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The Rover

Regia di David Michôd vedi scheda film

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Fanny Sally

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La recensione su The Rover

di Fanny Sally
7 stelle

In un imprecisato futuro l’Australia attraversa un periodo di profonda e in apparenza irreversibile decadenza economica, sociale, culturale. I suoi pochi abitanti sono diventati aridi e selvaggi, proprio come il suo territorio, non esistono più città, le leggi umane e civili sono ignorate e sovvertite, e il governo è svanito.

Per le sabbiose e inospitali strade del deserto si incrociano brevemente i destini del rude e schivo vagabondo Eric, e del timido ladruncolo un po’ tardo Eric, due uomini diversi ma accomunati da una intrinseca sofferenza, dall’incomprensione degli altri e dalla stessa profonda emarginazione.

 

Uno dei generi di maggior versatilità del cinema, il tradizionale buddy movie on the road, è sostanzialmente ribaltato e trasposto in chiave drammatica da David Michôd in questo violenta e fosca storia di vendette e solitudini, ambientata in un’umanità desolante dove la civiltà e la vita non hanno più valore.

La trama è scarna, essenziale e si impernia tutta attorno ad un espediente in apparenza frivolo ma accattivante: il misterioso protagonista infatti intraprende un viaggio in auto insieme all’altro sbandato per andare a recuperare la sua auto che gli è stata rubata, nel cui bagagliaio è custodito qualcosa a cui tiene, la cui natura si scoprirà solo nell’agghiacciante finale.

I personaggi e i contorni degli ambienti in cui si muovono sono volutamente tracciati a grandi linee e anche gli attori recitano poche battute, offrendo un’interpretazione quasi prettamente corporale, espressiva e memorabile: formidabile Guy Pearce che presta il fisico massiccio e cicatrizzato e lo sguardo energico e tormentato all’imperscrutabile viaggiatore errante che cova rabbia e frustrazione, mentre Robert Pattinson dimostra la sua continua maturazione accettando un ruolo arduo e lontano dal glamour che l’ha consacrato idolo delle ragazzine, vestendo i panni di un giovane problematico la cui deficienza mentale riesce a far percepire in maniera misurata e credibile, senza eccedere con le bizzarrie ma puntando più sulla mimica e sulla intonazione.

 

Un film dai ritmi lenti e stranianti, con un’ambientazione sordida e inquietante, che pur riuscendo a farsi apprezzare per le intense prove degli attori e per qualche spunto sul degrado dell’umanità, difetta di una scrittura sin troppo superficiale che a tratti provoca un calo di interesse nello spettatore.

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