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Blue Jasmine

Regia di Woody Allen vedi scheda film

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La recensione su Blue Jasmine

di alan smithee
8 stelle

Terminate (o messe finalmente da parte, nell'ambito della propria sfera privata), le terrificanti vacanze europee, colpevoli di aver impegnato il grande regista in alcune delle sue prove più deludenti e scialbe, Woody Allen rimane stavolta in patria e ritrova smalto e voglia di raccontare con la sua bionda e sofisticata Jasmine, bellissima ed algida quarantenne che vediamo arrivare a San Francisco in aereo da New York, per stabilirsi nell'appartamento semplice e popolare della sorella Ginger (non biologica, entrambe sono state adottatre dai propri genitori), divorziata con due ragazzini pestiferi per casa. Da quel momento una serie di flash-back ci riportano nel mondo dorato e lussureggiante in cui Jasmine ha vissuto, moglie di un magnate della finanza disonesto e corrotto (e fedifrago) che si è in seguito suicidato quando l'FBI l'ha incastrato. Riprendendo a vivere col basso profilo che la vita a casa della sorella le impone, la protagonista ambisce a riprendere gli studi e per pagarsi un corso di informatica necessario per una laurea on line, trova impiego presso uno studio dentistico, rifiutando peraltro le avances sempre più insistenti del suo impacciato datore di lavoro. Ad una festa conosce per caso un ambizioso diplomatico che la riporta in poco tempo tra i fasti della società "in" che aveva frequentato durante la sua agiata vita newyorkese. Ma a volte la vita, il caso, o il destino beffardo, riservano delle punizioni esemplari che hanno a che fare col contrappasso dantesco e lasciano la bionda Jasmine distrutta per strada, su una panchina a parlare da sola, a riflettere sulla pochezza di tanto lusso sfrenato, sulla vacuità di una esistenza spesa a fare la moglie di un lestofante che le garantiva lusso e agiatezze sulle spalle dei poveracci, sciocchi e creduloni che abboccavano all'amo indorato di false promesse a base di facili e lauti guadagni.
Un film brillante e ben congeniato che si avvale soprattutto della possibilità di disegnare altre due figure femminili esemplari nell'universo alleniano: due sorelle che vivono e rappresentano due ceti opposti, inconciliabili e tendenti a distruggersi  a vicenda anche quando ce la mettono tutta per trovare un dialogo. Da questo punto di vista la scelta di due grandi interpreti come Cate Blanchett e Sally Hawkings non poteva essere più felice e pertinente. E fa sorridere amaramente, ma anche rabbia, molta rabbia, constatare ancora una volta come, per diventare ricchi per davvero, sia necessario per forza essere o dei finanzieri disonesti e senza scrupoli, o dei diplomatici in odore di carriera politica, cioè, in ambedue i casi, dei venditori di fumo; mentre al contrario un onesto lavoro da costruttore o persino da scrupoloso dentista, non viene neppure preso in considerazione dalla avvenente protagonista, desiderosa di riacquistare la posizione dominante nella scala gerarchica dalla quale è precipitata improvvisamente con un matrimonio di convenienza da manuale.

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