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Frankenstein's Army

Regia di Richard Raaphorst vedi scheda film

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La recensione su Frankenstein's Army

di sev7en
10 stelle

Verso la fine del Secondo Conflitto Mondiale, un manipolo di soldati russi, richiamati da un messaggio di soccorso, si imbatte in un laboratorio segreto nazista, dove l’erede del geniale dott.Frankenstein, ha dato vita ad un esercito di non morti, assemblati con tenaglie giganti, pale di aerei e trampoli.

La magia del cinema è in grado di sorprendere ben oltre i trailer “montati ad arte” nei quali si cerca di condensare il meglio di un lungometraggio per catturare l’attenzione e stuzzicare la curiosità necessaria a staccare il biglietto… come in questo caso perché l’opera, la prima, di Richard Raaphorst, se in prima istanza si lascia declinare come il classico film splatter-horror/nazi-fascista, è durante la sua visione che si manifesta per quella forma da “found footage” intrigante e terrorizzante, in grado di tenere incollati alla sedia per l’intera durata della registrazione.

Un gruppo di soldati russi viene mandato in avanscoperta per sedare le ultime sacche di resistenza tedesca all’interno del suolo germanico, nel periodo in cui il Terzo Reich ha ormai i giorni contati e le dicerie che Il Führer abbia ancora qualche asso della manica, continuano a turbare la “facile vittoria” della Resistenza. Uno dei 5 uomini della squadra, Dimitri, ha con sé una telecamera per riprendere su ordine del Reich la spedizione in classico stile The Blair Witch Project anche se fin da subito ci si chiede come, in quel periodo, ci potessero essere camere in grado di registrare con una tale pulizia del video e dell’audio… Dimitri, però, non è un mero cameraman ma è il Carter Burke di “Aliens – Scontro Finale”, ovvero un personaggio che sa ben oltre quanto rivela e che, per sfortuna dei nostri, si lascia scoprire troppo tardi. Attirati da un messaggio di soccorso, la squadra si raduna all’interno di un edificio in apparenza abbandonato, dove invece fanno la conoscenza con i moke-up di Viktor, dottor Frankestein, interpretato da un sadico Karel Roden, decisamente in parte, tanto orgoglioso per le proprie creature quanto spietato e ciecamente convinto della propria illuminazione. Il laboratorio, le macchine, la vivisezione ed il riassemblaggio come neanche Henry Ford avrebbe osato, riportano alla memoria riferimenti a Hostel ma attingono a pieni bulloni anche dal mondo videoludico, nello specifico dal titolo di ID Software Wolfenstein 3D, con cui, guardacaso, condivide periodo ed ambientazione storica.

Il film è scorrevole e riesce a mantenere viva l’attenzione non tanto per i numerosi colpi di scena, quanto per il modo in cui sono incasellate le varie tessere dell’avventura: ci si chiede, per il modo al limite della parodia, con cui inizialmente la squadra si fa strada, dove voglia andare a parare il registra e proprio questa curiosità evita di uscire nei primi minuti, i più difficili da digerire, prima di una seconda parte al cardiopalma.

Notevole l’attenzione riposta dal regista per la creazione dei mostri, vere e proprie opere d’arte assemblate lasciando gli effetti digitali nel cassetto e affidandosi unicamente alla perizia dei suoi costumisti (probabilmente, però, la scelta è stata dettata fin dall’inizio da motivi di budget).

In conclusione un film horror che gioca molto sulla suspance pre-morte (ce la farà a salvarsi???) e che pur non brillando di originalità, pone i riflettori sul regista olandese, magari al secondo appuntamento con un budget più consistente ed un cast in grado di valorizzarlo maggiormente.

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