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Giovane e bella

Regia di François Ozon vedi scheda film

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La recensione su Giovane e bella

di Kurtisonic
6 stelle

Giovane e bella, più che sollevare interrogativi sulle dinamiche di crescita delle nuove generazioni è un acritico e compassionevole atto d’amore nei loro confronti. La storia può ricordare Questa è la mia vita,  di Godard, ma non contiene elementi strutturali di una sottesa conflittualità ideologica, anzi la diciassettenne  studentessa Isabelle che si prostituisce, ha tutto ciò che potrebbe desiderare, dunque presumiamo dai pochi elementi rivelatori sul suo passato che possa soffrire di uno scompenso affettivo, di un disturbo della personalità, di un disordine compulsivo,  o di tutto e di più e sono solo delle vaghe possibilità. Un po’ dramma da camera (da letto) e un po’ commedia finto psicologica, la giovane e bella si mostra generosamente in azione e nella relazione con il mondo adulto, F.Ozon ottiene il duplice scopo di non fare giudicare con superficialità e leggerezza l’atteggiamento apparentemente distaccato della protagonista, dal volto intenso e malinconicamente bellissimo, e mette in evidenza i comportamenti e le frustrazioni dei casuali clienti. Il punto di svolta si realizzerà con la relazione con un attempato e ricco borghese, ma solo il tempo dirà se si è trattato di una semplice parentesi. Attraverso un arco temporale di quattro stagioni, accompagnate da altrettante canzoni, Ozon sembra bruciare l’esistenza di Isabelle, lavora sul contesto adulto borghese, nella sua decadenza relazionale, nell’impoverimento affettivo, nelle implosioni famigliari, nella paura dello scorrere del tempo che rendono la sciolta Isabelle in fondo una inconsapevole vittima di un mondo che si sgretola davanti ai suoi occhi. Meno didascalico del fortunato Nella casa, il film conferma Ozon come uno dei portabandiera della cinematografia francese orfana più di Rohmer e Truffautt che dei vizi nascosti e svelati di Chabrol, tutto avviene alla luce del sole che illumina a giorno gli eleganti interni ma non è mai un belvedere. A diciassette anni non si può essere seri, recita una poesia di Rimbaud che voci e volti di giovani recitano per singoli versi, con Isabelle che in fondo rappresenta un muto testimone di uno scollamento sociale sempre più grande e di difficile comprensione. Una menzione doverosa va alla fulminante apparizione finale della sublime Charlotte Rampling, in cinque minuti che valgono tutto il prezzo del biglietto unisce intensità, passione e trasporto per un mondo purtroppo sempre più distante.  

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