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I ragazzi dei Parioli

Regia di Sergio Corbucci vedi scheda film

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La recensione su I ragazzi dei Parioli

di maghella
7 stelle

Bob (Raf Mattioli) e Fabrizio (Ennio Girolami) sono 2 ragazzi ricchi e viziati, vivono le loro giornate all’insegna dell’ozio. Non lavorano, studiano quanto basta per giustificare il loro ruolo di studenti universitari con la famiglia, spendono i soldi dei genitori, ma soprattutto si annoiano moltissimo.

Tra i due, Fabrizio è il più sbruffone, riesce a manipolare molto bene l’amico e anche tutte le persone che hanno a che fare con lui. Il suo bell’aspetto, i suoi modi amicali e ben educati, confondono chi lo circonda. Susy (Alessandra Panaro), un’ amica della compagnia, ed è innamorata di lui, ma non corrisposta, e anzi alquanto derisa da tutti per il suo corteggiamento troppo evidente.

Bob è più introverso e timido, proprio per questo trova in Fabrizio il giusto compagno per trascorrere le lunghe giornate. Quando Fabrizio viene a sapere che la casa di Bob ai Parioli è libera per un paio di giorni dalla presenza dei genitori e della nonna, pensa bene di organizzare una sorta di truffa per adescare qualche attricetta di Cinecittà.

I 2 amici si fingono produttori cinematografici, e approfittano di un vero annuncio su un giornale, per un abboccamento con 2 giovani ragazze che fanno solitamente le comparse nei film, facendosi anche aiutare da Susy per rendere il finto appuntamento più realistico.

Nuccia (Scilla Gabel) e Grazia (Valeria Moriconi) cascano nel tranello, raggiungono l’appartamento, e complice il portiere del palazzo, che è stato avvisato da Bob dello “scherzo”, entrano nella tana del lupo, senza sospettare niente di quello che le attende. 

Una volta rimaste sole con i 2 aguzzini, le ragazze vengono isolate tra di loro, Grazia è più ingenua e accetta di bere, ubriacandosi; Nuccia invece rimane più sulle sue e non da confidenza a Bob, che inizia così prima ad agitarsi, poi -complice anche l'alcol- ad irritarsi perchè intuisce di andare in bianco con la ragazza e di essere perciò deriso dall’amico che fa intendere tutt’altro, nonostante Grazia si sia addormentata ubriaca sul divano.

Non aggiungo altro a questa lunga sinossi. Ovviamente si intuisce che niente di buono può seguire. 

Cosa rende particolare questo film di Sergio Corbucci, che  firma anche la sceneggiatura assieme a Luciano Martino che ne è l’autore del soggetto (e ho detto tutto)? Intanto il tono da commedia su una trama che diventa drammatica via via che i minuti passano. “Poveri ma belli” di Dino Risi è solo di un paio d’anni prima, e i protagonisti del film di Corbucci sembrano quasi scimmiottare quelli di via Navona di Dini Risi, solo che quelli dei Parioli sono antipatici, problematici, disturbati, non riescono ad empatizzare con lo spettatore (con me per lo meno), per via dei modi da ragazzi viziati e annoiati.

A rendere ancora più evidenti queste differenze tra i ceti più popolari e quelli più privilegiati, è la presenza di Giuseppe (un giovane Nino Manfredi), un corteggiatore di Grazia, che aspetta la ragazza tutto il giorno fino a notte. Giuseppe è ingenuo, un puro, un ragazzo dai buoni propositi e con intenzioni serie nei confronti di Grazia, che ama a distanza da molti mesi.

La definizione di commedia diventa stretta e inappropriata già nel momento in cui Fabrizio progetta il suo “scherzo”, che ha da subito tutto il sapore di una truffa con fini violenti. I ragazzi dei Parioli non conoscono il confine tra bene e male, non riescono a capire quando è il momento di fermarsi con una cosa che diventa a tutti gli effetti un’aggressione nei confronti delle ragazze rimaste intrappolate. La genialità del film è proprio nel gestire i toni narrativi per non sconfinare mai in quelli più propriamente drammatici, ma “ingannando” lo spettatore facendolo rimanere tra il serio e il leggero, fino alla comprensione amara con un bellissimo finale.

Questi ragazzi dei Parioli sono dei veri imbecilli, che non riescono mai, ma proprio mai, a capire le lezioni che le esperienze di vita gli mettono davanti. Sbruffoni e prepotenti con i deboli, non sanno prendere posizione verso i loro simili, buttando le discussioni in caciara per livellare così il tutto: emozioni reali o finte, risentimenti, invidie, frustrazioni, amori…tutto viene cancellato con una battuta di sarcasmo per cercare un nuovo luogo dove divertirsi, meglio se alle spalle di qualcun’altro.

Susy è il personaggio della speranza, quella che forse alla fine di tutto ha imparato qualcosa dalla vicenda, e che forse prende consapevolezza da una frase detta dalla povera Nuccia a fil di voce: “Mi fate pena”.

Quello che forse penalizza un po’ il film è la scelta degli attori protagonisti, abituati a ruoli più secondari, non riescono a dare la giusta importanza ai loro personaggi. Le caratteristiche più profonde, infatti, rimangono alquanto superficiali, non rendendo Bob e Fabrizio completi a livello psicologico.

La regia invece è quella che rende il film un buon film, che altrimenti rischiava di riuscire troppo confuso, proprio per questa gestione dei generi tra commedia e drammatico.

Corbucci riesce a gestire il racconto passando tra i vari personaggi, raccontandoli nei loro ambienti, sottolineandone i contrasti e quindi gli eventuali disagi.

Il finale è poi veramente degno di nota, con una ottima scelta degli spazi, il regista romano fa scendere tutta la ghenga pariolina lungo la tromba delle scale del lussuoso palazzo, e inscena un finto duello western, fotografando così quello che è un panorama sociale giovanile (ahimé non solo di quegli anni) tutt’altro che positivo.

Colonna sonora di Piero Piccioni veramente bella.

 

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