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Lo sconosciuto del lago

Regia di Alain Guiraudie vedi scheda film

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giancarlo visitilli

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La recensione su Lo sconosciuto del lago

di giancarlo visitilli
8 stelle

In molte città, che non hanno il lago, é lo stadio. Ma anche la spiaggia, d’inverno e d’estate, dove, all’ombra e sotto la protezione degli alberi, è facile nascondersi, più che ripararsi. Perché, se un film che racconta l’amore fra persone, desta ancora scandalo, anche in un paese come la Francia (il film è stato premiato fra le ovazioni della critica all’ultimo Festival di Cannes, dove ha ottenuto il Premio per la miglior regia nella sezione Un Certain Regard), vuol dire che ne abbiamo ancora di strada da fare. Ma in Italia lo sappiamo, meglio che in altri paesi, cosiddetti civili, europei.

Firmato dal regista di culto Alain Guiraudie, è in programmazione anche presso alcune (ma veramente alcune) sale, Lo sconosciuto del lago. Sulla cui riva, in estate, s’incontrano uomini gay, in cerca di sesso occasionale. Tra i frequentatori più assidui c’è il giovane Franck, che presto si innamora dell’uomo più ambito della spiaggia, Michel. Anche quando scopre che Michel nasconde un segreto sconvolgente, questi sceglie di affrontare il pericolo e vivere la sua passione, fino in fondo.

Questo noir-sorpresa, per il box office francese, in Italia è considerato uno dei casi cinematografici dell’anno. Al centro del suo interesse è evidente che ci sia l’ossessione amorosa. Un’ossessione che si fa cinema, anche per mezzo delle inquadrature, apparentemente simili, ridondanti, con sequenze e azioni ipnotiche, ma che hanno nell’impercettibile la novità. Realizzato con un realismo estremo, con una delle scelte registiche migliori di tutto il film, che privilegia l’assenza di qualsiasi suono, se non quello naturale della natura, il film di Guiraudie è un inno alla natura. Quella umana e quella, segreta e vergine, dei luoghi in cui si svolgono i fatti. Una natura non assolutamente di facile accesso, in cui non c’è soltanto la ricerca del sesso furtivo, ma anche quell’ossessione amorosa, ch’è esperienza di pace e via di fuga dalla solitudine, sebbene non manchino guardoni e tanti (gli spettatori compresi) messi nella condizione di non poter guardare e mettere a fuoco, finanche illuminare, fra l’eros mostrato senza alcun velo e senza mai volgarità. E se i luoghi sono tali, ad abitarli un coacervo di solitudini, testimoni le auto, parchegghiate a debita distanza l’una dall’altra, in tempi che sono ciclici, come le giornate che s’inseguono, al modo degli amanti. Il tutto, in un microcosmo in cui, attorno l’evento chiave, l’omicidio, attraverso un genere preciso, il giallo, si consuma la mendacità dell’amore, fra illusione, attrazione e la passione, che fa chiedere ancora a molti, ancora a troppi: “E’ un modo strano di amarvi, il vostro”.

Per tanto, degna di nota e ineccepibile é la scelta della Teodora, di distribuire un film, in originale, che non ci ha privati del fruscio che fan le foglie, fino allo sciabordio dell’acqua tagliata dai corpi. Insieme alla possibilità di guardare l’amore secondo altri. 

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