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Prisoners

Regia di Denis Villeneuve vedi scheda film

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La recensione su Prisoners

di alan smithee
8 stelle

Character poster Hugh Jackman

Prisoners (2013): Character poster Hugh Jackman

Il dolore per una sparizione improvvisa ed immotivata lascia in chi resta e si affanna a cercare la persona scomparsa, un'angoscia che dilania l'anima e il corpo: uno stato di ansia che si trasforma in resa apatica ed incondizionata o viceversa in una furia incontrollata che contribuisce a fa uscir fuori il lato animalesco più nascosto del nostro essere. I coniugi Dover, che vivono la tragedia della sparizione della propria figlioletta bionda, scomparsa improvvisamente assieme ad una amica vicina di casa mentre le rispettive famiglie festeggiavano la ricorrenza del Ringraziamento, rappresentano due modi di reagire a questa tragedia immane.

In via più generale, la sparizione improvvisa di un figlio, la sua morte improvvisa per un male incurabile, possono provocare nei genitori sentimenti anche questa volta contrastanti, che spaziano dalla rassegnata accettazione, magari coadiuvati da una fede religiosa che in tal caso assiste e magari guida ed avvicina alla perfezione e alla santità, al desiderio, al contrario, di vendicarsi contro il mondo intero, contro un destino che non si può accettare, contro lo stesso Dio.

Character poster Jake Gyllenhaal

Prisoners (2013): Character poster Jake Gyllenhaal

Prisoners è un ottimo thriller teso ed incalzante incentrato sulla sparizione delle due giovinette, sulle indagini di un ispettore giovane e determinato di nome Loki, sui suoi contrasti nei confronti di uno dei due padri delle bimbe, quel Keller Dover reso folle ed incontrollabile dalla tragedia. Era forse dai tempi di Seven che non si assisteva ad una vicenda narrata in modo così spedito e scorrevole, che non si veniva avvinti da una storia tremenda e terrificante in cui sono racchiusi tutti i nostri peggiori incubi, in grado di minare tutte le nostre sicurezze, concentrate poi nel calore e nella sicurezza di una serena vita in famiglia, con i propri cari.

Ad accennare in qualche modo ulteriore alla trama ed ad addentrarsi nella vicenda si rischierebbe grosso e si danneggerebbe una suspence che non cessa di incatenarti allo schermo.

Basti dire che Villeneuve, già apprezzato ne "La donna che canta", si trova perfettamente a suo agio col thriller, coadiuvato da una manciata di attori davvero straordinari: Hugh Jackman su tutti è un Keller Dover brutale ed animalesco, devastato dal dolore e accecato dalla sete di vendetta, incalzato dal desiderio di scoprire la verità prima che le speranze di trovare in vita la propria figlia scemino del tutto: una resa scenica che mai e poi mai nei vari (e spesso banali) Wolverine era riuscito a manifestare con tanta efficacia; e senza unghioni o effetti speciali di sorta!

Pure il detective Loki trova un Jake Gyllenhaall con tic facciali ed espressione contrita e tesa a rappresentarlo con efficacia. E se Viola Davis è sempre una delle migliori ed emozionanti attrici sulla scena (e Terrence Howard e Maria Bello costituiscono una pertinente seconda metà delle due coppie di genitori), se Paul Dano con quella faccia da pazzo si condanna da solo e troppo facilmente ad un giudizio che già da subito sembra anche a noi del pubblico troppo affrettato, onore ed ovazioni - una volta in più dato che è sempre superlativa - spettano di diritto a Melissa Leo, irriconoscibile come in quasi ogni occasione e strepitosa probabile (azzardo, ma senza indugi) candidatura all'Oscar come interprete non protagonista.

Hugh Jackman, Paul Dano

Prisoners (2013): Hugh Jackman, Paul Dano

Di più non fatemi dire, se non che Prisoners è un noir teso e maturo, che nel corso del suo articolato svolgimento riflette seriamente ed approfonditamente su tematiche serie come quella dell'utilità o meno del farsi giustizia da sé; del pericolo che un pregiudizio od un sospetto inneschi una caccia alle streghe che porta a conseguenze devastanti, alla legge del taglione, a rispondere con la medesima violenza ad un attentato spietato rivolto al quieto e sereno vivere di una famiglia. La vicenda procede districandosi abilmente, grazie alla penna fluida dello sceneggiatore Aaron Guzikowski, tra due indagini contrapposte, quelle ufficiali della polizia e quelle di uno dei due padri (Jackman appunto), convergendo solo all'ultimo alla stessa devastante e concitata conclusione. E dando vita ad un duello tra due "buoni", due uomini molto diversi, uno che può permettersi di agire con razionalità, l'altro invece mosso solo dall'istinto e dalla disperazione, che si battono contro il tempo per giungere ad una soluzione che sembra ormai impossibile, ma che è la sola via per poter assicurare la fine dall'incubo.

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