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Velvet - Il prezzo dell'amore

Regia di Neil LaBute vedi scheda film

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La recensione su Velvet - Il prezzo dell'amore

di supadany
5 stelle

Nel corso della sua carriera, Neil LaBute non ha saputo confermare quanto realizzato di buono nelle prime battute (Nella società degli uomini (1997) ebbe un buon eco), ma per questa occasione torna ad una forma minimale tre anni dopo un lavoro di natura alimentare (Il funerale è servito, 2010).

Un solo luogo, l’appartamento di Velvet, e due interpreti che duettano dall’inizio alla fine recitando una parte nella parte.

Senza alcun preavviso, Fred (Stanly Tucci) si presenta alla porta della sua ex Velvet (Alice Eve) dicendole di aver finalmente lasciato la moglie e di essere pronto a riavviare una storia con lei.

Velvet è ritrosa, anche perché nel frattempo ha nuove frequentazioni, ma Fred non molla e, in un continuo confronto, emergono segreti che vanno a comporre un puzzle che sarà chiarito solo al culmine del loro acceso incontro.

 

Stanley Tucci, Alice Eve

Velvet - Il prezzo dell'amore (2013): Stanley Tucci, Alice Eve

 

Un confronto a due lungo un film, posizioni e coperture studiate secondo un copione (nel copione) con particolari inseriti di volta in volta.

Decisamente logorroico, come non può che accadere in una costruzione simile, ma la scrittura ricade spesso su se stessa accusando dei limiti nella progressione che risulta più volte accidentata.

In casi come questo, gran spazio è riservato alle interpretazioni per quanto inevitabilmente teatrali e impostate; Stanley Tucci primeggia alzando i toni, mentre Alice Eve tiene il passo, offrendo una prova nel complesso intrigante.

Solo sul finale sopraggiungono i “fuochi d’artificio” che forniscono un significato completo attraverso il quale rileggere un po’ tutto; sicuramente all’altezza, indubbiamente furbo ma necessario, però arrivarci integri non è affatto così scontato.

La formula con duetti prolungati non è una novità, e altrove ha trovato giustificazioni, motivazioni e costruzioni ben più articolate, mentre in questa occasione pare un esercizio di stile un po’ saturo che ha ben chiaro in testa il punto di approdo (a suo modo brillante), meno il percorso che non manca di portarsi appresso un po’ di noia.

Non una battuta d’arresto vera e propria per Neil LaBute, ma un’occasione non proprio sfruttata, questo sì, viene facile da pensare.

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