Espandi menu
cerca
Rain Man. L'uomo della pioggia

Regia di Barry Levinson vedi scheda film

Recensioni

L'autore

maso

maso

Iscritto dall'11 giugno 2009 Vai al suo profilo
  • Seguaci 180
  • Post 3
  • Recensioni 828
  • Playlist 186
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Rain Man. L'uomo della pioggia

di maso
8 stelle

 

Il film che fece conoscere al mondo il mondo del tutto personale dei disabili affetti da autismo, queste persone capaci di calcolare in un secondo la radice quadrata esatta di quarantaquattromiliardiottocentosettantunomilionitrecentotretaduemilaquattrocentoventidue ma allo stesso tempo sono convinti che una barra di cioccolata costa cento dollari al pari di un'automobile.

Il progetto non sembrava promettere bene: Levinson preferì fare quella cacata sul Vietnam radiofonico con Vomitino da Chicago per poi ritrovarsi a realizzare "Rain Man" perché molti avevano scaricato il barile, Hoffman notoriamente paranoico a livelli isterici non si sentiva per niente convinto della sua prova tanto da minacciare la dipartita un giorno si e l'altro pure nonostante una lunga convivenza autoimposta con famiglie in cui era presente un soggetto afflito da autismo, lo stesso Cruise aveva grossi dubbi sul potenziale d'incasso e successo del film e durante le riprese lo aveva ribattezzato in concomitanza con il suo esperto collega "Due coglioni in auto". Risultato?

Il film premiato con l'Oscar con il più alto incasso fino all'uscita di "Forrest Gump", unico Oscar per il miglior film ad aver vinto lo stesso anno l'Orso d'oro a Berlino, secondo Oscar per Hoffman ed un successo planetario. Meritato?

Tutto sommato si, già il fatto che Levinson chiese espressamente ad Hans Zimmer di evitare i violini per la colonna sonora ci fa capire che il patetismo e la retorica non sono di questo film e del mondo a se del personaggio interpretato da Hoffman che come viene ben descritto è un genio inaffidabile o un infante geniale che non può migliorare ne regredire ma rimarrà per sempre in quel mondo regolato dalle figurine dei campioni di baseball e gli orari ferrei imposti dal palinsesto televisivo o dal menù settimanale della clinica dov'è ospite nonostante l’incontro rivelatore inaspettato con il fratello Charlie escluso dal grosso dell’eredità lasciata dal padre con il quale aveva un rapporto conflittuale fin da piccolo, l’interesse economico vira presto sul bisogno di un legame di parentela che in apparenza sembra più avere Raymond ma in realtà è proprio Charlie a trovare in quell’omino così astratto ed intrattabile un affetto inatteso stigmatizzato in quella piccola fotografia che lo vede in braccio a Rain man, l’uomo delle filastrocche, l’uomo immaginario dell’infanzia perduta prestissimo.

Su questa base Levinson costruisce un anomalo road movie, senza mai strafare dietro l'obiettivo ma anche senza troppe trovate ad effetto semplicemente perché è un regista convenzionale come ce ne sono tanti ed ha quindi preferito valorizzare al massimo un Hoffman ormai affermato e un Cruise in crescita concedendosi anche un piccolo ruolo nel significativo colloquio finale dove interpreta il dottore che stabilirà quale sia la collocazione più giusta in questo mondo per Rain man, l’omino della pioggia che vive nel suo mondo.

L'alchimia fra le due star è elevata ed il loro coast to coast in decapottabile scorre bene senza lungaggini e con qualche scambio che rimane impresso come l’invasione della casa nella prateria per far vedere a Raymond il suo show giudiziario o il mio preferito cioè quello assolutamente vero all'aeroporto dove Rain man afferma che l'unica compagnia aerea a non aver mai perso uno dei suoi velivoli in un incidente è la Qantass, statistica vera ancora oggi mentre sto scrivendo, la scena della scoreggia nella cabina telefonica fu assolutamente improvvisata a seguito di un peto emesso da Hoffman che arrivò ad eleggerla come la preferita della sua intera carriera.

La cosa peggiore del film è una inguardabile ed inascoltabile Valeria Golino, mi sorprende che Levinson non l’abbia scaricata come un sacco della monnezza dopo un paio di giorni di ripresa, le sequenze dove compare sono orrende e nuocciono al film, per fortuna sono poche e non intaccano la riuscita finale e il lavorone fatto da Hoffman che a volte può sembrare anche un po fasullo nelle sue esplosioni isteriche ed i suoi soliloqui mentali ma interpreta questo ruolo con passione e sincerità dando una chiara prospettiva delle regole mentali assolutamente imprevedibili che governano l’agire di un autistico.

Raymond ripete in continuazione che lui è un ottimo guidatore, quindi un ottimo autista, io direi che è piuttosto un ottimo autistico, perdonate la battuta politicamente scorretta ma non potevo evitarla.

Valeria Golino

Per me è autistica, e se non lo è qualcosa c'ha.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati