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Venere in pelliccia

Regia di Roman Polanski vedi scheda film

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La recensione su Venere in pelliccia

di logos
10 stelle

 Thomas (Mathieu Amalric) è un drammaturgo e regista teatrale alle strette, perchè non trova nessuna donna in grado di rappresentare il personaggio della pièce ispirata a un testo di Sacher Masoch.

Roman Polanski

Venere in pelliccia (2013): Roman Polanski

 

Alla fine di una giornata faticosa di audizioni fallite, il regista e drammaturgo sta per andarsene ma quasi per incanto compare una donna molto originale e strana, all'inizio anche un pò volgare e ignorantella, impregnata di probleme quotidiani, che non denota assolutamenta alcuna qualità e tanto meno sensibilità per le intenzioni artistiche del drammaturgo. Ma questa donna, di nome Wanda, che guarda caso è il nome stesso del personaggio che deve intepretare, convince il regista di concederle almeno una prova.

Emmanuelle Seigner

Venere in pelliccia (2013): Emmanuelle Seigner

Tra una prova e l'altra, la donna assume gradualmente una nuova fisionomia, così come si vede in questo fotogramma; mentre recita il suo sgurdo diventa più intenso, la sua postura più nobile, la sua prosodia riporta il drammaturgo ai tempi di Masoch, in pieni anni 70 del 1800, al punto che il drammaturgo stesso viene sospinto per incantamento a recitare , in questa prova, la parte del protagonista della pièce, un nobile che per traumi infantili è condannato alla perversione di innamorarsi della donna che vorrebbe amare a patto che le diventi schiavo (da cui il termine masochismo).

Durante la recitazione, Wanda sa così bene la parte che costringe il regista a stare ai tempi, e in una sorta di incantamento sempre più vorticoso, essa riesce a interpolare nel testo teatrale frammenti di realtà attuale, grazie alla quale si crea tra la neo attrice e il regista un rapporto intenso, di sguardi e di dialoghi in cui si ha una lotta per il riconoscimento, in una sorta di attrazione erotica sempre più avvincente, in cui piano piano emergono tutte le pulsioni e i sensi di colpa del regista, come in uno psicodramma, che lo costringe a riconoscersi nelle sue perversioni masochiste, feticistiche, sessiste, omofobiche e omosessuali, come se una Dea l'avesse ormai rapito e incatenato nel propro abisso esistenziale, facendogli crollare la sua arte nello smarrimento dionisiaco di Eros e Tanathos.

Mathieu Amalric

Venere in pelliccia (2013): Mathieu Amalric

 

Da Carnage, da cui Polanski riprende l'abilità di rendere un film grandioso soltanto in un interno attraverso dialoghi raziocinanti lesionisti, giunge così, in questa opera, fino alle scena finali, a un vero e proprio excursus della sua arte, dando vita allo spazio onirico dell'es, in cui albeggiano ossessioni e fantasmi dell'eros letale, fino allo stravolgimento dionisiaco della propria identità, nella terrificanta attrazione repulsione di se stessi, come ne L'inquilino del terzo piano.

Secondo me qui Polanski dà il massimo, riassumento tutta la sua arte in un compendio esplosivo, e all'altezza di questa prospettiva lo sono gli attori in questione, di cui in Mathieu Amalric apprezzo la sua capacità di interpretare non solo il personaggio ma anche lo stesso regista del film (Polanski), persino nei tratti somatici.

Emmanuelle Seigner, Mathieu Amalric

Venere in pelliccia (2013): Emmanuelle Seigner, Mathieu Amalric

mentre di Emanuelle Seigner, che dire?
Figura preziosa, imperdibile, capace di essere, artisticamente parlando, angelo e demone svelandosi tale dai panni di una donna di apparente normalità.
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