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Venere in pelliccia

Regia di Roman Polanski vedi scheda film

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La recensione su Venere in pelliccia

di champagne1
8 stelle

In una piovosa serata parigina, quando Thomas - capocomico e drammaturgo - crede di avere finito i provini per il casting della "Venere in Pelliccia", arriva trafelata l'ultima attrice che con fare semplice e intrigante lo induce a dargli la possibilità di un'audizione nel ruolo di Vanda.

Ma quell'attrice così sempliciotta e ignorante sul palcoscenico si trasforma così bene nel personaggio da creare un'atmosfera intensa e complice, in cui Thomas presto sarà avvolto, spiazzato e soggiogato...

Quando pensiamo allo scrittore  von Sacher-Masoch, che nell'Ottocento scandalizzava l'Austria e non solo con una storia d'amore in cui è l'uomo che si sottomette, annichilito, alla dominazione della donna, forse ci viene  in mente che un certo puritanesimo oggigiorno sia svanito. Ma il gioco dei ruoli sociali, anche nell'epoca  contemporanea in cui tutto è messo in discussione, sa mantenere dei capisaldi fortissimi.

Polanski gioca su questo: nell'angusto teatro nella semi-oscurità avviene piano piano un ribaltamento dei ruoli, mentre diventa sempre meno letterario e sempre più concreto il crescendo erotico, soprattutto in un contesto in cui il tempo assume una dimensione soggettiva e la realtà si mescola o viene sopravanzata dalla finzione.

Questo Polanski che ha trovato anche fisicamente un alter-ego in Mathieu Almaric, mentre giganteggia nell'arte e sulla scena la figura interpretata da una splendida Emmanuelle Seigner, cinica, intelligente e sensuale, capace di giocare con l'uomo come il gatto col topo.

In un susseguirsi di empatia coi personaggi, tra dramma e ironia, si arriva tramite l'opera di von Sacher-Masoch ma anche tramite le Baccanti di Euripide, all'epilogo onirico in cui la regina diventa una condizione ambigua che inquieta lo spettatore lasciandolo nel pathos non sciolto dalla scena finale.


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