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Blue Jasmine

Regia di Woody Allen vedi scheda film

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La recensione su Blue Jasmine

di mc 5
10 stelle

Uno dei tanti capolavori firmati da Woody Allen. E, fra questi, decisamente uno dei migliori. E qui devo premettere quello che chi mi conosce sa molto bene: che non posso non essere di parte, data la mia anziana militanza tra le fila dei fans più accaniti del cinema del regista americano. E devo altresì confessare (consapevole di sfidare turbolenze e diatribe varie) che il sottoscritto ha apprezzato anche i due ultimi prodotti "europei" (almeno come location) di Allen; ebbene sì mi è piaciuto da morire anche il Woody parigino e perfino quello (odiatissimo da tutta la critica compatta come fosse il peggior film mai realizzato al mondo) in cui il nostro passeggia per le strade di Roma colpevole (alla gogna!) di osservarla con gli occhi di un turista (intellettuale/artista) americano. In un'epoca in cui tutto è Merce e Volgarità, per me è godimento puro entrare in una sala e lasciarmi andare ad una visione che è una sfida al becero calcolo commerciale. Sì, perchè Allen -e questo da sempre- non accetta compromessi, lui ha in testa una sua idea di cinema, e se qualche produttore ci vuol mettere la sua zampa, lui saluta e se ne va. Europa o America per lui pari sono. L'importante è che siano assicurate le condizioni artistiche che piacciono a lui. E a pensarci bene, è singolare che un Maestro conclamato del cinema contemporaneo debba andare dai produttori quasi a mendicare finanziamenti per il suo progetto del caso. Siamo di fronte al caso più unico che raro di un cinema che presenta aspetti "di nicchia" che attengono a criteri di assoluto rigore e (incredibile!) di totale assenza di volgarità, eppure questo cinema da cinèfili, non certo popolarissimo, riesce nella magìa di incassare cifre ragguardevoli al botteghino, pur -ovvio- senza toccare numeri da blockbuster. Insomma Allen è un leone che ruggisce ancora e lo farà per chissà quanti anni, anche se, in un mondo dove è il cattivo gusto a trionfare, perfino per lui diventa sempre più dura. Anche questa volta ci troviamo al cospetto di un Allen dispensatore di ironia e di sottile umorismo, ma a questo giro a prevalere è l'amarezza, tanto che alla fine ci lascia con un senso di malinconia che mette quasi a disagio. E il disagio dello spettatore si compenetra e si confonde con quello di Jasmine, una donna duramente provata dalla vita, una persona alla ricerca di una pace che non troverà mai, un po' perchè gli astri pare l'abbiano destinata all'eterna infelicità, un po' perchè è lei che non riesce a trovare gli stimoli giusti per reagire ad una sfortuna invadente. Jasmine cerca svolte non dico facili ma legate a sviluppi "automatici" e non capisce che il proprio destino bisogna costruirselo, anzichè puntare su improbabili principi azzurri. Lo spettatore, io credo, è indeciso se compiangere questa donna evidentemente alterata, o se provare per lei tenerezza, o addirittura avvertire fastidio per una persona che nella sua vita, senza mai porsi la minima domanda o riflessione, ha goduto quando c'era da godere (fu a suo tempo sposata ad un uomo divenuto ricchissimo attraverso truffe finanziarie poi caduto in disgrazia e suicidatosi in carcere) per poi ritrovarsi sola, senza un soldo, attaccata alla bottiglia e ad una solitudine che la bastona senza pietà alterandone la lucidità psichica. Ma mi accorgo che sto sbagliando nel raccontare un film che va invece goduto fotogramma dopo fotogramma. Mi limito solo a segnalare l'altra protagonista del film, la sorella di Jasmine, che le fa da contraltare rappresentandone l''opposto. C'è poi una cosa che tengo a dire. Per Allen non è certo una novità, ma fate attenzione ai dialoghi, che qui più che altrove sono di una brillantezza che ha del clamoroso. E qui sta il nocciolo del cinema alleniano. Un cinema dove non si insegue l'effetto ridanciano o commovente con espedienti più o meno comuni. No, qui regna incontrastata l'intelligenza della Parola. Il piacere di ascoltare (ancorchè doppiati) due o più interlocutori che dialogano. Sì, la parola, quella "cosetta" ormai tanto mortificata ogni giorno dai nefasti codici della comunicazione via cellulare, dove tutto viene o abbreviato o contratto. Allen ci restituisce dunque l'assoluto piacere di conversare, replicare, interloquire, un piacere impagabile. Resta da dire di un cast dove gli attori (tutti, anche i caratteristi e i ruoli secondari) sono guidati e valorizzati da Allen in modo pazzesco. Al punto che ti chiedi se una inaudita Cate Blanchett (Oscar sùbito!!!!!) e una deliziosa Sally Hawkins sono loro due ad essere in stato di grazia oppure se sia stato Woody ad averle illuminate con la Luce della sua intelligenza. Non ho altro da aggiungere, se non che il film va visto almeno due volte, come càpita quando è necessaria una "verifica" per poi poterne esaltare le grandi prove attoriali e registiche.


Voto: 10

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