violenta dinastia: dietro le mura grigie del Palazzo Reale si nascondono "strani segreti" ed una folle sovrana, Regina V (Seena Owen), "ultima della sua stirpe, erede della loro sete di sangue, vanitosa, egoista, crudele", che conduce un'esistenza dissoluta e nutre "una sordida e gelosa passione per il suo promesso sposo", il giovane principe Wolfram (Walter Byron). Memorabile la sua entrata in scena, nuda sotto le lenzuola del suo letto, mentre, smaniosa ed ubriaca, continua a bere champagne e a struggersi rabbiosamente davanti alla foto del suo principe, che infatti non la ama, oltraggiandola pubblicamente con la sua condotta libertina. Spedito per punizione a guidare il battaglione militare in un'esercitazione, Wolfram incontra una giovane ragazza orfana, Patricia Kelly (Gloria Swanson): conquistato dalla sua bellezza ("suo padre, un artista viandante irlandese, le aveva lasciato solo il suo fascino ed il suo carisma") ed impudenza, rapisce la ragazza dal convento di suore in cui vive e la conduce con sè al Palazzo Reale con l'intenzione di sedurla. La regina, però, li scopre proprio quando si stanno giurando eterno amore ("Con la mia testa sul tuo cuore stringimi forte e non svegliarmi mai, cantami e baciami profondamente, cuore e anima e corpo... Prendimi!") e, furibonda, polverizza i sogni di Patricia rivelandole la meschina condotta di Wolfram ed aggredendola selvaggiamente a colpi di frustino. Il principe, che non vuole sposarla perchè ormai innamorato di Patricia ("A volte un'intera vita è vissuta in un giorno solo. E se non posso avere Kelly, non ho niente per cui vivere!"), viene invece confinato in una prigione militare, mentre Patricia tenta il suicidio gettandosi da un ponte: salvata dalle guardie del Palazzo dalla morte nelle acque del fiume, viene ricondotta al convento, dove apprende da un telegramma che deve accorrere urgentemente in Africa, unica parente esistente, al capezzale della zia moribonda, la signora Donovan, stroncata da un colpo apoplettico, per espletare le pratiche testamentarie. Giunta nell'Africa Orientale, a Dar-es-Salaam, Patricia apprende di aver ereditato il bordello della zia, in cambio, però, del suo consenso al matrimonio con Jan Vryheid (Tully Marshall), l'uomo che in tutti quegli anni aveva provveduto a lei segretamente, pagandole le spese per l'istruzione e la permanenza nel convento: "il miglior marito al mondo", le precisa sua zia. Ma Jan è, in realtà, un vecchio storpio vizioso e malvagio, che si è approfittato della fiducia della signora Donovan soltanto per soddisfare le sue più turpi passioni. Patricia, per amore della zia e la povertà delle sue condizioni di vita, è costretta ad acconsentire: ed ora che l'adorata nipote si è finalmente "sistemata", la signora Donovan può morire serenamente. Soprannominata dai clienti Queen Kelly per il suo portamento regale, Patricia diventa la "madame" del bordello: alla morte di Jan, ucciso durante una rissa, riceve la visita di Wolfram, nel frattempo liberato dalla prigionia ed accorso in Africa sulle sue tracce. Il principe, finalmente, promette alla sua nuova "regina" di sposarla: "Maestà, sono ai suoi piedi"...
La lavorazione travagliata, le insormontabili traversie produttive, la sua incompiutezza (forse il più incompiuto tra i film incompiuti), il fascino perverso e malato emanato da ogni fotogramma della pellicola hanno contribuito nel tempo ad accrescerne la fama di capolavoro "maledetto" e come tale, per interi decenni, è stato considerato Queen Kelly, penultima regia dell'austriaco Erich Von Stroheim. Anche lui, ovviamente, "maledetto", anzi il "maledetto" per antonomasia tra i grandi maestri della storia del cinema. L'avventura di Queen Kelly ha inizio quando Gloria Swanson, diva all'apice della celebrità hollywoodiana, decide di fondare una casa di produzione (la Gloria Productions Inc.) insieme al suo amante dell'epoca, Joseph P. Kennedy (padre del futuro presidente statunitense): contatta, quindi, Erich Von Stroheim, che le propone un suo soggetto, The Swamp. Seppur consapevole delle eccentricità e delle rigorose abitudini del regista, l'attrice sposa entusiasticamente il progetto ed avvia la lavorazione del film: le riprese iniziano l'1 novembre 1928, segnate sin dai primi giorni dalla meticolosità di Von Stroheim, dalla sua maniacale cura di ogni dettaglio, dalla sua proverbiale "crudeltà" nei confronti degli attori, dalla continua ripetizione dei ciak fino al raggiungimento della "perfezione" e, infine, dalla decisione del regista di girare il film quasi interamente in sequenza. I costi, perciò, iniziano a lievitare: nel suo progetto iniziale Queen Kelly avrebbe dovuto superare le quattro ore di durata, per le quali la produzione stanziò un budget di 800000 dollari, che, a poco più di un terzo delle riprese (quando Von Stroheim aveva appena iniziato a girare la parte africana), era già stato dimezzato. Terrorizzata dall'avvento del sonoro ed infastidita fino all'esasperazione dalle continue discussioni col regista, Gloria Swanson, il 21 gennaio 1929, decide di interrompere la lavorazione e licenziare Von Stroheim (il pretesto fu una famigerata sequenza in cui il viscido Jan sbavava sulla mano di Patricia). Il regista, però, grazie alle clausole del suo contratto, blocca la distribuzione del film negli Stati Uniti: nel 1931, con l'acclarato e definitivo avvento del sonoro, Gloria Swanson decide di rimettere mano alla pellicola. Scrive un nuovo finale in cui la protagonista muore, modifica il montaggio di alcune sequenze della parte europea per consentire all'operatore Gregg Toland di girare le nuove scene previste, elimina completamente la parte africana ed affida ad Adolph Tandler la composizione della colonna sonora: il "nuovo" Queen Kelly viene distribuito, però, solo nei cinema europei e sudamericani (negli Stati Uniti bisognerà prima attendere il 1950, quando in Viale del tramonto ne viene mostrata una sequenza e poi il 1966, quando, presentato dalla stessa Swanson, verrà trasmesso in televisione). Sarà soltanto nel 1985, quando i diritti di sfruttamento della pellicola vengono acquisiti dalla Kino International, che finalmente verrà ricomposta la maggior parte del materiale girato, ricostruendo con foto di scena e didascalie riassuntive il resto della parte africana ed il finale originariamente previsto da Von Stroheim.
Un film, dunque, irrimediabilmente incompleto, che, seppur martoriato, resta ugualmente, oltre che un folgorante compendio del cinema del suo autore, un capolavoro assoluto: per il fetido fascino della perversione che ammanta la pellicola con nauseabondi miasmi e la elegge a tenebrosa parabola della dissoluzione umana, per il torbido romanticismo con cui Von Stroheim affronta le ossessioni dell'amore, le trasgressioni dell'erotismo, la disperazione della passione, il sadismo, per lo sguardo beffardo con cui è ritratta la corruzione dell'aristocrazia, per la fluidità drammaturgica della narrazione, per la sontuosità della messinscena, per la maestria tecnica delle scelte stilistiche adottate (dall'esemplare cura nella composizione delle inquadrature ai virtuosismi dei movimenti di macchina, dal tripudio di dissolvenze alle soluzioni del montaggio), per i guizzi umoristici della commedia sentimentale a stemperare l'aspra e sanguigna passionalità del melodramma. Sorretto dall'interpretazione carismatica di Gloria Swanson (ma Seena Owen, nei panni della regina, fornisce una prova altrettanto intensa) ed immerso nella straordinaria fotografia di Paul Ivano e Gordon Pollock, che incornicia le sfarzose scenografie curate da Harold Miles in un suggestivo delirio di luci ed ombre, Queen Kelly riprende dal precedente Sinfonia nuziale la critica sferzante alla nobiltà europea, traducendola in una simbolica vicenda di amore e morte, dove il lieto fine che la conclude appare più come un'ironica provocazione che come il sospirato trionfo dei "buoni sentimenti". Impossibile non citare alcune memorabili sequenze: dalla regina che, davanti alle sue guardie, gira nuda per il Palazzo Reale, alle mutandine lanciate da Gloria Swanson sulla faccia del principe (che poi le annusa e gliele restituisce), dall'incendio inscenato nel convento durante la spedizione segreta di Wolfram per rapire Patricia, allo sguardo repellente e bramoso di lussuriosi propositi con cui Jan, al capezzale della zia, scopre per la prima volta la bellezza di Patricia, accarezzandole una mano con untuoso ed estatico godimento. Probabilmente, nelle sue previste quattro ore di durata complessiva, Queen Kelly sarebbe stato IL film.

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